la Repubblica, 23 aprile 2022
Scemi di guerra
Oltre che più cattivi, la guerra rende tutti più stupidi. Fa vedere pericoli e questioni di principio anche dove non ci sono. Il tasso di stupidità è modulabile. Si va dal poliziotto moscovita che multa un passante perché indossa scarpe gialloblù, fino al ministero della cultura ucraino che vieta il «Lago dei cigni» perché scritto da un genio vissuto a San Pietroburgo. Poi ci sono gli organizzatori di Wimbledon che escludono due fra i tennisti più forti al mondo, Medvedev e Rublev, in quanto russi. Pensano di creare un danno di immagine a Putin? Ma cosa volete che importi a Putin del boicottaggio di atleti che manco vivono in Russia: al limite se ne servirà per indossare gli amati panni della vittima. Intendono punire persone vicine al Cremlino? Rappresaglia magari discutibile, ma in questo caso addirittura lunare, dato che Rublev ha contestato la guerra fin dal primo giorno.
Si può condividere il rifiuto di partecipare alle competizioni in Russia. Si può condividere già meno l’esclusione delle squadre russe dalle competizioni in Occidente. Ma chiunque non sia completamente rintronato dal rombo dei cannoni riconoscerà che un divieto esteso agli sport individuali è un passaggio a vuoto della psiche. Un’idiozia che ti fa apparire simile all’aggressore, a quel Putin che vede minacce dappertutto e accorcia o allunga il tavolo a seconda dell’interlocutore. Spero di poter applaudire Medvedev e Rublev agli Internazionali d’Italia. Non lasciamoci peggiorare dalla guerra. Non troppo, almeno.