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 2022  aprile 20 Mercoledì calendario

Cannoni, semoventi e missili terra-terra. Le armi russe

I russi usano la loro tattica preferita, costruita nel tempo e spesso usata con effetti devastanti: il bombardamento massiccio. Al centro c’è la loro artiglieria, spesso citata come «The Red God of War». Il generale Alexandr Dvernikov, ora al comando delle operazioni, ha fatto infatti affluire mezzi su mezzi, dai settori più vicini e dalle regioni periferiche della «madrepatria»: trasferimenti condotti per linea ferroviaria, la catena logistica cruciale per gli invasori.
Mosca si affida a cannoni a lunga gittata, ai semoventi, ai sistemi missilistici terra-terra (le scorte dovrebbero essere ancora ampie) e ai lanciarazzi che tirano i Grad, versione moderna delle celebri Katiuscia. Il raggio d’azione è sulle 30-50 chilometri, a seconda dei «tipi». Devono rovesciare sulle posizioni dei difensori proiettili su proiettili, insieme alle bombe dell’aviazione, oggi attestata su una media di 200 sortite quotidiane.
L’obiettivo è spezzare la «schiena» al dispositivo avversario, prima ammorbidirlo e poi renderlo incapace di contro-manovrare. L’artiglieria – sottolinea l’ex generale americano Mark Hertling – semina «caos», incute paura, provoca vittime ma ha anche un impatto psicologico in quanto non «vedi» arrivare la minaccia. L’intento resta sempre quello di creare delle «sacche» all’interno delle quali concentrare la massima potenza di fuoco. Il resto devono farlo le unità meccanizzate: alcune provenienti dal settore di Kiev, poi le altre già impegnate nell’Est e nel Sud, infine nuovi reparti.
Lo schieramento russo
Per il Pentagono vi sarebbero 76 Btg (Battalion Tactical Group), compresi 11 aggiunti da poco. Sulle loro condizioni operative reali i giudizi sono al solito prudenti: non basta mettere insieme i soldati, rimpiazzare i tanti ufficiali morti (quasi il 20%, compresi 6-8 generali), riparare i veicoli danneggiati. Servirà un grande coordinamento e una catena gerarchica funzionante. La logistica è meno complicata, però deve essere efficace per alimentare le batterie.
I russi, al momento, hanno la quantità, sostenuta da un «volume» di fuoco importante. Alcuni osservatori restano scettici, ma lo stato maggiore, dicono altri, potrebbe aver corretto «il possibile» e sarebbe un errore sottovalutare le risorse. Gli scontri di queste ore, dicono gli specialisti, possono essere parte dell’offensiva, ma anche il modo per sondare le posizioni della resistenza.
Gli ucraini hanno a loro volta schierato i «lunghi calibri». Il Pentagono ha confermato che sono «in linea» anche i pezzi da 155 mm inclusi in uno degli ultimi pacchetti. I militari locali vengono addestrati in tempi rapidi – affermano le fonti Usa – e con modalità ritenute sufficienti. A questi si aggiungono semoventi Zuzana inviati dalla Slovacchia e magari modelli spediti da alleati che non lo hanno dichiarato apertamente.
Le armi ucraine
Le vie sono sempre infinite. La Gran Bretagna ha promesso numerosi esemplari del blindato Stormer, dotato di missili anti-aerei e anti-elicotteri. Anche l’Olanda ha annunciato che manderà dei blindati. Qualche osservatore mette in guardia sul fatto che la resistenza ha bisogno di altro e auspica che la Nato garantisca altri cannoni o sistemi missilistici che possano consentire a Kiev di ingaggiare il duello. Le notizie sui duri scontri nella zona orientale probabilmente indurranno i governi europei a sbloccare nuovo materiale e per questo gli uomini di Zelensky sottolineano l’urgenza.
Come si può parare la sfida? Prima devi capire dove si trovano i cannoni, dice Hertling, quindi provi a neutralizzarli. Kiev ha in dotazione alcuni radar da scoperta forniti dagli Usa e con questi può aumentare le possibilità di risposta. Naturalmente anche su questo fronte servirebbe di più.
Altrettanto cruciale il ruolo dei droni da ricognizione e attacco: gli ucraini ne hanno fatto largo uso riuscendo a rallentare la prima ondata, da capire quanti siano ancora funzionanti. Ne sono andati distrutti tanti. I turchi hanno fornito altri Tb2 o gli aiuti sono sospesi? Hertling è convinto che sarà ancora la logistica a incidere in modo profondo. Come il meteo: sono previsti almeno 7 giorni di cielo nuvoloso con pioggia. Non l’ideale per i movimenti massicci, e neppure per l’aviazione.