Il Messaggero, 17 aprile 2022
Ronnie O’Sullivan, il fenomeno del biliardo
Se dici Ronnie dici biliardo e Mondiali di snooker a Sheffield, in Inghilterra, in diretta in esclusiva Eurosport e Discovey+. The Rocket, Il Razzo, lo stesso nomignolo del mitico Road Laver del tennis vale per Ronald Antonio O’Sullivan, una passione per gli eroi della racchetta: «Mi paragonano a Novak Djokovic, che rispetto e penso che vincerà più Slam di tutti. Ma lui è una miscela fra Federer e Nadal, io mi vedo Roger: più artista e meno affidabile».I DEMONI, L’ITALIA, I SEGRETIRonnie, 47 anni, più volte numero 1, oggi è 2 al mondo per la classifica ma resta l’indiscutibile leader dello snooker. Intanto come vittorie: 6 titoli mondiali, 7 del campionato del Regno Unito e del Masters, 38 tornei per il ranking, record di più centoni (1144) e serie perfette (15). È anche la star che, grazie alla tv, ha contribuito a trasformare uno sport silenzioso in uno show. «Papà è irlandese e mamma (Maria Catalano) è di Agrigento, mi hanno dato questo spirito. In Sicilia ci sono stato in vacanza tanti anni, peccato che non ho imparato la lingua». I genitori gestivano dei sexy shop a Soho, Londra, e quando papà è finito per 18 anni in prigione, accusato di omicidio, e mamma lo ha seguito, Ronnie ha badato anche alla sorellina e si è salvato solo grazie al biliardo. Poi, ha lottato contro cannabis, alcol e depressione, e si è rialzato nel 2011 grazie allo psicologo sportivo Steve Peters. Attaccante per natura, velocissimo, ambidestro, con la doppietta ai Mondiali 12-13, ha firmato un bis che mancava dalla cinquina di Stephen Hendry ’92-’96. Ma Ronnie ha battuto Hendry ad appena 17 anni, più giovane re di un torneo ranking, e ha umiliato Selby, il numero 1 di oggi, con un 147 in un deciding frame. Ronnie si sente un po’ italiano: «Anch’io come gli azzurri di calcio non muoio mai e anche se a biliardo non puoi essere troppo emotivo e ho dovuto imparare a stare tranquillo, sono un tipo esuberante e un po’ pazzo». L’Inghilterra è la patria del biliardo ma negli ultimi 15 anni sono apparsi tanti giocatori da tutto il mondo. Ma Ronnie è sempre Ronnie: «Mi stimola che tutti vogliono battermi, quando sono in forma, posso percepire il piano dell’avversario, avrei voglia di dirgli: Qualunque cosa farai non funzionerà, goditela, esprimiti ma te ne vai a casa. Ma sarei poco professionale e irrispettoso. Se stai al vertice per due decenni devi reinventarti, devi trovare nuovi modi per crescere, devi sfruttare le cose nuove che portano i giovani e avere l’umiltà di imparare». Il suo favorito ai Mondiali è Neil Robertson: «Da un paio d’anni è lui il più forte». Chissà se si fermerà ancora fra un colpo e l’altro a chiedere a uno spettatore: «Sai quanto si guadagna per questa partita?».