Avvenire, 19 aprile 2022
Le mine trappole mortali
Il peggior lascito di una guerra che finisce è una guerra che continua, e succede sempre, tutte le guerre che finiscono vorrebbero continuare, tutti i nemici che si ritirano e dunque smettono di occupare, comandare e uccidere, vorrebbero restare, comandare e uccidere. Perciò ritirandosi o scappando lasciano indietro dei soldati, che uccidano o feriscano i civili che ritornano. Questi soldati, lasciati sul posto, devono eseguire la loro missione assassina ’per sempre’, non devono arrendersi mai, devono solo uccidere i nemici con cui vengono a contatto, e non importa se uomini, donne o bambini. Sono soldati senza coscienza. Ciechi e feroci. Hanno un nome? Come si chiamano? Si chiamano ’mine’.
Le mine son pensate per colpire il nemico dov’è più vulnerabile: nella famiglia, le donne, i bambini, nel villaggio nella sua vita più delicata, più sensibile, le scuole, gli asili. È quel che scopriamo adesso nella guerra tra Russia e Ucraina. Il lancio dell’agenzia che ho qui davanti annuncia: «Migliaia di trappole esplosive nascoste nel- le città liberate». Le trappole esplosive sono le mine. ’Nascoste’ vuol dire mime-tizzate: non vuol dire ’messe in posti dove nessuno possa vederle e nessuno le trovi’, anzi al contrario vuol dire ’messe in posti dove tutti le vedano e le tocchino’, ma senza sapere che sono mine, credendole innocui rifiuti della vita quotidiana.C’è una foto, nel lancio della notizia, e mostra un uomo che apre un sacchetto di plastica trovato per strada. Un sacchetto di quelli per la spesa. Il sacchetto è un po’ gonfio, dà l’idea che sia stato buttato via per errore, mentre conteneva ancora qualcosa. Cibo? Avanzi della spesa? Qui la gente ha fame, vede questo sacchetto con qualcosa dentro, e lo apre, caso mai ci sia qualcosa damangiare. Lo apre, lo rovista con le mani, e una fiammata di fuoco e di schegge gli brucia mani e faccia. Una mina.
Impossibile che chi l’ha messa, la mina, non abbia pensato a chi l’avrebbe trovata. E non gli abbia dedicato un ragionamento. Di questo tipo: ’Hai fame? Cerchi cibo? E io ti brucio la testa e le mani’. Le mine sono l’arma che dà sfogo all’odio verso il nemico anche quando ti sei allontanato dal nemico. Sono il mezzo che tu usi per non mollare mai il contatto col nemico. Sono uno strumento per rendere eterno il tuo odio. Per odiare non solo il nemico, ma i suoi figli e i figli dei figli. Le mine uccidono per generazioni. Quando la guerra aveva delle regole, chi creava un campo minato doveva disegnare la mappa, e a fine guerra doveva consegnarla, perché i campi potessero essere sminati. Ma da tempo sono in corso guerre tecnologica mente avanzate eppure selvagge, la notizia che ho qui e che dice ’migliaia di trappole esplosive’ vuol dire che le mine sono messe alla rinfusa, più sono introvabili meglio è, il loro compito è sgomentare il nemico, e se uccidi donne o bambini lo sgomenti di più. Nelle guerre selvagge, Gino Strada trovava nei villaggi graziosi pappagalli verdi di plastica: se li toccavi esplodevano, erano mine, pensate per colpire i bambini. Scrivo queste righe con vergogna: noi italiani eravamo grandi costruttori e venditori di mine. Tanti morivano, ma tanti arricchivano. Questo giornale ha fatto una lunga battaglia insieme a oi promotori di una campagna internazionale per l’abolizione di simili ordigni. So che per legge non è più il nostro ruolo, e lo credo, e lo spero. Altri ci saranno subentrati. E allora la notizia dell’agenzia, che dice «Migliaia di trappole esplodono», dice anche ’migliaia di affaristi intascano’.