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 2022  aprile 23 Sabato calendario

Salgono a 7 i casi di epatite pediatrica

Qualche giorno di febbre e un po’ tosse. All’apparenza, i sintomi dell’influenza. Ma nel giro di pochi giorni per un bimbo di tre anni di Prato la situazione si è aggravata così tanto che ora il piccolo potrebbe rischiare addirittura il trapianto di fegato. Per il direttore di Pediatria e Neonatologia del Nuovo ospedale di Prato, Pierluigi Vasarri, la diagnosi è stata inaspettata: epatite di origine sconosciuta.
L’unico confronto per il momento è possibile solo con i casi registrati in diversi Paesi europei. Da gennaio del 2022 è stato infatti rilevato un picco di epatite acuta grave in età pediatrica nel Regno Unito. In Inghilterra, in particolare, sono stati osservati circa 60 casi, 10 in Scozia. «Avendo sentito dei cluster di epatiti acute rilevati in Inghilterra, Spagna, Danimarca, Stati Uniti ha spiegato Vasarri – eravamo sensibilizzati al problema e abbiamo fatto diversi esami, escludendo immediatamente tutte le cause di epatite più comuni che normalmente si verificano da batteri e virus. Abbiamo fatto anche la ricerca di questo adenovirus di sierotipo 41», rilevato in diversi casi segnalati a livello internazionale, «ma ancora non abbiamo la risposta».
COVID
Tra gli accertamenti, anche quelli per il Covid: il piccolo è risultato negativo ma aveva gli anticorpi alti; probabilmente in precedenza aveva contratto il virus. Intanto, vista la gravità del quadro clinico, il bambino è stato trasferito prima al Meyer di Firenze e poi, giovedì scorso, all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Da quando è arrivato, abbiamo osservato una piccola progressione di miglioramento racconta Giuseppe Maggiore, direttore di Epatogastroentorologia e trapianti di fegato del Bambino Gesù – I sintomi sono quelli di un’epatite acuta, cioè disturbi digestivi che possono essere diarrea, vomito, malessere, nausea. Dopodiché compare l’ittero, il bambino ha colorazione giallastra di cute e mucose. Il quadro è assolutamente identico a quello delle epatiti note».
L’elemento che caratterizza queste forme di epatite sconosciuta è la fascia di età, da 1 a 5 anni e la severità. «I piccoli pazienti rapidamente vanno incontro a una disfunzione di un organo importante. La malattia spiega Maggiore – non ha una causa riconosciuta. I numerosi tentativi di identificarla si sono conclusi con un insuccesso». I sintomi non sono infatti riconducibili all’epatite acuta e, in particolare, quelle causate da virus epatotropi cosiddetti maggiori, ossia i virus dell’epatite dalla A fino alla E, da sostanze tossiche o da meccanismi autoimmuni. Preoccupa poi il fatto che in circa il 10% di questi casi, la disfunzione del fegato è stata così rilevante che si è dovuti ricorrere a un trapianto di fegato in urgenza.
Per gli scienziati sembra un enigma scoprire l’origine di questa epatite pediatrica. «A causarla potrebbe essere un virus che finora non abbiamo inquadrato ha spiegato Massimo Galli, infettivologo e già presidente della Simit (società italiana di malattie infettive e tropicali) – Trattandosi di bambini, se vi dovesse essere una trasmissione virale, penserei a una di tipo orofecale». Difficile capire poi se esistono altri casi in Italia. Secondo il Bambino Gesù, «non c’è evidenza certa che ci sia stato un incremento di questo tipo di pazienti nei principali centri italiani che si prendono carico di bambini con insufficienza epatica acuta». Intanto, l’allerta è stata lanciata in tutti gli ospedali. Nel Lazio, l’Istituto Spallanzani di Roma «ha attivato attraverso il Servizio regionale per la sorveglianza delle malattie infettive un flusso di segnalazione e di monitoraggio di eventuali casi sospetti sul territorio regionale».