La Stampa, 24 aprile 2022
Intervista alla staffetta partigiana Iole Mancini
Domani mattina Iole Mancini sarà alla manifestazione organizzata dall’Anpi per il 25 aprile a porta San Paolo a Roma. A 102 anni compiuti lo scorso 19 febbraio, la staffetta partigiana chiusa dai nazisti nella prigione di via Tasso, capace di resistere per giorni alle domande martellanti e alle torture di Erich Priebke e dei suoi soldati senza tradire né il marito né gli altri compagni di lotta – come ha raccontato il giornalista Concetto Vecchio nel libro «Un amore partigiano». (Feltrinelli) – quest’anno tornerà in piazza e con la sua voce indebolita dal tempo e parlerà ancora una volta della Resistenza e degli ideali da non dimenticare.
Che cosa pensa di dire?
«Che bisogna sempre cercare un accordo e che sono nemica delle armi e della guerra. E poi parlerò a braccio, come sempre. Per me conta innanzitutto esserci. È un anniversario che negli ultimi anni sento di più perché non pensavo di arrivare a questa età. Però ci sono e vorrei fare qualcosa di più. Purtroppo le forze, è chiaro, non ci sono anche se apparentemente sto bene non ho più la grinta».
Che cosa farebbe?
«Andrei nei paesi, parlerei con le persone. Qualcosa farei di sicuro per non far dimenticare mai che cosa è stato il fascismo e il nazismo. Per questo sarò in piazza il 25 aprile. Anche se non mi unirò al corteo quello che conta è che io sia ad aspettare all’arrivo i giovani che marciano. Sono felice di sapere che l’Anpi aumenta in modo costante le iscrizioni, e sono felice che siano giovani che finalmente cominciano a capire che cosa è l’associazione dei partigiani e perché esiste».
Però in queste settimane l’Anpi appare diviso. Sull’invio delle armi c’è stata una spaccatura tra presidente e vicepresidente.
«Nei gruppi ognuno conserva sempre la propria opinione ed e giusto che sia così. Nessuno pensa come vorresti tu. L’importante è capire perché non si va d’accordo e poi chiarirsi. Parlare è utile, per evitare incomprensioni».
Che cosa pensa di questo mondo di nuovo in guerra?
«Siamo tornati indietro 70 e più anni. Il ricordo della nostra guerra è sempre vivo perché sono storie che ti marchiano per tutta la vita. Non puoi dimenticare. Puoi non parlarne per anni, come ho fatto io, ma dentro di me il ricordo è sempre vivo. Riviverlo mi angoscia. Mi fa stare male vedere quanti bimbi, donne e uomini vengono colpiti senza un motivo apparente da una nazione che parla la stessa lingua. Quello che da più fastidio è la crudeltà che non ha senso. Per me è terribile».
Proprio pensando a questa crudeltà, le sembra che Putin sia paragonabile a Hitler?
«Hitler voleva costruire una razza, un obiettivo che poi si è rivelato un fiasco. E poi aveva una smania senza fine di potere e di grandezza. Al tempo dei nazisti chiunque aiutava i partigiani veniva ucciso sul posto. Sono stati distrutti Paesi interi e uccisi vecchi, bambini, donne. Questo fu il nazismo e adesso Putin sta facendo le stesse cose, ecco quello che mi angoscia di più».
Anche Putin vuole costruire un impero unito da una cultura imposta dall’alto.
«È naturale, altrimenti perché farebbe questo? » .
Il presidente dell’Anpi, Pagliarulo, ha chiesto al governo italiano di non mandare armi all’Ucraina. Che ne pensa?
«Sono d’accordo con lui, però bisogna sapere che se non le mandiamo sentiamo noi ci sono altre nazioni che inviano aiuti militari. Purtroppo da tempo che l’Anpi viene attaccata su questo punto e non mi piace: l’Anpi e sempre starà per la pace e il ricordo. Mai dimenticare».
È d’accordo con i pacifisti, quindi? Le armi chiamano altre armi?
«Se all’inizio si fosse insistito per un accordo fra Ucraina e Russia quanti morti di meno ci sarebbero stati? Sarebbe stato faticoso raggiungere un’intesa ma gli ucraini non avrebbero rischiato di perdere tutto perché Putin ora non ha intenzione di cedere. Invece la guerra è iniziata e quanti miliardi si stanno spendendo per trovarsi con un pugno di mosche in mano? E tanti tanti, esseri umani vengono torturati. Siamo tornati al periodo nazifascista. Chi l’ha vissuto non può non rendersene conto. Purtroppo noi ormai siamo talmente vecchi che possiamo solo – se siamo cattolici – pregare che finisca presto questo massacro. Quello che si vede dai fronti di guerra è terribile. Accendo pochissimo la televisione, non riesco a guardarla».
La resistenza ucraina non le ricorda la vostra resistenza?
«In un certo senso sì, però noi combattevano contro un oppressore che si chiamava Mussolini che da più di venti anni dominava sull’Italia. Quante persone sono morte in prigione a iniziare da Matteotti? In tanti fanno finta di non ricordare ma anche Mussolini ha iniziato con gli assassini e ha imposto il suo potere con il manganello e l’olio di ricino»
È quello che sta accadendo in Russia, un regime sempre più opprimente che ora inizia anche a invadere popoli stranieri. Il popolo ucraino deve resistere?
«Penso di sì, si difendono. È come se si aprisse la porta e un tizio entrasse in casa e, pur di si impadronirsi di tutto, non si facesse scrupoli e fosse pronto anche a uccidere».
La resistenza ucraina ha anche una connotazione neonazista. Che effetto le fa questo connubio tra neonazismo e resistenza?
«Oggi si tende a mettere in collegamento Putin con la Germania e l’Italia fascista ma ci sono tante differenze. Ammiro chi resiste però penso che i capi dell’Ucraina – o chi per lei – dovevano a ogni costo non arrivare allo scontro. Non l’hanno fatto e hanno messo in pericolo il loro popolo. Questo è stato un enorme sbaglio. Enorme. Ha portato all’effetto del’muoia Sansone con tutti i filistei’.’E ora che cosa troverà Putin? Un deserto che ha causato lui stesso. E come ne uscirà? Non lo so la mente umana normale si rifiuta. Io stessa rifiuto quello che sta accadendo. Non è concepibile che nel XXI secolo ci siano ancora questi conflitti. E poi quello che mi spaventa sono le armi atomiche, quello fa paura a tutti perché non si può fare nulla spero di non assistere mai più a quello che ho vissuto nel passato».
Stati Uniti e Ue devono difendere l’Ucraina o avrebbero dovuto evitare di farsi coinvolgere?
«Devono cercare di contenere la guerra ma senza usare le armi perché le armi poi ti si ritorcono contro. Sono contraria alla violenza, non l’accetto più. Basta. Anche se so che è una situazione complessa».
Pensa che siano più efficaci le sanzioni economiche?
«Assolutamente sì, anche se a noi creano tanto disagio»
È favorevole a un’interruzione totale delle forniture di gas dalla Russia?
«Certamente. Ci sono altri modi per vivere anche senza gas».