il Fatto Quotidiano, 21 aprile 2022
Balzac fu il primo psicoanalista
L’Ottocento che conosciamo è in gran parte un’invenzione di Balzac, insinuava Oscar Wilde. Ma a giudicare dalla quantità e profondità dei personaggi partoriti dalla sua penna, più che un secolo, Balzac ha inventato un’epoca. E dato nuovo respiro al realismo: ha scandagliato tutte le classi sociali, compresa la loro psiche, restituendo al pubblico tutte le contraddizioni della società moderna.
Il critico americano Peter Brooks ha calcolato, nel suo saggio Vite di Balzac(Carocci), che la monumentale opera della Commedia umana è popolata da 2.472 personaggi. Di questi, lo studioso ne ha osservati alcuni “da vicino” per psicoanalizzarne uno su tutti: Honoré de Balzac (1799- 1850). Il ritratto che emerge non è una biografia. Al contrario, “è un’anti-biografia”, in cui spazio e tempo sono le coordinate con cui intercettare lo spirito, i gusti, i vezzi e e i difetti dell’epoca. Parigi è, sì, la città in cui ogni sogno si avvera, ma è anche il luogo delle “necessità superflue” – dall’alta società ai bordelli – che tediano il giovane Lucien delle Illusioni perdute. Anch’egli è un giornalista (come il suo creatore), un mestiere degradato a “bottega in cui si vendono al pubblico parole del colore che vuole”.
Spesso in Balzac è la brama di denaro a muovere tutto, anche l’amore: “Se frugate nel cuore delle donne, a Parigi, vi troverete l’usuraio prima dell’amante” osserva Vautrin in Papà Goriot. E altrettanto spesso sono gli emarginati ad avere la capacità di giudizio morale, valutazione da cui Balzac, come ogni vero artista, si astiene. Esther in Splendori e miserie delle cortigiane è vittima di una borghesia la cui unica virtù è di non saper più distinguere i propri vizi. Il suo “peccato”, che la società non le perdona, è di scatenare “gli appetiti brutali, repressi in quegli uomini che conservano un cuore pur occupandosi di politica o di scienza”. Finirà per ripagare “i debiti del disonore” suicidandosi vestita da sposa.
Tra tutte queste Vite emerge infine il Balzac profetico: i suoi romanzi anticipano di quasi un secolo la nascita della psicoanalisi. Eterogenee tra loro, e allo stesso tempo monomaniacali, le creature che brulicano nella Comédie humaine sono antesignane manifestazioni di inconscio e Super io. In Pelle di Zigrino, “il desiderio trasformato in potere, realizzato nel mondo, conduce inevitabilmente alla morte”, spiega l’antiquario quando vende al protagonista Raphaël il talismano: la pelle che si restringe a ogni desiderio esaudito. E forse non è un caso che Sigmund Freud, prima di morire iniettandosi una dose letale di morfina, abbia letto proprio questo libro.