Corriere della Sera, 24 aprile 2022
Covid, in Italia il 90% vaccinato con due dosi
L’obiettivo rincorso a lungo è stato raggiunto: da ieri il 90% degli italiani oltre i 12 anni di età, ha completato il ciclo vaccinale contro il Covid. La percentuale esatta, sul contatore del sito del governo, è scattata quando il numero di italiani vaccinati con due dosi è arrivato a 48.588.519, ieri mattina. Ci è voluto più tempo del previsto, considerato che l’obiettivo era stato fissato a inizio campagna, ormai 16 mesi fa. Ma è anche vero che la risposta all’immunizzazione di massa, calcolando in questo caso l’intera popolazione, è stata altissima in Italia (84,11%), rispetto agli altri Paesi europei: nel Regno Unito i vaccinati con due dosi sono il 74%, il 76% in Germania e il 78% in Francia.
La sfida continua con il terzo richiamo che al momento è già stato somministrato all’84% della popolazione potenzialmente destinataria. È appena iniziata la chiamata per la quarta dose indicata, dal 21 febbraio, per gli immunocompromessi: finora ne sono state somministrate 94 mila, pari all’11,9% della popolazione potenzialmente destinataria. Recentissima, infine, la chiamata per ultraottantenni, ospiti delle Rsa e ultrasessantenni con specifiche patologie che li espongono a conseguenze più gravi, in caso di contagio, e che abbiano ricevuto la terza dose da più di quattro mesi: solo 80.204 le somministrazioni già eseguite, pari all’1,8% dei potenziali destinatari.
Che la campagna di immunizzazione abbia funzionato, grazie al numero elevatissimo di italiani che hanno risposto positivamente alla sollecitazione collettiva, è dimostrato dall’andamento della pandemia da quando, appunto, gran parte della popolazione è protetta. Benché il virus circoli ancora tanto, e nonostante le restrizioni siano state quasi completamente abbandonate, l’infezione si risolve nella gran parte dei casi senza che gli ospedali si intasino: la percentuale di occupazione è al 4% nelle rianimazioni e al 16% negli altri reparti, dove da ieri i degenti per Covid sono scesi sotto la soglia di 10 mila.
Secondo il report esteso diramato dall’Istituto superiore di Sanità, il tasso di mortalità nel periodo 25 febbraio-27 marzo, tra i non vaccinati (36 decessi per 100.000 abitanti) è stato circa cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (8 decessi per 100.000 abitanti) e circa dieci volte più alto rispetto ai vaccinati con terza dose (4 decessi per 100.000 abitanti). Anche in rapporto ai ricoveri, il vaccino fa evidentemente la differenza: dal 4 marzo al 3 aprile il ricorso alle cure in ospedale è stato tre volte più alto per i non vaccinati che per i vaccinati con due dosi, e circa quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con terza dose.
Tutto questo mentre il numero di contagiati è sempre alto: ieri sono stati rilevati altri 70.520 nuovi casi (16,7% il tasso di positività). E anche questa settimana si registra l’incremento di quanti si contagiano per la seconda o terza volta: ora è al 4,5%, era intorno al 3% negli otto mesi precedenti. Più colpiti dalle reinfezione sono i giovani e le donne. Prosegue il lento calo dell’incidenza settimanale, passata da 740 a 657 per 100.000 abitanti. Il valore è in diminuzione in tutte le fasce d’età, salvo che tra gli anziani (70-79 e over 80). Ma l’incidenza più alta di tutte (oltre 2,5 volte la media nazionale) si registra nella fascia 30-39 anni. Stabile la percentuale dei casi segnalati sotto i 19 anni: il 21%.
Il numero di decessi, sebbene molto più basso che in passato, in rapporto all’alto numero di positivi, resta sopra 100 da molti giorni: ieri 143