Avvenire, 20 aprile 2022
Francesco Gabbani parla del nuovo album
«Di Kiev ho ricordi di una città bella e solare, non me l’aspettavo così come pure l’Ucraina che ho vissuto con grande positività». Francesco Gabbani nel maggio del 2017 era sul palco dell’Eurovision Song Contest nella capitale ucraina a rappresentare l’Italia con Occidentali’s Karma con cui aveva vinto Sanremo. Ed oggi che presenta il suo nuovo album Volevamo solo essere felici, non può non ripensare a quei giorni. «Fare il paragone fra quei bei ricordi e le immagini di distruzione di oggi, mi tocca nel profondo – aggiunge il cantautore toscano –. Sono un pacifista convinto e reputo assurdo che nel 2022 possano esserci ancora conflitti a fuoco in cui vengono distrutte città e uccise persone, mi sento disarmato di fronte a questi scenari. Mi fa un grande male e mi auguro che i responsabili possano rinsavire».
A distanza di due anni da Viceversa, Francesco Gabbani torna con un nuovo album, il quinto lavoro in studio, dal titolo Volevamo solo essere felici che verrà pubblicato il 22 aprile da Bmg. Conclusa l’esperienza televisiva di Ci vuole un fiore di Rai 1 in cui ha tenuto le fila insieme a Francesca Fialdini del primo show ambientalista della tele- visione italiana, Gabbani è ora pronto a pubblicare un nuovo disco che contiene dieci brani, improntati a una analisi personale su musicalità che vanno dalla dance anni 80 alle ballate d’autore. Un album interessante, ricco di domande sul nostro destino e sul senso della vita, elaborate con il consueto acume di penna.
«Nel disco precedente c’era un percorso di conoscenza di sé stessi in relazione agli altri, questo invece è un disco di introspezione psicologica nato dopo il lockdown – aggiunge il cantante –. Mi guardo di più dentro, cerco di andare in profondità. C’è sempre un equilibrio fra le cose in stile “gabbaniano”, ironico, provocatorio, scanzonato e leggero all’apparenza, ma l’asticella pende più verso la parte intimista». Alla base, c’è la ricerca della felicità, come nella bella ballata scritta con Fabio Ilacqua che dà il titolo al disco. «L’album mette a punto che la ricerca della felicità è una costante. C’è dietro a tutto quello che facciamo – spiega – La felicità per me? Ad oggi la ricerco nelle piccole cose, nell’attimo, nel qui e ora».
Una ricerca che però ha a che fare con la consapevolezza, di essere, come dice un brano, un Puntino intergalattico nell’immensità dell’Universo fino ad alzare, domanda dopo domanda, lo sguardo in Alto nel brano finale Sorpresa improvvisa. «Fa parte del mio modo di far musica di lasciare libertà di interpretazione personale, mi piace l’idea di proporre domande e non risposte. Tendo ad andare su valori universali dove ognuno può cercare il senso della propria vita» spiega.
Accostare opposti per creare curiosità, ammette Gabbani che unisce la fisica quantistica alle aragoste fritte, è un trucco per «cercare la verità nell’equilibrio fra due opposti: dall’atomo ai sistemi planetari le leggi sono quelle, noi siamo coinvolti, ciò che apparentemente sembra molto lontano è collegato». In Sangue darwiniano Gabbani si diverte a snocciolare un elenco di figure religiose, dice di essere un “missionario musulmano”, un San Francesco o forse no, un Dalai Lama «anche se in realtà il brano non ha un senso religioso in senso stretto. Dico che noi possiamo essere tutto, nel periodo storico in cui viviamo è facile cadere nella tentazione di fingere esistenze che non abbiamo, molte persone mettono in atto sul web la costruzione di una vita parallela, e questo ci fa perdere il filo». La spiritualità però ha posto nei brani del cantautore, anche in quella Peace & Love dedicata ai nativi americani in cui si invita a porgere l’altra guancia. «La spiritualità c’è dentro le mie canzoni, c’è in tutto quello che sono, ne sono molto attratto – rivela –. Benché io non sia praticante di una religione o una disciplina in particolare, io mi chiedo qual è il senso dell’esistenza. Vai a cercare dei ragionamenti e poi ti affidi a una dimensione che va oltre le spiegazioni materiali.
Guardo verso l’alto perché ho un approccio fatalista e credo sia giusto affidarsi a un flusso che è sopra di noi, un tutto di cui noi facciamo parte perché siamo un piccolo meccanismo in qualcosa. Occorre affidarsi altrimenti andiamo fuori di testa».
La tv è stata una bella esperienza, che ripeterebbe, come pure Sanremo, ma adesso Gabbani punta sul tour live estivo, nell’attesa delle date nei palasport a Roma e Milano a ottobre. «La mia ricerca interiore è in divenire – aggiunge spiegando i brani. –. La mira parla del fatto che non si finisce mai di capirsi, mentre Tossico indipendente dice che per uscire da qualsiasi dipendenza (affettiva, da sostanze e da social), si parte da sé. Liberarsi da una dipendenza è un atto di indipendenza e di forza». Non manca anche Spazio tempo, sigla della fiction di successo Un professore con Alessandro Gassmann. A che punto è Gabbani oggi? «Da Amen in qua mi auguro di avere fatto dei passetti in avanti, per essere me stesso e vivere sereno».