La Stampa, 25 aprile 2022
Elogio di Samuele Ricci
Il passo è elegante, ma, soprattutto, non banale. Samuele Ricci e il Toro è la storia di un rapporto cominciato a metà gennaio, la notte dell’affondo: l’Empoli del ventenne regista sta faticando a San Siro, in Coppa Italia, in casa Inter, ma dall’intervallo in poi nasce un’altra partita, non dal lieto fine, ma diversa. Il perché? Nel secondo tempo tocca a Ricci prendere per mano i compagni e, incollati alla tv, i vertici granata e lo stesso tecnico Ivan Juric capiscono che sul ragazzo, ventuno anni il prossimo agosto, si può investire per il futuro.
Ricci ha giocato benino a Bologna, pomeriggio del debutto dal primo minuto con la maglia del Toro. Si è ripetuto a Salerno, sfida senza lode, ma piena di buoni proposito, poi la svolta: Milan, Lazio e, sabato, lo Spezia hanno messo l’ex empolese al centro del progetto. «Devo migliorare dal punto di vista fisico, sia per intensità di gioco, di corsa e nella capacità di fare il lavoro “sporco”, ma anche per il modo di stare sull’uomo, di seguirlo, di marcarlo bene. E, poi, devo crescere in un altro aspetto fondamentale per un centrocampista che vuole stare nel calcio di domani: il gioco negli ultimi metri, l’ultimo passaggio, cercare il gol, inserirsi in area di rigore...», ha raccontato Ricci alla rivista «Ultimo Uomo».
L’inserimento per vie verticali è un mantra per Juric, ma, allo stesso tempo, il tecnico croato era in attesa di ritrovarsi tra le mani chi avesse la capacità di abbassare il ritmo quando la gara lo richiede per non andare sempre mille all’ora: Ricci è la risposta. Dialogare con i compagni e farlo dando i giri giusti al pallone a seconda delle turbolenze del duello è la caratteristica che deve avere chi sale in regia: un possesso palla più proficuo e funzionale. «Ad Empoli – continua Ricci – giocavo in un centrocampo a tre e con i miei compagni cercavamo di palleggiare molto. Con Juric è un’altra cosa, si sta uomo su uomo e, quindi, diventa tutto molto più intenso, non ti puoi distrarre un attimo: in questo senso la mia concentrazione è aumentata...».
A Verona, per Juric, c’era il totem Miguel Veloso come grimaldello per le situazioni difficili. A Torino, nella testa dell’allenatore croato, c’è Praet con la capacità di “legare” la manovra là in mezzo e, ora, a Torino ci sarà il giovane su cui ha già messo gli occhi il ct azzurro Mancini ha dare forma, e sostanza, alla filosofia della ripartenza. «Aver fatto la mezzala – così Ricci – mi ha aiutato ad entrare fin da subito in sintonia con il nuovo tecnico perché l’esperienza fatta mi ha abituato a sfruttare l’istinto per attaccare lo spazio...». Cinque sono le partite da titolare vissute da Ricci, zero le sconfitte: un bel bottino, anche se i ko non arrivati non sono da leggere come esclusivo merito dell’ex regista dell’Empoli. Il fattore Ricci, però, si sente e, c’è da scommettere, si sentirà sempre di più. Il Toro ha investito su un giocatore moderno.