Il Messaggero, 17 aprile 2022
Ultime sul caso siccità
Di acqua ce n’è sempre meno, a causa della siccità, e quella (poca) che è rimasta nei territori e nei bacini idrici è sempre più contesa. Litigano e si contendono l’oro blu soprattutto le Regioni del Nord Italia, dalla Valle d’Aosta al Veneto e all’Emilia Romagna che, senza piogge, hanno sempre meno accesso alle risorse idriche, stimate oggi al 25% rispetto alla media degli ultimi 15 anni.In Piemonte e Lombardia, dove le ultime precipitazioni significative sono datate 8 dicembre dello scorso anno, la contesa sull’acqua è tra i bacini idroelettrici della montagna e gli agricoltori a valle, che rischiano di vedere asciutti i canali d’irrigazione Cavour e Muzza, «con il timore che l’acqua derivante dalla neve che si sta sciogliendo sulle Alpi venga trattenuta dai bacini per la produzione dell’energia elettrica», dice Marco Chiesa del Consorzio bonifica Muzza Bassa Lodigiana, evidenziando «una situazione mai registrata negli ultimi 100 anni, con il lago di Como al minimo che, con un livello -31 cm, non è più in grado di alimentare i canali per l’irrigazione dei campi». Con buona pace di chi dell’oro blu vorrebbe farne un altro tipo di utilizzo, dall’acqua potabile allo sviluppo del territorio e al mantenimento delle specie ittiche, dalla ricarica delle falde al sistema degli scarichi dei depuratori, senza dimenticare gli usi industriali, ad esempio per i sistemi di raffreddamento delle produzioni di energia termoelettrica, ricorda Giuseppe Baldo, esperto di riqualificazione fluviale.Acqua contesa, poi, anche tra Liguria e Lombardia. La Liguria denuncia la mancanza di acqua a ridosso dei crinali appenninici. Anche l’acqua disponibile negli invasi è al minimo e con questi valori il rilascio dalla diga del Brugneto potrebbe non avvenire, quindi, non solo a beneficio del versante ligure, ma anche per quello piacentino, nonostante gli accordi interregionali degli ultimi anni, rispondendo picche alla richiesta avanzata dall’Autorità di bacino del Po.IL PO IN SECCAFiume Po che desta allarme, in condizione «estremamente deficitaria» per la quantità di risorsa idrica presente (-74%), come evidenzia l’Osservatorio sulle crisi idriche dell’Autorità distrettuale: le portate del fiume «restano sotto le medie storiche in quasi tutte le stazioni di rilevamento»; i grandi laghi alpini «non hanno innalzato, se non solo sensibilmente, le proprie capacità di invaso»; la produzione di energia idroelettrica, «in questo momento di necessità, è pressoché ferma o a singhiozzo», mentre la gran parte del comparto agricolo «è stato costretto a far slittare le semine di 2 settimane confermando un dato di prelievo di acqua a scopo irriguo ai minimi storici. Anche l’emergenza idropotabile, compensata dall’invio di autobotti che riguardava alcuni Comuni piemontesi, oggi tocca anche territori lombardi nel Varesotto e Bresciano».RAZIONAMENTIChe la situazione diventi giorno dopo giorno sempre più drammatica se ne stanno rendendo conto anche altri Comuni del Nord Italia, che cominciano a razionare l’acqua alla popolazione. «Utilizzare l’acqua solo per i bisogni primari», è l’appello del gestore idrico Uniacque a tutto il territorio servito nel Bergamasco. E lo stesso accade anche nelle altre città lombarde e anche in quelle venete: rubinetti a secco di notte in Valceresio, con la fornitura idrica razionata negli 11 Comuni della valle dell’alta provincia di Varese.Siccità e conseguente scarsità d’acqua che penalizza maggiormente l’irrigazione dei campi al Nord rispetto al Centro e al Sud per i differenti metodi utilizzati per portare l’acqua alle colture. «Al Nord il sistema prevalente è dato dallo scorrimento dell’acqua attraverso i canali di irrigazione, metodo che richiede grandi flussi d’acqua – dice Marco Chiesa del Consorzio bonifica Muzza Bassa Lodigiana – e che contestualmente distribuisce acqua al territorio, parimenti in sofferenza. Al Centro e al Sud, invece, per la diversa natura dei territori, è prevalente la presenza di invasi di stoccaggio idrico, condizione comunque difficile ma che consente di affrontare questa crisi con maggiore resilienza, anche grazie al più alto afflusso pluviale delle ultime settimane. Ecco perché la siccità sta mettendo in ginocchio soprattutto l’agricoltura nel Nord Italia dove non piove in maniera significativa da ormai oltre 5 mesi».