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 2022  aprile 19 Martedì calendario

Biografia di Evgenij Prigozhin, il cuoco dello zar

Passare anni a giurare di non avere nulla a che fare con i mercenari della Wagner per poi farsi fotografare in tuta mimetica nel Donbass non sembra una mossa particolarmente astuta. Ma Evgenij Prigozhin, conosciuto da tutti come il cuoco di Putin, ricercato dall’Fbi per le ingerenze nelle elezioni americane, è abituato a trincerarsi dietro cortine fumogene. Da sempre lui nega tutto, fin da quando, ventenne, fu condannato a 13 anni di carcere nella allora Leningrado. Niente fabbrica dei trolls, quella che si occupava di indirizzare le presidenziali Usa in un certo modo; niente Wagner, gruppo privato impiegato per azioni «sporche» in Siria, Libia, Repubblica Centroafricana e Ucraina. Niente contratti miliardari sospetti per rifornire le mense del ministero della Difesa. Il sessantenne imprenditore ammette solo di occuparsi di ristorazione, riconosce la paternità della sua «Isola Nuova» (dove conobbe Putin), del «Polenta», dei negozi «Museo della cioccolata», del villaggio «La Versailles del nord». E continua a chiedersi perché sia finito in tutte le liste degli oligarchi sanzionati e perché l’Fbi offra 250 mila dollari per la sua cattura.
Così ha subito smentito anche la foto in tuta mimetica che era stata postata dal deputato (ovviamente del partito putininano) Vitalij Milonov che si trova nel Donbass dal 14 aprile: «Ho incontrato un vecchio amico», ha scritto il parlamentare su Vkontakte, il Facebook russo. E il nostro si è affrettato a precisare: «Passeggio sulla prospettiva Nevskij (a San Pietroburgo, ndr), vedo avvicinarsi Milonov e lo saluto. Ecco tutta la storia». Niente Donbass, dunque, anche se è un po’ difficile credere che i due si aggirino abitualmente per la strada centrale della capitale del Nord in assetto militare. D’altra parte, i Wagner non sono in Ucraina. Alcune centinaia di loro non si sono contaminati a Chernobyl e non sono finiti a Gomel in Bielorussia nel Centro di medicina radioattiva. La discrezione, lo sappiamo, è una delle prerogative fondamentali degli osti di successo. E non si può negare che Prigozhin di successo ne abbia avuto parecchio.
Risolte dopo nove anni le questioni giudiziarie, nel 1990 mise su assieme al patrigno un chiosco di hot dog col quale fece i primi rubli. Poi entrò nei casinò, in una catena di negozi di alimentari, e finalmente aprì il primo ristorante, «La vecchia dogana». Quindi un battello sul fiume trasformato in lussuoso ritrovo, «New Island» (in inglese). Putin ci porta il presidente francese Chirac, quello americano Bush e il giapponese Mori. Ha raccontato lo stesso Prigozhin: «Il presidente ha visto come ho costruito la mia fortuna iniziando da un banchetto; ha visto come non mi tiravo indietro se c’era da portare a tavola un piatto». Un uomo che si adatta, che è pronto a fare qualsiasi cosa gli venga chiesto.
Nel 2013 spunta a San Pietroburgo un palazzo nel quale vengono assunti giovani informatici incaricati di diffondere notizie fasulle, di amplificare storie di fantasia. È la cosiddetta fabbrica di trolls che inizia a infiltrare le chat americane, spingendo sull’acceleratore dell’odio razziale e della violenza. Poi arrivano le elezioni e i trolls fanno tutto il possibile per far perdere Hillary Clinton. È Prigozhin che non si tira indietro.
Secondo lo staff di Navalny,
in cambio dei suoi soldati in Siria,
avrebbe ottenuto una percentuale sulla vendita del petrolio
Nel 2014 con lo scoppio della guerra nel Donbass sale alla ribalta la Wagner, una compagnia privata fondata da un ex delle truppe speciali, Dmitrij Utkin, nome di battaglia Wagner. I suoi soldati di ventura combattono al fianco dei miliziani filorussi, così Mosca non compare ufficialmente. È sempre il Nostro che non si tira indietro. La cosa piace in alto e i mercenari vengono adoperati in altre operazioni in giro per il mondo. In Siria un centinaio di loro finiscono sotto il fuoco americano, ma nessuno si lamenta e la Russia non è coinvolta. Ora in Ucraina si dice che i militari di Utkin siano tra i più brutali con la popolazione civile. Ma Prigozhin, che gira in mimetica per Pietroburgo «non ha nulla a che fare con questa società privata». Stranamente, secondo il sito ucraino Uawire, l’agenzia di stampa ufficiale Interfax ha pubblicato nel 2018 che un certo Dmitrij Utkin era diventato direttore generale della Concord management, la società di ristorazione del cuoco di Putin.
La società non si occupa solo di ristoranti. Ottiene appalti pubblici uno dietro l’altro: scuole, mense dell’esercito, pulizia delle caserme, costruzioni. In cinque anni avrebbe ricevuto contratti da quasi tre miliardi di dollari, secondo il Fondo anticorruzione di Aleksej Navalny. E spesso si sarebbe trattato di appalti non proprio trasparenti, tanto che perfino i contabili del ministero della Difesa si sarebbero lamentati con una lettera ufficiale. Secondo lo stesso Fondo, in Siria Prigozhin sarebbe andato oltre: in cambio della partecipazione dei suoi, avrebbe ottenuto una percentuale della vendita del petrolio ricavato dai pozzi protetti dai mercenari.
Della vita privata del «cuoco» si sa poco. Qualcosa emerge dai post dei figli Pavel e Polina. Una foto sullo yacht di famiglia o sulla scaletta del jet; la vista dalla villa sul Mar Nero sul profilo di Polina. La casa si trova a Gelendzhik, proprio dove Putin si sarebbe fatto costruire un palazzo da un miliardo di euro.