Corriere della Sera, 22 aprile 2022
Intervista alla preside del Montale scagionata
Quando si parla dello studente con cui è stata sospettata di avere avuto una relazione, per lei è difficile parlare di perdono, perché «in fondo è tutto iniziato con queste voci», da lui «che ha voluto vantarsi con gli amici»: ma Sabrina Quaresima, 49 anni, dirigente del liceo romano Montale, appena «scagionata» dall’ispezione dell’Ufficio scolastico regionale, non crede che sia stato il 19enne a volerla danneggiare.
Lo stimava, gli voleva bene? «Assolutamente, pensavo di aver trovato un altro studente con cui avere un rapporto di fiducia e stima reciproca. È un ragazzo intelligente, che probabilmente si è lasciato catturare da qualcuno che a livello istituzionale ha voluto sfruttare un suo momento di debolezza, ci è caduto con tutte le scarpe».
C’è stato un complotto? «Complotto, macchinazione, usi tutti i termini possibili: sì, assolutamente sì».
Chi lo avrebbe architettato?
«Le ipotesi sono tante. Qualcuno si vuole vendicare?».
Parla dell’ex vicepreside? Vorrebbe chiarire con lui?
«Il nostro rapporto è chiuso e compromesso per sempre, perché il suo comportamento è stato inconcepibile fin dall’inizio nei miei confronti».
Sono felice ma non ho trovato il clima che mi auguravo A scuola c’erano scritte sui muri più aggressive di quelle precedenti
La scuola l’appoggia, dopo il verdetto dell’ispezione?
«Io sono felice e sollevata, ma purtroppo non ho trovato il clima che mi auguravo. Sono entrata senza grandi aspettative ma ho trovato delle scritte sui muri ancora più aggressive delle precedenti. Non ci sono dubbi che si tratta di un attacco personale. Ho l’appoggio di tanti docenti e la solidarietà di professori e presidi di tutta Italia. Ma ci sono persone capaci di avvelenare un ambiente».
Si aspettava questo esito? «Ho avuto la coscienza sempre tranquilla, ma non potevo sapere cosa gli altri potessero raccontare».
Parla delle famigerate chat, che teoricamente potrebbero emergere in sede giudiziaria. Teme questa eventualità?
«No, sono molto serena».
Che lezione trae dalla sua vicenda?
Ho sempre avuto la coscienza tranquilla e sono serena, ma non potevo sapere cosa gli altri avrebbero
potuto raccontare
«Non fidarsi di nessuno, essere molto accorti, anche nell’accettare l’aiuto di qualcuno, perché non sappiamo mai cosa possa esserci dietro. Purtroppo quando si cambia ruolo, come nel mio caso, è difficile modificare subito la propria visione. Ero abituata a dare tutta me stessa agli studenti».
L’Italia si è spaccata: chi riteneva che, anche se ci fosse stato qualcosa tra di voi, non ci sarebbe stato niente di male, trattandosi di due maggiorenni, modello Macron. E chi invece lo riteneva un abuso. Come la vede lei?
«Se avessi potuto estraniarmi, avrei compreso subito che c’era qualcosa di costruito. Si è parlato di una relazione d’amore, ma non si evince nessun argomento relativo all’amore. Si parla di stalkerizzazione, di non voler lasciare andare qualcuno, e non ce n’è traccia da nessuna parte. Avrei capito subito che, quando c’è un desiderio di offrire tanti particolari, è perché si vuole rendere molto credibile qualcosa. E questo è sempre sospetto».
Come sarà adesso a scuola? «Quella che continuo a essere tutti i giorni. Presente, pronta all’ascolto, ma saprò mettere un freno, un piccolo spazio tra me e il resto del mondo».
C’è stata anche una visione maschilista che ha influito? «Sì: una docente che mi è venuta a trovare ha sottolineato la mia femminilità, dal suo punto di vista, che ha potuto contribuire a questa lettura».
Chiederà il trasferimento?
C’è stata anche una visione maschilista Un docente ha sottolineato la mia femminilità: dal suo punto
di vista
può aver pesato
«Per ora non ci penso. Resto la preside del Montale e quando arrivo a scuola penso solo di dover fare del mio meglio per portare avanti il mio lavoro. La rabbia è tanta. Ma devo tenerla sotto controllo».
Ora vorrebbe dimenticare?
«Troppo presto. Nessuna vendetta, ma giustizia sì».
Quindi in tribunale farà tutto quello che è necessario, anche chiedendo risarcimenti cospicui? «Fino all’ultimo respiro».