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 2022  aprile 19 Martedì calendario

BESTIARIO DAL FRONTE - SAPEVATE CHE IN GUERRA CI SONO MERCENARI PAGATI DAI MILLE AI 2.500 EURO? GLI UOMINI DELLA BRIGATA INTERNAZIONALE (O LEGIONE STRANIERA) SONO CIRCA 12 MILA - C'È IL BATTAGLIONE SHEIKH MANSUR, MUSLIM CHEBERLOEVSKY, FILO-UCRAINO, CHE TRA LE SUE FILA HA INGUSCI, BALCARI, AZERI, DAGHESTANI, CABARDINI, CIRCASSI, OSSETI; OPPURE IL BATTAGLIONE SVAROZICH CHE SCHIERAVA 1.200 ADORATORI PAGANI DEL DIO SLAVO SVAROG ASSORBITI POI DALLA BRIGATA VOSTOK, CHE ARRUOLA PURE ITALIANI, SIA COMUNISTI SIA DI ESTREMA DESTRA... -

Compaiono alla tv di Stato Russia 24 i due prigionieri britannici Sean Pinner e Aiden Aslin, e chiedono al premier Boris Johnson di favorire lo scambio con Viktor Medvedchuk, oligarca amico di Putin e presidente del partito filo-russo Scelta Ucraina, detenuto dagli ucraini.

Lo stesso chiede, sempre in tv a Mosca, la moglie di quest' ultimo, Oksana Marchenko. Nei giorni scorsi, Medvedchuk prigioniero aveva invece sollecitato Mosca a scambiarlo con i militari e residenti di Mariupol assediata. Inevitabile che prima o poi qualche occidentale cadesse nelle mani dei russi.

Nella brigata internazionale e tra i volontari delle diverse formazioni, mercenari o solo militanti per la libertà dell'Ucraina, vi sarebbero canadesi, olandesi, estoni, britannici, francesi, italiani, svedesi, polacchi, americani...

«Signor Boris Johnson, sono Sean Pinner», esordisce uno dei britannici. «Sono successe molte cose nelle ultime 5-6 settimane, non sono aggiornato ma per quel che ne so Medvedchuk è in custodia. Aiden Aslin e io vorremmo essere scambiati con lui. Grati per l'aiuto».

LA RETE DI MERCENARI In Ucraina opera un arcipelago di decide e decine di migliaia di paramilitari da una parte e dell'altra della barricata: mercenari e volontari russi e occidentali, nazionalisti, estremisti religiosi, neonazisti, cetnici, comunisti, cosacchi, ex minatori militarmente inquadrati, ceceni pro-Mosca e altri pro-Ucraina, osseti, georgiani, siriani, gruppi criminali, terroristici... La paga va dai mille ai 2.500 euro.

Per il direttore della Scuola di giornalismo dell'Università Cattolica di Milano, Marco Lombardi, grande esperto di guerra ibrida, «se anche Putin e Zelensky dovessero stringere oggi un accordo per il cessate il fuoco, è dubbio che tutti questi miliziani smobilitino e accettino di non esser più pagati, difficile. Avremo anni e anni di combattimenti sul campo in Europa, indipendentemente dagli accordi tra Ucraina e Russia».

SENZA REGOLE Il problema è duplice. «Nell'immediato, nessuna di queste formazioni, per entrambe le parti, risponde alle poche regole di guerra sopravvissute a decenni di ibridazione dei conflitti». Per questo sono le principali indiziate dei crimini.

«Nel futuro perché è incerto che riconoscano una catena di comando che possa imporgli di cedere le armi». Con l'eccezione, forse, di gruppi ormai inseriti negli eserciti regolari. Il reggimento d'Azov, una milizia originariamente neonazista impegnata nel Donbass contro i ribelli russi, che ostentava lo stemma della divisione delle Waffen SS Das Reich e ha dato il pretesto a Putin di definire neonazista l'intera Ucraina, negli anni è stato via via epurato degli elementi più estremisti e attualmente conta fino a 4mila soldati d'élite che operano a Mariupol e Kharkiv, divisi in un battaglione di ricognizione e un altro di ricognizione e sabotaggio.

Ultranazionalisti ucraini di destra sono i partigiani di Pravyj Sektor, formazione nata nel novembre 2013 con le proteste di Euromaidan.

La brigata internazionale (o Legione straniera) conta circa 12mila uomini. C'è poi una Legione georgiana a cui ha aderito un ex ministro della Difesa georgiano.

CECENI IN CAMPO A favore dell'Ucraina si battono perfino due battaglioni ceceni, Dzhokhar Dudaev e Sheikh Mansur, nemici dei ceceni di Kadyrov che invece sostengono i russi e sono il perno della sicurezza personale di Putin.

Il comandante del battaglione Sheikh Mansur, Muslim Cheberloevsky, filo-ucraino, ha sulla testa una taglia di Kadyrov da 500mila dollari e tra le sue fila ha ingusci, balcari, azeri, daghestani, cabardini, circassi, osseti...



La sua bandiera è quella anti-russa della Repubblica cecena di Ichkeria. Sul fronte opposto, oltre ai ceceni di Kadyrov militano decine di gruppi paramilitari ultranazionalisti russi e religiosi ortodossi, e i contractor del gruppo neonazista Wagner, finanziati dallo chef di Putin, Prigozhin, amico dello Zar e proprietario del suo catering.



Il sermone del Patriarca ortodosso Kirill di Mosca e di tutte le Russie, pronunciato lo scorso 6 marzo nella Cattedrale di Cristo Salvatore, attribuisce un valore fisico e metafisico alla guerra di Putin. Molte milizie sono nate dal Movimento Pamyat, cristiano-ortodosso, dal Fronte patriottico nazionale all'Esercito ortodosso russo, al Movimento imperiale russo con migliaia di volontari, alleato del Partito nazionale e socialista siriano che ha combattuto pure in Libia, al Battaglione Sparta attivo a Donetsk, fondato da Arsen Pavlov detto Motorola, ucciso nel 2016, e il cui capo carismatico, Vladimir Zhoga, è morto lo scorso 5 marzo nella battaglia di Volnovakha (Putin lo ha insignito del titolo di Eroe della Federazione russa). Il suo posto è stato preso dal padre, Artem. Il simbolo è la bandiera imperiale russa nero-giallo-bianca.

ADORATORI PAGANI Il Battaglione Svarozich schierava, invece, 1.200 adoratori pagani del dio slavo Svarog assorbiti poi dalla Brigata Vostok, che arruola pure italiani, sia comunisti sia di estrema destra.

Pro-Putin i Cosacchi registrati della Federazione russa (che in patria sono guardie forestali), il Battaglione Alba dei bolscevichi, i bulgari di Alba ortodossa, gli spagnoli della Brigata Carlos Palomino, i cetnici del Distaccamento Jovan Sevic, gli ungheresi ultranazionalisti della Legione di Santo Stefano, oltre a più di 16mila volontari arruolati in 14 centri di reclutamento siriani, e a quelli ingaggiati in Libia e Centro Africa.