la Repubblica, 21 aprile 2022
Intervista ad Andrej Zubov
Per anni Andrej Zubov ha lanciato allarmi sulla catastrofe imminente. Quando nel 2014 paragonò l’annessione russa della Crimea all’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista del 1938, perse la cattedra presso il prestigioso Migmo, l’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali. Oggi lo storico 70enne e vicepresidente di Parnas, opposizione “non sistemica”, non rappresentata in Parlamento, incontrando Repubblica negli uffici del partito, torna ad ammonire: «Se Vladimir Putin vincerà in Ucraina, nessuno sarà più al sicuro in Europa».
Professor Zubov, l’offensiva russa si limiterà al Donbass?
«Quando Putin ha lanciato l’operazione militare speciale il 24 febbraio, credeva che sarebbe stato in grado di occupare gran parte dell’Ucraina in pochi giorni. Ma esercito e armi erano in pessime condizioni. Era facile da immaginare: se hai un’industria povera, avrai armamenti poveri. L’esercito ucraino, invece, si è rivelato migliore di quel che si pensasse. Del resto, era stato addestrato per anni dalla Nato e aveva preso parte a diverse manovre dell’Alleanza. Non solo. Putin e i suoi consiglieri non hanno capito che, dal 2014 a oggi, l’Ucraina è cambiata.
Anche la parte di popolazione che era filorussa otto anni fa, oggi guarda all’Occidente. Nessuno vuole più unirsi alla Russia. Ecco perché l’idea di Putin di un’operazione veloce è andata a rotoli. Ora dice di voler solo liberare il Donbass, ma è una menzogna. L’obiettivo originale resta. Putin vuole liquidare l’Ucraina come Stato indipendente. Lo vuole oggi come lo voleva a febbraio».
Da dove nasce la sua convinzione che ucraini, russi e bielorussi siano «un popolo trino»?
«È una vecchia idea di nazionalismo del XIX secolo che la legittimità di uno Stato sia strettamente connessa a etnia e lingua. È naturalmente errata.
E non si può ricavare nessuna ragione politica da un’idea così fallace».
Perché l’Ucraina è così importante per Putin?
«Da ex agente del Kgb e homo sovieticus, Putin pensa che il crollo dell’Urss sia stato un errore e sta facendo di tutto per correggerlo.
Vuole riunificare l’Impero Russo, l’Urss. E senza l’Ucraina, l’ex Stato sovietico più grande dopo la Russia, nessuna riunificazione è possibile.
L’Ucraina è il pilastro della sua costruzione. Quelli sulla popolazione russofona del Donbass sono solo slogan. L’idea cardine è che l’Ucraina non è uno Stato indipendente, non ha diritto di esistere al di fuori della Russia. Il 2014 è stato il primo atto».
Che cosa intende?
«Dopo la Rivolta di Majdan e dopo la caduta del governo filorusso di Viktor Janukovich, Putin annesse la Crimea e lanciò il conflitto nel Donbass per lanciare un messaggio a Kiev: “Possiamo prenderci vostri territori, senza che voi possiate farci nulla”. Dopo che Volodymyr Zelensky ha preso il posto di Petro Poroshenko, Putin sperava di poter influenzare il corso politico ucraino.
In campagna elettorale Zelensky aveva promesso di voler migliorare le relazioni con Mosca. Ma quando è salito al potere, ha capito che il prezzo da pagare sarebbe stato l’indipendenza del Paese. C’erano solo due strade: essere satelliti di Mosca o no. E Zelensky ha scelto la seconda. Perciò Putin ha deciso che non c’era altra via che quella militare. E ha lanciato questa terribile offensiva».
Nel suo saggio dello scorso luglio sull’unità di russi e ucraini e nel suo discorso di febbraio, Putin ha distorto la storia per gettare le basi ideologiche di quest’operazione.
Da storico, quale delle sue forzature storiche l’ha colpita di più?
«Dopo Majdan, l’Ucraina ha avviato la decomunizzazione. La parte più visibile e simbolica è stata la distruzione delle statue di Lenin e altri leader comunisti, nonché il cambio di nome di città e strade. Per Putin, lo Stato sovietico, i suoi leader e i suoi simboli sono sacri. Va ricordato che suo nonno cucinava per Lenin e sono convinto che sia stato chiamato Vladimir proprio in onore di Lenin. Putin può pure dire che “Lenin ha fatto degli errori”, ma per lui è il fondatore dello Stato comunista. Perciò, il 22 febbraio, ha detto: “Vi mostrerò che cosa significa la vera decomunizzazione per l’Ucraina”. Intendeva: “Vi toglierò l’indipendenza che vi ha dato Lenin”. Ma è un errore storico. Lenin non ha dato all’Ucraina l’indipendenza, ma il motivo per dichiararsi indipendente. La Rada, il Parlamento ucraino, proclamò l’indipendenza quando Lenin sciolse l’Assemblea costituente perché capì che nell’Urss non ci sarebbe stata una vera democrazia.
Perciò la tesi di Putin è un errore storico, ma fa parte della sua ideologia della Grande Russia Unita».
Il Russkij Mir? Il Mondo Russo?
«È un sostituto dell’Impero Russo, o meglio sovietico. Putin conosce la versione della storia che si insegnava ai suoi tempi. Ha una mente sovietica. Quando parla di Impero Russo pensa all’Urss».
E la Chiesa Russa Ortodossa gioca un ruolo significativo...
«Non la Chiesa, ma il patriarca Kirill.
Quando Stalin nel 1943 permise l’elezione di un nuovo patriarca, volle una Chiesa leale al regime comunista. Molti metropoliti erano uomini del Kgb. Lo era anche Kirill che ora ha rivelato la sua vera natura sostenendo l’aggressione di Putin contro l’Ucraina».
Ha detto che Putin vuole riunificare l’Urss. Vuole davvero tornare alle mappe pre-1991?
«Se quest’avventura avrà successo, continuerà il suo assalto all’Europa.
La Ue deve capire che quello che succederà in Ucraina determinerà i nostri rispettivi futuri. Se Kiev sarà in grado di difendersi e resterà uno Stato democratico, anche in Russia inizierà un processo di democratizzazione. Se invece cadrà nelle mani di Putin, il futuro dell’Europa sarà molto buio. La guerra nucleare è una realtà.
Rinunciare al gas e al petrolio russo fa male, ma è molto più economico aiutare l’Ucraina così oggi che permettere a Putin di continuare la sua offensiva».
Non c’è nessuno che possa fermare Putin dall’interno?
«Pensavo che ci sarebbe stato presto un golpe, ma non avevo capito quant’è forte la costruzione eretta da Putin in vent’anni. Ci credo ancora, ma in questo momento hanno tutti troppo paura l’uno dell’altro. Solo una stretta cerchia sostiene l’idea di Putin di ricostruire l’Urss, ma la maggior parte dell’élite ama la dolce vita, le ville, gli yacht. Oggi non è felice, perché le sanzioni sono state pesantissime. Con l’offensiva in Ucraina, hanno perso tutto, non hanno guadagnato nulla. Capiscono che l’unica via d’uscita è la liquidazione del potere di Putin.
Presto o tardi accadrà».