La Stampa, 24 aprile 2022
Intervista a Paul Haggis
Regista, sceneggiatore e produttore, tre Oscar e una filmografia che va da Crash a Million Dollar Baby, dal dittico Flags of Our Fathers"/"Letters from Iwo Jima ai Bond movie di ultima generazione Casino Royale e Quantum of Solace, il canadese Paul Haggis è il blasonato artista che Ezio Greggio ha chiamato a presiedere la giuria del 19° Mont Carlo Film Festival de la Comédie (25-30 aprile). Scelta spiazzante avere scelto un autore i cui film grondano lacrime e sangue.
Haggis, lei è noto per film altamente drammatici, al più di azione. Non facile immaginarla presidente di un festival dedicato a umorismo e ironia, Che rapporto ha con la commedia?
«È vero (ride). Mi sono stupito anch’io. Ma la mia intera vita è orientata verso la commedia: i miei gusti personali e gli esordi. Poi sono diventato serio per una di quelle svolte che arrivano per caso, ma cambiano tutto. Due erano i generi cinematografici che amavo da giovane: l’horror e la commedia. L’horror era quello di Vincent Price nei panni di Dracula o nei film da Edgar Allan Poe (è del 1953, ndr). Ma il vero amore era la screwball comedy: Susanna, La signora del venerdì, Lady Eva. Preston Sturgess e Billy Wilder. A qualcuno piace caldo è il film che amo di più. Anche quando mi sono trasferito a Hollywood, era per scrivere commedie. E così è stato: Il mio amico Arnold, L’Albero delle mele (The Facts of Life), The Tracey Ullman Show. È stato così fin verso i cinquant’anni quando ho scritto In famiglia e con gli amici (Thirtysomething): ho subito vinto due Emmy. Da quel momento sono diventato uno sceneggiatore da drama».
Insomma, un cambiamento non proprio auspicato?
«È difficile dirsene frustrato. Ho scritto film importanti. Ma se devo scegliere... Adoro il cinema europeo, Bergman, Pasolini, Truffaut, Antonioni... Ma se mi fai scegliere tra Il settimo sigillo e Buster Keaton, non ho dubbi: Keaton».
Da autore che ha cambiato l’immaginario bondiano, cosa pensa della svolta che ha preso la saga?
«Non mi aspettavo che prendesse quella direzione. Se venissi coinvolto ora, non so sinceramente cosa mi inventerei. È veramente difficile ricreare ogni volta un’icona come Bond. Io sono stato fortunato e Casino Royale è stato un grande successo. Ma ora sarà ancora più difficile lavorarci sopra perché deve partire da zero. A Barbara Broccoli piacciono le sfide, ma ora è a un punto dove non può più tornare indietro».
Con Clint Eastwood ha fatto tre film.
«Mi piacerebbe tanto scrivere ancora per lui. È un ragazzo molto divertente, con un istinto naturale per la commedia e l’ironia. Tutti lo pensano serio e severo, come i suoi film (e in effetti è un regista serissimo). E invece, come persona, è dotato di umorismo freddo, molto inglese. Ha anche fatto ottime commedie. E potrebbe tornarci quando vuole. Ma lui come me è stato etichettato in un certo modo e gli è difficile cambiare genere. Eppure, ci piacerebbe tanto stupire, innovare. Io vorrei muovermi su strade diverse, ma so bene che anche il mio prossimo film sarà un grande drama».
Sta lavorando a qualcosa di nuovo?
«Da qualche anno ho deciso di non scrivere più per il cinema. Ora scrivo romanzi: dopo due anni di lavoro ho appena finito il primo. Si tratta di un giallo ambientato in Italia, e parla di un furto di diamanti».
Per oltre 30 anni ha fatto parte di Scientology poi parecchi anni fa ne è uscito. Cosa ci può dirci?
«Potrei parlarne per ore... Le basti sapere che hanno una memoria molto lunga. Nel loro credo c’è il principio di non lasciare dietro di sé, in vita, nessun nemico ferito. Chi esce lo diventa e deve essere completamente distrutto. Per anni mi hanno attaccato. E ancora lo fanno. E così continuo ad affidarmi ad avvocati, a detective privati per difendermi dalle loro minacce».
Lei anni fa ha fondato l’organizzazione no-profit Artists for Peace and Justice: è per caso attiva in Ucraina? E lei cosa pensa della guerra che è scoppiata?
«Artist è un’associazione molto specifica: è nata per aiutare la gente di Haiti e quindi non ha rapporti con l’Ucraina. Ma lo sono io personalmente: a giugno lancerò una iniziativa in Italia. Sono scioccato e condanno senza mezzi termini quanto sta facendo Putin. Molti si sono schierati contro questa guerra: in America, in Italia, persino in Russia. La guerra tira fuori dagli uomini il meglio e il peggio. Sono scioccato dalle immagini che vedo. Mi pare impossibile che l’orrore possa raggiungere tali livelli. Ma come dice un mio caro amico, siamo bloccati dalla nostra ipocrisia. E dalla poca memoria sulle nostre scelte passate. L’America non può accusare la Russia di avere invaso un Paese senza pretesto alcuno: ha fatto lo stesso in Iraq. Così come, in fatto di terre occupate, ci contraddiciamo, dando sempre ragione a Israele contro la Palestina. Vorrei tanto che avessimo una vera autorità morale per condannare e le mani pulite per essere presi più seriamente».