Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  aprile 25 Lunedì calendario

Nel 2022 dalla Russia il 25% di metano in meno

C’è una sorpresa nei dati del consumo di gas in Italia nei primi tre mesi dell’anno. Nonché nella quota coperta dalle forniture in arrivo dai giacimenti siberiani e vendute nel nostro paese da Gazprom, il colosso energetico controllato dal Cremlino. Al punto di ingresso al passo del Tarvisio, dove approdano i gasdotti dopo aver attraversato Russia, Ucraina, Slovacchia e Austria, nei primi tre mesi dell’anno sono arrivati 5 miliardi di metri cubi di gas. Un anno fa, nello stesso periodo dell’anno – tra gennaio e marzo – la quantità è stata decisamente superiore, pari a 6,8 miliardi di metri cubi. Una differenza del 25 per cento in meno, che cambia anche i rapporti di forza: un anno fa – sempre nei primi tre mesi dell’anno – il gas russo copriva il 27 per cento della domanda di imprese e famiglie. Mentre ora la quota è scesa al 21 per cento del fabbisogno complessivo.Come interpretare i dati? Da un lato, si potrebbe dire che si tratta di una buona notizia per il governo guidato da Mario Draghi, impegnato a trovare forniture alternative a quelle garantite da Vladimir Putin, in vista di possibili sanzioni che portino la Ue a dichiarare l’embargo a petrolio e, soprattutto, al gas russo.
Del resto era già emerso nell’analisi dei dati dell’intero 2021: una minore dipendenza dalla Russia rispetto all’anno precedente, a fronte di un aumento dei volumi di gas in arrivo dall’Algeria. Non a caso, proprio dallo stato nordafricano dovrebbero arrivare, da qui alla fine del 2023, 9 miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas, secondo un accordo appena sottoscritto tra i due governi.
Ma c’è dell’altro. Spacchettando i dati relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso, si scopre che da inizio gennaio a fine febbraio la quota di gas russa sul totale di quello consumato è ancora più basso di quel 21% relativo all’intero trimstre: i flussi al Tarvisio sono aumentati in modo consistenti solo dal 24 febbraio, a cavallo dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze di Mosca.
L’ipotesi degli esperti è che dapprima i russi abbiano “contenuto” le forniture per tenere alto il livello dei prezzi, considerando anche che in pieno inverno gli stoccaggi in Europa sono pieni e la domanda è inferiore. Una volta scoppiato il conflitto, aumentare i flussi ha consentito a Mosca di “ricordare” all’Europa che dipende pur sempre per oltre il 40% del suo fabbisogno dal metano siberiano. Anche per questo, nelle ultime settimane, l’Italia ha accelerato la realizzazione del piano d’emergenza per diminuire la dipendenza dal gas russo.
A breve, Bruxelles potrebbe decidere sull’embargo, nonostante la resistenza di alcuni paesi – Germania in primis – che ancora più dell’Italia dipendono dalle forniture in arrivo da Mosca. Se così sarà, quel 25% per cento di gas in meno arrivato in Italia dalla Russia diventerà un piccola vantaggio per il governo.