La Stampa, 21 aprile 2022
Sposarsi sotto le bombe
Potrà sembrare strano a tutti noi che – seppur soltanto da un pugno di decenni – diamo la pace per un fatto acquisito, persino scontato, ma i 22mila matrimoni celebrati in Ucraina dall’inizio della guerra non devono stupirci. Piuttosto, forse, farci riflettere su tante cose: il destino di tutti e di ciascuno. Gli impulsi, le emozioni e i sentimenti che ci guidano. La straordinaria capacità umana di adattamento ma anche quella, non meno straordinaria e spesso latente, di reagire alla realtà soprattutto quando è tanto scomoda.
Questo e tanto altro raccontano le immagini degli sposi in Ucraina in questi 56 giorni di guerra. Certo, sono cerimonie ben diverse da quelle a cui siamo abituati qui dove c’è la pace, dove non siamo costretti a farci tante domande sul domani perché ci pare ragionevole immaginarlo più o meno come oggi. Qui dove i matrimoni sono frutto di mesi, se non anni, di preparativi minuziosi in cui nulla è lasciato al caso, perché il caso tutto sommato lo si può domare, addomesticare (anche se in fondo lo sentiamo tutti, che non sempre e non ovunque è così). E meno male