ItaliaOggi, 21 aprile 2022
Dentisti tedeschi sanguisughe
Ho fiducia nei medici tedeschi, tranne che nei dentisti. Sono radicali. Preferiscono estrarre i denti piuttosto che perdere tempo a curarli. Un amico amburghese mi spiegò anni fa il perché. Colpa delle mutue. Rimborsano di più un’estrazione che una cura lunga, e così si è persa la scuola. A Roma ho un dentista con cui ci diamo del tu, il che sarebbe un cattivo segno. Non per il nostro rapporto, ma per i miei denti.
Ovviamente da Berlino, non posso correre da lui per ogni sciocchezza. Anni fa mi è saltata una capsula, un lavoretto da niente. Ho trovato uno studio dentistico vicino a casa, gestito da gentili, simpatiche, efficienti dentiste, specializzate anche nella cura dei bambini. In pochi minuti, una Frau Doktor ha risolto il mio problema. Conto, 50 euro. Stesso problema, tre o quattro anni dopo. Ho richiamato, lo studio si era trasferito. Poco male, la nuova sede era modernissima, elegante, e grande. Ma non ospitava più la sala d’aspetto riservata ai piccoli pazienti, con giochi e libri adatti a loro.
La dentista che conoscevo, ha scosso la testa, impossibile aiutarmi, e mi ha proposto un incontro con il capo, non era più lei a decidere. Comunque, mi avvertì, avevo bisogno di un intervento radicale, avrebbero dovuto estrarmi una dozzina di denti, una spesa di almeno 30mila euro. Ho preso il primo aereo per Roma. Il mio amico, tra l’altro convenzionato con la mutua dei giornalisti, ha risolto il mio problema, e mi ha avvertito: sei a posto per una ventina d’anni, tanto dopo che t’importa? Umorismo romano.
Credevo fosse un caso isolato, invece no, mi rivela la Süddeutsche Zeitung. Le Praxis, gli studi medici, vengono acquistati dal grande capitale, di preferenza quelli di dentisti, oculisti e dermatologi, che sono i più redditizi. Nelle cassette delle lettere trovano volantini, come quelli che vengono posti sui parabrezza delle auto, con la domanda Wollen Sie verkaufen?, vuole vendere? E si propongono prezzi molto più alti della media. Molti medici sono stufi delle pratiche burocratiche introdotte dalle mutue, e cedono gli studi, il prezzo di vendita è una sorta di liquidazione, e vanno in pensione. Oppure si trasformano in dipendenti della società acquirente, non pensano più alla burocrazia, hanno un buon stipendio e una partecipazione agli utili.
Avrà ceduto alla tentazione, anche il mio ex dermatologo. Benché sia siciliano, ho la pelle chiara, ho preso troppo sole da piccolo, e ogni anno faccio un controllo che, se eseguito al computer, non è rimborsato dalla mutua tedesca, mentre lo paga la mutua italiana. Di quando in quando siamo meglio noi. Oggi, l’Hautarzt, il dermatologo, non ha più tempo per me. È diventato un chirurgo estetico, e guadagna di più. Ma a me le mie rughe piacciono.
È ancora affidabile un medico che si trasforma in azienda? Contro il trend mette in guardia Wolfgang Krombholz, presidente della Kassernärtzlichen Vereinigung della Baviera, l’unione regionale dei medici delle mutue. In base al controllo compiuto tra il 2019 e 2020, i prezzi praticati dai dottori non più indipendenti sono molto più cari, in media almeno del 10%. Ma non sempre le cure sono soddisfacenti. I dottori offrono interventi costosi, e sono in contatto con altri specialisti, per analisi e controlli non sempre necessari. I medici, diventati di fatto dipendenti, sono sottoposti a pressioni per rendere di più. Come la mia Zahnärtzin, la dentista.
È cominciato tutto con la legge voluta dal governo rossoverde nel 2004 che autorizzava i medici a unirsi in Praxis, per ridurre le spese, affitto e personale. Sulla carta, una riforma giusta, ma ha aperto la strada alla speculazione. C’è molto capitale liquido in giro, ha spiegato Krombholz, si è cominciato a investire in cliniche e in centri anziani, e ora negli studi medici. In passato, quando un medico andava in pensione metteva in vendita lo studio, e passava i pazienti al successore. Ora, un giovane non riesce a rilevare una Praxis, troppo cara. Calano gli studi indipendenti e i tempi per l’appuntamento si allungano.