Corriere della Sera, 24 aprile 2022
All’Europa serve un suo esercito
Il Patto Atlantico fu firmato a Washington il 4 aprile 1949 da 12 Paesi (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Italia, Portogallo, Belgio, Lussemburgo, Irlanda e Norvegia: Grecia, Germania e Turchia arriveranno più tardi). L’idea della Nato (quando fu usato, per chiamarla, l’acronimo inglese) fu della Gran Bretagna che, dopo la vittoria riscossa contro la Germania grazie all’intervento americano, si chiese se le democrazie europee sarebbero state capaci di tenere testa di fronte a una potenza (l’Unione Sovietica) che poteva contare in quel momento sulle simpatie di quasi tutti i partiti comunisti del continente europeo. Vi fu in quegli anni una Guerra fredda fra due blocchi ideologicamente contrapposti e non fu mai possibile escludere che un semplice incidente divenisse la scintilla di un incendio su scala mondiale. La zona più calda era la Germania dove i potenziali contendenti erano separati soltanto da un semplice confine terrestre o addirittura convivevano nella stessa capitale. Ma le democrazie europee potevano contare su un Paese al di là dell’Atlantico, gli Stati Uniti, che era allora anche un modello politico. La Nato, in quel momento, era per le democrazie europee il migliore dei baluardi possibili. Oggi la situazione è alquanto diversa. La Germania si è riunificata e ha portato con sé nella Nato quella parte del suo territorio che era stata per qualche anno una repubblica comunista. Berlino è una attraente metropoli europea. L’Unione Sovietica ha smesso di esistere nel 1991. Il comunismo e i partiti che lo rappresentavano hanno perso la casa-madre e sono ormai soltanto un capitolo nella storia d’Europa. Gli Stati Uniti, dopo la presidenza di Trump, non sono più un modello di democra-zia, mentre i Paesi europei, uniti nella Ue, dovrebbero essere ormai capaci di difendere se stessi. È ancora necessaria l’esistenza di una organizzazione politico-militare che era nata per difendere l’Occidente? I suoi membri più recenti appartenevano ancora pochi anni fa alla costellazione sovietica e hanno celebrato la fine di quell’epoca diventando membri di quella che consideravano una costellazione americana. Sono nella stessa condizione di altri Paesi europei (fra cui l’Italia) che appartengono contemporanea-mente alla Nato e alla Ue. Ma con una importante differenza. Noi entrammo nella Nato quando il pericolo sovietico era reale e il rapporto con gli Stati Uniti necessario per il nostro futuro. I nuovi arrivati (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania) vogliono più semplicemente dimostrare che il loro rapporto con Washington non è meno importante di quello che hanno con Bruxelles. E agli Stati Uniti non dispiace naturalmente avere una poltrona di riguardo nel salone dove siedono tutti gli Stati d’Europa. Sappiamo che la diplomazia preferisce conservare le vecchie istituzioni anche quando non sono più necessarie. Conserveremo quindi la Nato. Ma l’Europa, in quella sede, sarà molto più rispettata e ascoltata quando avrà un esercito comune.