Corriere della Sera, 23 aprile 2022
Morta per un ritocco al seno fatto in casa
«L’estetista? Mi ha detto solo “scusami, devo fare una chiamata” ed è uscita dalla camera da letto lasciando mia moglie tra le mie braccia... poi è scappata, non l’ho vista più». Via Vespucci 12, Maranello, a due passi da Modena. Antonio Bevilacqua parla ai giornalisti stando sul marciapiede. Straziato, racconta di come, giovedì alle 13, abbia assistito all’agonia improvvisa che – poco più tardi, all’ospedale di Baggiovara dove era stata trasportata in ambulanza – ha provocato la morte, durante un ritocco al seno fatto in casa, della sua compagna Samanta Migliore, 35 anni, «sposata il 12 marzo». A praticarlo, con iniezioni di silicone, è stata una sedicente estetista fuggita quando ha visto Samanta esanime, incapace di bere quel bicchiere con acqua e zucchero datole per rianimarla. Nel pomeriggio di ieri la sudamericana autrice delle infiltrazioni si è costituita ai carabinieri chiamati a chiarire con quale qualifica la donna si sia presentata per le punture: «un trattamento medico», secondo la legge.
Antonio (addetto alle pulizie, come la moglie, in una cooperativa in città) racconta che l’estetista è salita in casa «verso mezzogiorno e trenta, io ero in cucina per preparare il pranzo anche se tre o quattro volte sono andato a dare un’occhiata in camera da letto dove Samanta si era stesa per le iniezioni. C’erano queste grosse siringhe, ma grosse... Dopo che l’estetista mi ha chiesto di tagliare una bottiglia di plastica per metterci il silicone, Samanta mi fa: “Amò, non si sento bene”. Io le ho risposto: “lascia stare, lascia stare tutto”, c’era una situazione non bella... Sul pavimento era stata poggiata una busta della spesa con una tanica bianca ricoperta. Ho pensato: basta, fermati. Ma Samanta era contentissima di rifarlo, questo seno».
Come sia stata contattata la sudamericana, che aveva chiesto un compenso di 1.200 euro, Antonio non lo sa, «so solo che mia moglie si era già sottoposta ad altri ritocchi, voleva andare avanti».
Tentato femminicidio
La donna nel 2020 vittima di un tentato omicidio da parte dell’ex. Aveva 5 figli
Sempre più preoccupato, il marito ha chiesto cosa fosse stato iniettato. «Un anestetico» è stata la risposta. Un istante dopo «Samanta mi ha gridato: “Corri qui, sto male”. Dalla cucina l’ho raggiunta e quella donna ancora la stava riempiendo di silicone. Ma lei, sul letto, intanto perdeva i sensi, stava per morire...».
A quel punto, con la scusa della chiamata, l’estetista è scomparsa «portando via tutto, le siringhe sull’asciugatrice e le vaschette in alluminio. Non so nemmeno come abbia fatto... Io intanto cercavo di rianimare mia moglie mentre Maria – una dei cinque bimbi di Samanta avuti da una precedente unione, ndr – chiamava il 118». Ma i soccorsi sono stati inutili. Sarà l’autopsia – scrive il Carlino che ha anticipato la notizia – a chiarire le cause della morte dovute forse a uno choc anafilattico.
L’inchiesta
Inutili i soccorsi, la causa del decesso potrebbe essere uno choc anafilattico
Nel novembre 2020 Samanta era sfuggita a un femminicidio. L’ex fidanzato – condannato lunedì in Appello per tentato omicidio – le aveva sparato e il colpo l’aveva miracolosamente sfiorata alla testa. Poi l’amore con Antonio, conosciuto «sette mesi fa, sui social. Dopo aver commentato un video tra risate e complicità, è scattato il colpo di fulmine. Per lei ho lasciato la Germania, dove lavoravo da dodici anni. Abbiamo pensato subito a sposarci. Avevamo molti progetti e avevamo già affittato una nuova casa, in questi giorni pensavamo al trasloco. Ora? Mi restano i suoi cinque bimbi, sono la mia famiglia».