Corriere della Sera, 25 aprile 2022
L’Europa di Mahmood
PARIGI Sarà un questione di dna, mamma sarda e papà egiziano, ma quello delle barriere e dei confini non solo geografici è un tema che ritorna nella vita e nella carriera di Mahmood. «Andare in tour in Europa, cantare le canzoni all’estero insieme al pubblico che parla altre lingue mi dà una felicità immensa. La musica viaggia al di là delle barriere linguistiche e culturali, unisce tutti e lo scambio che avviene dal vivo lo conferma», racconta al termine del concerto al Bataclan di Parigi, apertura di un tour europeo che lo porterà ad Anversa, Amsterdam, Losanna, Zurigo, Londra e Madrid. Subito dopo ci sarà l’Eurovision Song Contest a Torino. Con Blanco e «Brividi», vincitrice a Sanremo, rappresenterà l’Italia. Il secondo posto nel 2019 offrì a Mahmood un passaporto per l’Europa. Nei mesi successivi «Soldi» divenne una hit da oltre 100 milioni di stream che provenivano per il 57% dall’estero. I bookmaker li immaginano al secondo posto. Se la gufa da solo. «L’Italia non può vincere due anni di fila... Anche con il calcio è andata così: nel 2020 la vittoria e quest’anno fuori». L’attenzione è per l’Ucraina. «Quello che sta accadendo non vale la vittoria di 20 Eurovision. Quindi se potesse essere d’aiuto farei vincere l’Ucraina». L’organizzazione ha deciso di escludere la Russia, e come con il tennis si discute se sia giusto far pagare ad artisti (o atleti) le colpe di un governo. «Per l’organizzazione della manifestazione in Rai sono coinvolti i massimi livelli. Immagino sia così anche per la Russia e forse quelle stesse persone non vorrebbero esserci. E poi... Russia contro Ucraina? Mi viene da dire, ma non ti vergogni?». Anche Achille Lauro sarà in gara, sotto la bandiera di San Marino. «A me farebbe strano pensare di andare contro il nostro Paese, ma stimo la scelta di andare con San Marino, anche perché come conseguenza deve sopportare tutto quello che gli stanno dicendo dietro. Tutto sommato non ha fatto così male».
Il Bataclan è sold out, circa 1700 persone tra cui lo stilista Christian Louboutin, maggioranza di italiani ma le lingue in platea si mischiano. Sulle scale per la galleria si vedono ancora i segni delle pallottole dell’attentato del 2015 in cui rimasero uccise 90 persone. Sul palco ha parlato di «musica che deve unire e non dividere: immortale». Approfondisce il tema: «Durante le prove ho sentito un po’ di ansia e tensione. Ma ho anche capito che la musica serve per superare certi momenti. In luoghi come questo la gente crea connessioni che non devono essere interrotte».
Sul palco sale con un abito metallizzato, quasi un costume da supereroe. Uno schermo verticale e luci eleganti fanno la scenografia che tornerà anche nelle date italiane: «Una scelta stilistica sperimentale e minimal». Non è minimal invece l’uso della voce. Sin da «Dei», canzone che apre la scaletta, ricama melodie con un’impronta che sembra portare dentro le sue origini arabe. «È una scelta che ho fatto perché cantare sempre allo stesso modo mi annoia, ma più che al muezzin a volte penso di essere un trapper americano». Dalle prime file arriva la richiesta di un brano in arabo: «Volevano “Sabri Aleel” dell’egiziana Sherine. L’avevo fatta alla Notte della Taranta 2020. È da tanto che non mi alleno con l’arabo e ho chiesto scusa per la pronuncia. All’epoca avevo studiato la pronuncia con Aziz, il mio parrucchiere».
Le divinità dell’antico Egitto popolano i visual su «Dorado». «T’amo» è il brano dedicato a mamma che contiene il classico del folk sardo «Non potho reposare». Con papà i sentimenti espressi in «Soldi» erano più ruvidi: «Ultimamente non lo sto sentendo, lo avevo fatto dopo Sanremo. Quando finirà tutto questo e avrò più tempo ci sarà modo di confrontarsi. Mamma fa da tramite, lo ha sempre fatto anche quando mi lasciò andare in Egitto a 8 anni nonostante i pareri discordi in famiglia: temevano non mi avrebbe fatto tornare. Lei non ha mai parlato male di lui».
L’autotune c’è, ma è uno strumento non un trucco per coprire le incertezze. I suoni guardano più all’elettronica e su «Kobra» i synth hanno la stessa forza pulsante delle sferzate elettriche della chitarra di «Icaro». Il finale spinge con le hit: «Barrio» e «Rapide». Il pubblico canta la parte di Blanco in «Brividi»: «Non mi stanca mai, l’ho pensato ascoltandola in aereo venendo qui». E nel bis «Soldi» una «chiusura esagerata».