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 2022  aprile 24 Domenica calendario

Il punto sulle epatiti pediatriche. I casi sono 11


Nessuno sa spiegare perché 108 dei circa 160 casi di epatiti acute pediatriche «di natura non conosciuta», segnalati negli ultimi 5-6 mesi nel mondo (38 in Ue, 11 negli Usa), sia stata riscontrata in Gran Bretagna, dove 8 bambini sono stati sottoposti a trapianto di fegato. Mentre sono 11 i casi sospetti in Italia, due dei quali confermati: il trapianto si è reso necessario in un caso, ed è stato eseguito a Bergamo. Poche, pochissime le conoscenze sull’origine di questa malattia che ha fatto scattare un nuovo campanello d’allarme sanitario in ambito infettivologico – da non scambiare però per una emergenza di vasta scala – e che interessa i bambini fino agli 11 anni. Sembrerebbe che le epatiti siano di origine virale; è possibile ma non provata una correlazione con il Sars-CoV-2 visto che alcuni dei piccoli pazienti è positivo, mentre appare totalmente destituito di fondamento un legame tra la malattia e la profilassi anti Covid, visto che la quasi totalità dei bambini colpiti non è vaccinata. A questo proposito il ministero della Salute ha spiegato che «non è stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid-19 e un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune». Il dicastero guidato da Roberto Speranza ha fatto sapere di aver avviato «anche indagi- ni tossicologiche».
La causa delle epatiti sta arrovellando gli esperti. Nel Regno Unito la comunità scientifica ha osservato che un numero rilevante di bambini con le misteriose epatiti è positivo agli Adenovirus. La circostanza non è confermata in Italia ma proprio ieri la tesi britannica è stata ritenuta plausibile dai Centers for disease control and prevention (Cdc), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di controllo della sanità pubblica. I Cdc hanno lanciato un’allerta dopo che lo Stato dell’Alabama ha segnalato nove bambini sotto i 10 anni con questa grave patologia tra ottobre e febbraio. Nessuno di loro è morto ma alcuni hanno sviluppato gravi problemi al fegato e in due casi è stato necessario il trapianto. Tutti sono risultati positivi ad infezioni da Adenovirus. Anche la North Carolina ha riportato un paio di casi analoghi ma entrambi i bambini si sono ripresi.
La patologia consiste in una infiammazione acuta del fegato potenzialmente molto pericolosa. Fra i sintomi più comuni, l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito, e in alcuni casi, anche una difficoltà respiratoria. Sulla basa delle prime indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, il ministero della Salute ha diffuso una circolare con un identikit le cui condizioni devono fare accendere un campanello d’allarme. Ecco le principali: età fino ai 10 anni, un test negativo per i virus dell’epatite dalla A alle E, e valori molto alterati degli enzimi che segnalano una sofferenza del fegato.
Un virus di cui si sa invece molto è il Sars-CoV-2, le cui sottovarianti circolano ancora molto in Italia, visto che il 16,7% dei tamponi processati rileva l’infezione: 70.520 quelle registrate ieri. I morti, nelle ultime 24 ore, sono stati 143 (venerdì 202), per un totale di 162.609 dall’inizio della pandemia. Situazione in miglioramento negli ospedali, dove i ricoveri ordinari sono 9.914, e cioé 162 in meno rispetto a venerdì (10.076), mentre i letti occupati in terapia intensiva sono 409, 2 in meno del giorno prima (411). In merito ai contagi, l’Istituto superiore di sanità segnala che aumenta il peso dei casi di reinfezione sul totale delle positività: nell’ultima settimana era il 4,5% sul totale contro il 4,4% dei precedenti 7 giorni e il 3,2% (pari a 357.379 unità sul totale dei casi notificati) degli ultimi 8 mesi.