Corriere della Sera, 19 aprile 2022
Covid, le verità che mancano. Intervista a Giorgio Palù
Sul Covid non c’è ancora la verità, «i cinesi non hanno detto ciò che è successo», dice il virologo Palù.
Professor Giorgio Palù oggi esce il suo libro, «All’origine, il virus che ci ha cambiato la vita», Mondadori. Perché lo ha scritto?
«È stata una sofferenza vedere la disciplina che studio da 50 anni svilita da virologi che la comunità scientifica non riconosce tali. La virologia ha contribuito all’avanzamento della conoscenza biomedica in modo determinante. Non va trattata così».
Così come?
«Materia di comparsate televisive. Il problema viene banalizzato o estremizzato. Catastrofisti, negazionisti e chi più ne ha più ne metta».
Cosa condanna?
«Oggi parla chiunque. Basta che sia anti qualcosa. Non ci sto».
Cosa c’è all’origine di questo virus?
«Ho raccontato quello che è successo a giugno del 2014 quando il governo americano nominò una commissione per decidere se abolire le manipolazioni di virus respiratori. Nel 2011 i virologi veterinari Kawaoka e Fouchier avevano modificato il virus dell’influenza aviaria per renderlo capace di compiere il salto di specie. Alla riunione, a Washington, partecipai come esperto».
Cosa accadde?
«Si decise di sospendere gli esperimenti sui virus influenzali. La messa al bando sarebbe stata rimossa nel 2017. Dalla moratoria restarono però esclusi i coronavirus. Era necessario studiare la Mers (Meaddle East Respiratory Syndrome) comparsa nel 2012, ancora endemica in alcune aree dell’Arabia Saudita. Fu una collega del laboratorio di Wuhan a opporsi al bando».
E la sua posizione qual é?
«Modificare un virus animale e renderlo infettivo per l’uomo è giusto se la finalità è comprendere i meccanismi del salto di specie. Purché si usino le dovute cautele e la trasparenza, informando l’opinione pubblica».
Le ricerche sui coronavirus continuarono a Wuhan. Il Sars-CoV-2 può essere sfuggito?
«Non sappiamo se lo spill over sia stato naturale oppure si sia trattato di un incidente. Non lo sapremo finché i cinesi non romperanno il silenzio. Non hanno voluto consegnare i registri di laboratorio né dato risposte agli inviati dell’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità. Tanti interrogativi. Non si è trovato l’ospite animale intermedio che avrebbe fatto da ponte tra pipistrello e uomo. Questo virus non infetta più i chirotteri quindi qualcosa è accaduto».
Cosa abbiamo appreso?
«Primo. Investire nella scienza. Siamo immersi nei virus, viviamo in una virusfera. Finanziamo allora la virologia di base ed evoluzionistica. Secondo: puntiamo sull’industria farmaceutica high tech. Quasi tutti i Paesi europei hanno un vaccino proprio, inglesi, tedeschi, francesi e spagnoli. Noi no. Abbiamo poi bisogno di principi attivi made in Italy per non doverli acquistare all’estero».
Terzo?
«Serve un’organizzazione europea per rispondere a queste emergenze, come in Usa. Ora esiste, ma è un ufficio burocratico. Altre pandemie arriveranno. Abbiamo imparato che le calamità vanno gestite a livello centrale, non regionale, e che i virus respiratori vanno contrastati seguendo i malati a casa, non in ospedale. La medicina di famiglia va rifondata».
La pandemia si è spenta?
«Il virus circola sempre meno. Se continua così a maggio l’epidemia dovrebbe essersi estinta. Da noi in estate i virus respiratori vanno in vacanza».
E in autunno?
«Gli italiani tra vaccinati e immunizzati per via naturale sono largamente protetti. Molti soggetti a rischio mancano all’appello. Il Sars-CoV-2 infetta dove trova spazio».
Servirà la quarta dose per i 50-60enni?
«Sì se arriverà un vaccino allestito sull’ultima variante Omicron, comprensivo del ceppo originario di Wuhan. Altrimenti non avrebbe molto senso. Per over 80 e 60-79enni fragili il secondo richiamo è raccomandato anche col vaccino attuale».