la Repubblica, 20 aprile 2022
Intervista a Matteo Renzi
Roma
«Incompetente e incapace di conoscere le regole del gioco»: Matteo Renzi bolla così Giuseppe Conte dopo l’invito che gli rivolge l’ex premier ad andare a riferire al Copasir i suoi sospetti sul Trumpgate. «Conte rilancia e attacca me, ma in quella vicenda non si è comportato bene».
Siamo arrivati ad un altro capitolo di questa contesa. Lei pensa davvero che Conte abbia spalleggiato Trump in quella inchiesta?
«Ci sono due Russiagate. Il primo riguarda la barzelletta per la quale io e Obama avremmo fatto una truffa elettorale ai danni di Trump. Il fatto che qualcuno a Roma abbia dato credito a questa follia è ridicolo. Colpisce che la versione di Conte non collimi con lo scoop che ieri ha fatto Repubblica: o Conte ha mentito al Copasir o Vecchione ha mentito a Conte. Oppure tutti e due mentono agli italiani. E poi c’è da chiarire la vicenda del presunto spionaggio russo, su cui siamo gli unici a chiedere la commissione di inchiesta sul Covid. Ma i grillini non vogliono che sia fatta luce, né su questo né sulle mascherine, chissà perché».
Le sembra che qualcosa vada chiarito nella dinamica dei rapporti dei 5 stelle con la Russia?
«Ci sono due temi diversi. Sulla Russia tutti attaccano, giustamente, Salvini per le magliette di Putin o gli striscioni in piazza Rossa con scritto “Renzi a casa”. Ma i 5 stelle avevano la stessa linea, basta ricordare Di Stefano che oggi fa l’istituzionale viceministro e che allora attaccava l’Ucraina definendola “stato fantoccio della Nato”. Poi c’è il tema Trump: l’atteggiamento di Conte tra agosto e settembre 2019 non è tipico del capo di un governo. Barr doveva incontrare Bonafede, nessun altro. Capisco che magari, se avesse incontrato solo Bonafede non sarebbe nemmeno venuto, ma questa è un’altra storia».
E perché visto il contesto di quegli anni, Conte non la avrebbe raccontata tutta sulla missione di Barr?
«Bella domanda. Ma la deve girare a Giuseppe Conte che in quelle ore era impegnato a salvare la poltrona».
Invece la polemica sugli aiuti russi per il Covid da cosa muove? Avete qualche sospetto non dichiarato?
«Io la penso come Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. In quella missione c’era qualcosa di strano e Conte dovrebbe chiarire perché ha accettato quell’accordo con Putin».
Conte si chiede come mai lei non abbia mai sentito il dovere di andare al Copasir su questi suoi sospetti e dice che forse lei teme di dover poi rispondere alle domande del Copasir. Sbaglia?
«Conte non pensi di risolvere il problema attaccando me. Il Copasir controlla l’azione dei servizi, non i sospetti dei parlamentari».
Ma lei è pronto a farsi sentire dal Copasir su Barr? Che dirà?
«Sono sempre pronto a rispondere alle domande del Copasir, ma sulla visita di Barr deve rispondere Conte e non io. Perché le risposte deve darle chi aveva la delega ai servizi, non chi come me è la parte lesa da uno stile istituzionale quanto meno discutibile. A meno che non ci sia qualcuno che pensa che davvero Obama e io abbiamo truffato le elezioni in Connecticut o in Ohio. Nel qual caso consiglio di farsi vedere da qualche specialista, possibilmente bravo».
Passando all’oggi lei rileva qualche ambiguità nella posizione di Conte su questa guerra?
«Il mio giudizio su Conte è notoriamente negativo, non solo per la politica estera. Perché sulla politica estera non puoi proprio giudicarlo: ha fatto tutto e il contrario di tutto. È stato sovranista e progressista, populista e democratico, filo Trump e filo Putin. Puoi giudicare uno dalle sue idee, ma se quello cambia le idee ogni mese che gli dici?»
E Draghi come le pare stia conducendo questa fase critica di rapporti economici e geopolitici?
«Bene. Draghi è la colonna solidissima di questo Paese. Chi lo critica non si rende conto di che cosa avremmo rischiato ad avere Conte in una fase drammatica come questa. Meno male che Draghi c’è»
Vede possibile un ripristino nel medio periodo dei rapporti tra Ue e Russia se il conflitto si fermerà o sta partendo una nuova guerra fredda trentennale?
«Sono pessimista. Cosa che di solito non sono mai. Ci vorranno decenni per recuperare un rapporto con la Russia. E per chi come me ama Dostoevskjy e San Pietroburgo, per chi ama il Bolshoj e il mistero russo questa è una ferita terribile. Serviranno generazioni, purtroppo, per tornare al dialogo tra Russia e Europa. Sarà una guerra congelata, che è ancora peggio della guerra fredda».
Come mai i sovranisti europei non si indeboliscono malgrado il bisogno di un’Europa forte e unita?
«Dipende molto da come andrà domenica a Parigi. Se vincerà Macron, l’Europa si salverà e potrà cambiare. Se vincerà Le Pen, sarà la fine dell’Ue per come la conosciamo. Anche per questo dico che stiamo tutti col Presidente Macron, ora più che mai».
Pensa che il governo durerà o si voterà a ottobre?
«Durerà, durerà. A ottobre si dovrà fare la legge di bilancio. Il voto sarà a primavera 2023. Ci sarà però un altro mondo politico, secondo me, anche perché i 5 stelle così come sono non arriveranno integri alle elezioni. Dunque, abbiamo ancora un anno, ma sarà lunghissimo».
Ma come fate, visto lo stato dei rapporti, a stare al governo insieme?
«È un governo di unità nazionale e ha un premier migliore di quello di prima».