https://curiositasufirenze.wordpress.com/2013/02/19/garibaldi-fu-ferito-fu-ferito-ad-una-gamba/, 22 aprile 2022
Biografia di Ferdinando Zanetti, il medico che estrasse la pallottola dal malleolo di Garibaldi
Chi non conosce la celebre canzoncina su Garibaldi e l’ancor più famoso aneddoto storico cui si riferisce? Quasi nessuno direi. Del tutto sconosciuti ai più invece, la figura e l’opera di Ferdinando Zannetti, il medico che estrasse dal piede del generale Garibaldi il famoso proiettile che lo aveva ferito al piede destro.
L’antefatto è quasi proverbiale: si tratta della famosa giornata dell’Aspromonte, ovvero quel 28 agosto del 1862 in cui Garibaldi fu colpito da un proiettile nel malleolo destro, nel corso di una scaramuccia con i bersaglieri piemontesi del generale Pallavicini Priola. Secondo gli storici, l’eroe dei due mondi sarebbe stato ferito da “fuoco amico”, ovvero da un colpo sparato dalle camicie rosse, nel momento in cui il generale si interponeva fisicamente per evitare lo scontro fratricida.
Trasportato a Pisa via mare dalla Calabria, Garibaldi fu visitato dai più insigni chirurghi e dottori dell’epoca, ma l’estrazione fu portata a termine il 23 novembre proprio dal medico Ferdinando Zannetti, che dell’intervento fece un accurato resoconto esposto alla 2° adunanza della Società Medico Fisica Fiorentina del 22 febbraio 1863.
“Garibaldi in Aspromonte 1862”: il dipinto di Fattori mostra il celebre episodio del generale ferito al piede destro
La perizia del medico nell’estrazione del proiettile fu tale che un gratissimo Garibaldi indirizzò allo Zannetti un biglietto da Caprera del 22 giugno 1863 in cui si legge “La mia guarigione procede a gonfie vele (…) Non ho indizio di dolori artritici (…) Vogliatemi bene, ch’io ve ne voglio tanto davvero e sono per la vita vostro di cuore”.
Parlo qui dello Zannetti in quanto, sebbene nato a Monte San Savino (in provincia di Arezzo), è legato a doppio filo alla città di Firenze: qui lo Zannetti fu abilitato alla professione di chirurgo (nel 1826), operò in qualità di Chirurgo fiscale (una specie di chirurgo condotto) nel corso dell’epidemia di colera del 1835 e fu per questo insignito dal Granduca della medagli d’oro di prima classe; nella città gigliata fu professore di Anatomia patologica negli anni Quaranta del secolo XIX. A Firenze, infine, lo Zannetti ebbe la sua abitazione, in via de’ Conti, sopra il cui portone il Comune ha fatto installare una lapide commemorativa del grande personaggio. La città lo ha onorato anche intitolandogli un tratto della via in cui abitava: via de’ Conti, che parte da piazza Madonna degli Aldobrandini, si trasforma infatti in via Ferdinando Zannetti alla biforcazione che conduce su via de’ Cerretani.
La lapide commemorativa installata sopra la casa di Ferdinando Zannetti in via de’ Conti
Lo Zannetti, oltre che come protagonista della celebre “estrazione del proiettile” dal piede di Garibaldi e come scienziato dedito agli studi in medicina e chirurgia, viene ricordato per il suo ruolo di patriota, che lo portò ad essere nominato, nel 1848, allo scoppio della Prima Guerra d’Indipendenza, chirurgo in capo dell’Armata Toscana in Lombardia. Convinto sostenitore della causa unitaria, partecipò nel 1859 alla Seconda Guerra d’Indipendenza come Direttore del Servizio Sanitario delle truppe di Garibaldi. È proprio in questa veste che rientrò fra i consulenti di fama internazionale che vennero chiamati a consulto per l’estrazione della pallottola dal piede del Generale.
L’illustre cittadino di Firenze, anche se ormai praticamente obliato, ebbe molti punti in comune con il generale Garibaldi, di cui uno particolarmente curioso: con l’eroe risorgimentale, lo Zannetti non condivise soltanto la fede patriottica e la celebre vicenda della pallottola, ma anche l’adesione alla Massoneria. Fece parte, infatti, della loggia fiorentina “Concordia”, la più antica lega massonica italiana, della quale divenne Gran Maestro nel 1870. A testimoniarlo, il libro degli iscritti alla Loggia Concordia e la tessera di affiliato, che lo Zannetti custodì con cura ed è oggi conservata negli archivi della Biblioteca Moreniana.