Corriere della Sera, 20 aprile 2022
Restano solo 50 miliardi per sostenere la quotazione del rublo
I margini di manovra sono sempre più stretti. La Banca centrale russa potrebbe avere a disposizione non più di 50 miliardi per sostenere la quotazione del rublo. Un tesoretto che potrebbe esaurirsi nei prossimi mesi, specie se gli europei dovessero decidere una stretta sull’import di gas e petrolio russo. Ecco perché Elvira Nabiullina, governatrice dell’istituto centrale, è «seriamente» preoccupata. Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno bloccato larga parte delle riserve valutarie e oro, custodite dalla Banca. Nabiullina, però, è riuscita a movimentare ugualmente l’equivalente di 38,8 miliardi di dollari, come risulta dai comunicati ufficiali: si parte dai 643,2 miliardi di dollari del 25 febbraio 2022 e si arriva ai 604,4 miliardi del 25 marzo. Risultato: il rublo è ora tornato sui livelli di quotazione precedenti alla guerra: valeva 83,82 dollari il 23 febbraio; ieri ha chiuso a 81,25.
Adesso, però, gli spazi si stanno rapidamente esaurendo. E qui ci viene in aiuto un vecchio grafico che la Banca centrale russa ha rimosso dal suo portale, ma che è stato recuperato dal sito Statista. È lo spaccato del portafoglio russo, sulla base dei Paesi in cui sono custoditi i conti. I dati si riferiscono al 30 giugno 2021.
Quel giorno il totale delle riserve ammonta a circa 591 miliardi di dollari. Ebbene il valore dell’oro è pari al 21,7%, cioè 128 miliardi di dollari, interamente stoccato in Russia. Poi ecco la prima sorpresa: il 13,8%, cioè ben 81,5 miliardi di dollari, si trova nelle banche cinesi; il 12,2%, cioè 72,1 miliardi, in Francia; il 10%, 59,1 miliardi, in Giappone; il 9,5%, 56,1 miliardi, in Germania; il 6,6%, 39 miliardi, negli Stati Uniti; il 5,5%, 32,5 miliardi, nelle Istituzioni multilaterali, come il Fondo monetario e la Banca dei Regolamenti internazionali, infine il 4,5%, 26,5 miliardi, nel Regno Unito.
I Paesi occidentali, più il Giappone, puntano a sbarrare tutti gli accessi alla Banca centrale russa. Mosca, però, potrebbe sempre contare, come minimo, sul salvadanaio cinese. Lì il 30 giugno era depositato l’equivalente di 81,5 miliardi di dollari. È ragionevole supporre che il 25 febbraio la quota fosse salita a 88 miliardi (il 13,8% di 643,2 miliardi). Immaginiamo anche che la Banca centrale russa abbia attinto a quei depositi per sostenere il rublo, spendendo 38,8 miliardi. Ciò vorrebbe dire che oggi Nabiullina potrebbe ancora gestire l’equivalente di circa 50 miliardi di dollari. Risorse sufficienti solo per pochi mesi.