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 2022  aprile 17 Domenica calendario

Ilaria Spada si racconta

Al minuto due dell’intervista Ilaria Spada si esibisce nell’imitazione della madre, nata in Tunisia da genitori siciliani, parla veloce e spezza di continuo le frasi, alternando francese e italiano: «Fa così quando si rivolge alle sorelle». Anche non conoscendo la signora, l’esibizione funziona. Non stupisce che nella filmografia dell’attrice, 41 anni, ci siano una sfilza di commedie di genere vario (cui si aggiunge Gli idoli delle donne, appena arrivato in sala). «Che sapevo far ridere l’ho scoperto alle medie — racconta — dopo mia mamma, ho continuato con tutti i professori, uomini e donne, i compagni ridevano. Sono figlia di genitori ironici. Mi accorgo che c’è molto in me di mia madre, specie da quando ho figli (tre bimbi, l’ultima molto piccola, ndr), me lo fa notare mia figlia. Vorrei trasformarlo in un monologo teatrale, una seduta di psicoterapia».
Dell’infanzia tra Latina, cittadina laziale, e la Tunisia, ricorda «le estati in Tunisia, immersa nella società matriarcale, donne forti e una femminilità che mi affascinava, il rituale di prepararsi per le grandi feste con la famiglia. Mesi fantastici, amicizie eterne». La sua prima vocazione è stata la danza: «Ho iniziato a tre anni, classica, avevo tutte le doti tecniche, gambe alte, collo del piede, linea armonica. Studiavo con grande determinazione. Mi mancava la competitività. E non volevo sacrificare la famiglia di origine per andare a Milano. Non ho mai sentito, poi, di aver sbagliato. Anche se ai balletti a teatro mi commuovo». Della danza le è rimasta la disciplina, imparata da una maestra severa e adorata. Chiusa la carriera classica «per non perdere i 14 anni di studi ho tentato la tv, pensando a Cuccarini e Martines. Ma erano i tempi degli stacchetti di Ciao Darwin ». Dopo due anni ha mollato. A lungo è stata critica verso quei tempi, oggi è serena, «è stato bello aver conosciuto un coreografo eccezionale, Marco Garofalo, che non c’è più». Ha capito che voleva altro, e il piano B era scattato già agli ultimi anni di liceo, grazie a un corso di critica cinematografica. La folgorazione a teatro con la Medea con Mariangela Melato: «Voglio fare questo, ho pensato. Ma sembrava impossibile, non avevo una preparazione specifica».
Tanti provini falliti, «troppa ansia da prestazione», poi è arrivato quello che ha cambiato tutto: «La serie Codice rosso, sui pompieri, con Alessandro Gassmann e Pietro Taricone, con cui è nata una bella amicizia. Un ruolo fisico, io da maschiaccio non mi sono tirata indietro». Sono seguiti un nutrito numero di titoli, «vado fiera di Baci a colazione, sono una mamma, mi pare di aver regalato profondità». Adora «le commedie, ma proverei anche altro. Mi commuove mio figlio quando mi dice “mamma tu fai la cosa più bella del mondo, fai ridere gli altri”». Sul politicamente corretto ha le idee chiare, «sto attenta con i miei figli, specie sui social, uno spazio non controllato dove il bisogno di consenso spinge a livelli di volgarità e cattiveria non accettabili». E fa ridere i figli con l’imitazione di papà Kim Rossi Stuart, «ma lui ovviamente dice che invece non lo colgo. Kim ha un’immagine misteriosa, ma dentro casa è diverso, riconosco certe sue fissazioni. Mi fanno ridere i modi e i tempi infiniti che si prende per parlare, scegliere la parola giusta, ognuna è un mondo». La coppia ha gestito affiatata pandemia e figli, lei molto attiva con iniziative in carcere. Continuando a fare film. «Forse un giorno io e Kim ne gireremo uno insieme, c’è la curiosità e c’è lo scambio di idee». Ma anche da sola ha fatto di fila quattro film, «il prossimo su un incontro tra ex compagni di liceo». Cosa direbbe all’Ilaria di quei tempi? «Di partire subito dal cinema, mi sarei divertita di più. Anche se, guardando indietro, trovo che sia stato tutto perfetto».