Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2022  aprile 24 Domenica calendario

L’amore tra Claudio Bisio e Sandra Bonzi

Claudio Bisio, sua moglie Sandra Bonzi ha scritto un giallo in cui compaiono trolley pieni di corpi sanguinanti, lei che ne pensa?
BISIO: «Quando l’ho letto mi sono chiesto: ma chi ho sposato davvero? Una serial killer?». 
BONZI: «Paura, eh?». 
Il romanzo di Bonzi, Nove giorni e mezzo, è una commedia nera in cui Elena, una giornalista, prova a tenere insieme non solo i pezzi dei corpi ma anche un lavoro che cambia velocemente e una famiglia insidiata dal tempo e dall’erosione dell’abitudine. 
E Sandra, scrittrice e giornalista, esordisce nella narrativa nei giorni in cui festeggia trent’anni d’amore con Claudio: due figli (Alice e Federico), una complicità inossidabile, tante passioni condivise. Ci incontriamo da remoto, in tre finestre video differenti: Bonzi è rimasta a Milano, Bisio è in Toscana per lavoro. 
Sandra, com’è nato il libro? 
BONZI: «Merito di Claudio. Io l’avevo scritto come un trattamento cinematografico, avevo paura ad andare oltre, ma poi lui mi ha convinta a farne un romanzo vero, scritto in terza persona». 
BISIO: «In casa la lettrice è lei. Per dire, anni fa mi ha fatto scoprire Daniel Pennac». 
Però anche per lei, Claudio, il parere di Sandra è cruciale. 
BISIO: «Appena mi arriva un copione lo passo a mia moglie. È attenta, sa valutare un lavoro. Grazie a Sandra ho detto dei no importanti. Qualche volta ho disobbedito, sì». 
BONZI: «Però io da lui ho preso la curiosità. Claudio legge e si interessa di tutto. Io di meno. Su certe cose io tendo a spegnermi, per esempio di musica so poco». 
BISIO: «Anche di calcio. È possibile che tu prenda i biglietti del teatro proprio nelle sere in cui gioca il Milan?». 
BONZI: «Ma smettila, se io me ne andassi tu ti metteresti con la prima che passa». 
BISIO: «No, attenzione. Non succederà mai che Sandra mi lascerà, ne sono certo, ma se per assurdo dovesse farlo io qui dico una cosa che vorrei che tutti i lettori e le lettrici del Corriere sapessero: non sopravvivrei. Mi sentirei completamente perduto. Lei possiede certi comandi che mi tengono vivo». 
Come vi siete conosciuti? 
BISIO: «Era il 1992, a Boario, a un festival cinematografico. L’ho riaccompagnata a casa a Milano e ho scoperto che aveva una doppia vita: di giorno era una pierre rigorosa e impeccabile, la più brava che avessi mai incontrato; ma di notte si trasformava: animava un locale con un gruppo di amiche, a furia di canti e balli. Pensi che si facevano chiamare “La polpa pronta”. Poi vabbè, la sera che mi ha vomitato in macchina mi ha conquistato definitivamente». 
BONZI: «Lui mi ha conquistata con un gesto che voglio raccontare qui per la prima volta. Dunque, “galeotti” Gino e Michele ci siamo conosciuti a Boario. La sera stessa, a tavola, lui ha fatto una battuta che mi è piaciuta poco e allora io mi sono chiusa a riccio. Lui se n’è accorto e ha provato più volte a chiedermi che cosa fosse successo. Io muta: venivo da Bolzano, avevo ricevuto un’educazione rigida, sapevo come tenere le distanze. Allora è successo che Claudio all’improvviso, davanti a tutti, si è inginocchiato ai miei piedi dicendo: “Se tu non mi parli, io da qui non mi muovo”». 
Bum. 
BONZI: «Nel romanzo ho messo molte passioni comuni, quelle con cui abbiamo costruito il nostro legame. La lettura, tanto per iniziare, perché tutti e due amiamo i gialli, da Manzini a Biondillo. Ma poi anche l’ironia, con le figure delle vecchiette terribili che provano a risolvere il mistero in cui è coinvolta Elena Donati, a cominciare da Margherita, la mamma della protagonista». 
BISIO: «Ora che ci penso la mamma di Sandra, cioè mia suocera, ha la stessa vitalità!». 
BONZI: «È vero, mia mamma è una ottantenne che fa acquagym, corsi di ceramica, dipinge. Ma con questo libro – e con le tante figure femminili non più giovani che ci sono – ho provato anche a rivendicare il diritto di avere una certa età. Perché sembra che passata una soglia anagrafica, le donne non esistano più, almeno nella narrazione più diffusa dei nostri tempi». 
BISIO: «Però ci sono anche molte attrici non più ragazzine ma straordinariamente brave e valorizzate, popolari. Angela Finocchiaro, per esempio. O Lella Costa. Ecco, Sandra, a quale attrice vorresti far interpretare Elena se il giallo diventasse un film?». 
BONZI: «Forse Angela Finocchiaro, ma mi piacerebbe pure Lella Costa. Io e Claudio andiamo spesso a teatro ma anche alle mostre, specie il giovedì sera quando i musei sono aperti fino a tardi. E non è vero che prendo i biglietti solo quando c’è il Milan». 
Comunque, Bisio, a leggere il libro viene da pensare che Sandra Bonzi faccia molto ridere. Forse più di lei! 
BISIO: «Be’, è ora di disdire il mio abbonamento al Corriere della Sera! Scherzo, ovviamente». 
BONZI: «Io faccio ridere quando scrivo, nella vita sono abbastanza pesante, forse un po’ drammatizzo. Lui è un tesoro a non sottolinearlo qui». 
BISIO: «Sandra mi fa ridere ma a sua insaputa: lei si ritiene pesante, impegnata solo nella famiglia, un po’ melodrammatica ma non è così. È ironica, imprevedibile. A proposito tesoro, ma dove sei in questo momento?». 
BONZI: «Nel mio studio a casa nostra, lo vedi dal video, dove vuoi che sia?». 
BISIO: «Ah no, quello sfondo non è casa nostra, mi nascondi qualcosa, lo sai che sono geloso e che senza di te sono niente, dai, su».