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 2022  aprile 23 Sabato calendario

Il David a Sabrina Ferilli


Per Sabrina Ferilli il cinema è «una forma di vita, è arte e cultura, che possono non coincidere. In questo senso la mia carriera è stata larga, ha incluso il cinema d’autore e da botteghino, fiction importanti, musical, programmi televisivi».
Il 3 maggio l’attrice riceverà il David Speciale 2022, assegnato dalla commissione guidata da Piera Detassis. Il premio lei lo dedica «a mio marito e alla famiglia». Del grande schermo Ferilli si è presto innamorata: il suo mito era Sophia Loren «emblema del talento, dell’impegno. Ha lasciato un segno indelebile nel mio approccio al cinema». Il primo ruolo importante è arrivato con Diario di un vizio di Marco Ferreri «una esperienza formativa, il film andò al Festival di Berlino». Di quel periodo, del lavoro con Ferreri, Monicelli, Taviani ricorda «artisti liberi, più di oggi: nel racconto, nei temi, nelle scelte nella narrazione visiva». Ma il riferimento di carriera è Virzì a partire da La bella vita. «Paolo e io siamo nati insieme, il punto focale gira intorno ai film fatti con lui, a cui artisticamente ho dato di più e a cui sono legata». Il titolo che l’emoziona è Almost America, la miniserie dei fratelli Frazzi, «sul viaggio dei migranti italiani in Canada. La portammo a Toronto. Quella storia mi è rimasta dentro. Ma anche Ramona, Dalida che feci per i francesi, Rosetta di Rugantino: personaggi che mi hanno portato quasi all’esaurimento nervoso. Donne che hanno sofferto: scendere in quelle condizioni emotive non è una passeggiata, difficile uscire poi da quegli stati d’animo».
Sorrentino, con la spogliarellista Ramona di La grande bellezza ha avuto il merito di «raccogliere la mia cifra malinconica che è molto presente. È stato il primo che non ha cercato l’aspetto vigoroso e solare, ma ha creato un personaggio più nascosto, inconsolabile, come sono io». Ride, se le si fa notare il carattere forte, «mi dice quello che mi dicono i miei parenti, ma con un altro significato: loro non vedono l’ora che vada a fare i film per respirare. Sono molto presente, precisa, pignola».
Coraggiosa, anche: «La mia è una carriera di coraggio. Ho fatto cose che non si sapeva dove andavano a parare, è stata la mia vittoria. A 25 anni feci la commedia musicale, fuori moda dai Sessanta, fu invece importante. Quando superi la ribalta e arrivi alle persone significa che ha funzionato. Grazie al carattere forte non sono mai rimasta imbrigliata nelle etichette, mollando anche quando le cose andavano bene per cercare altro». Al festival di Sanremo non tornerebbe «cosa potrei fare di più? – ragiona – ho avuto il mio momento per esprimermi, come attrice, dicendo ciò che sentivo. Ma ho un carattere frastagliato, non lineare. Sono timida, fatico a rapportarmi con gli altri, faccio spesso un passo indietro, tendo a sparire. È un altro mestiere». Oggi sogna di interpretare Anna Karenina, «anche se l’età l’ho superata. Vorrei raccontare lo squilibrio e i passi falsi. Ruoli più complessi, come lo è la vita».