Qual è lo scopo dei suoi discorsi intimidatori e pieni di incoerenze? È dall’invasione dell’Ucraina che cerchiamo risposte. Elena Kostioukovitch, traduttrice, scrittrice e specialista dei legami culturali tra Russia e Occidente, sostiene che noi occidentali interpretiamo la guerra con gli strumenti della logica. E questo non può bastare. Lei ha scavato nel brodo culturale in cui è immerso il presidente della Federazione russa in cerca degli elementi che ne hanno infiammato i pensieri e scatenato la violenza. Nasce così il pamphlet Nella mente di Vladimir Putin (La Nave di Teseo), un’analisi della situazione catastrofica in cui la Russia si è andata a cacciare, a partire da alcuni concetti chiave del pensiero postsovietico, come la nozione di Russkij Mir, universo russo, uno stato ideale dove riunire tutti i popoli russi “geneticamente superiori”.
Kostioukovitch, da dove è partita?
«Da Umberto Eco».
Che cosa c’entra?
«Sono stata la sua traduttrice.
Quando lavoravo sul Pendolo di Focault , ero rimasta colpita dall’insistenza con cui i membri della società segreta facevano riferimento al Piano. Era una parola che tornava in continuazione tra le pagine del suo romanzo e non a caso, visto che ogni teoria del complotto, ogni presunta cospirazione globale, ha al centro un misterioso Piano. Ascoltando i discorsi di Putin ho iniziato a notare l’insistenza con cui, anche lui, parla del Piano».
Un esempio?
«Il 15 febbraio 2022, al termine di un incontro con Olaf Scholz, disse ai giornalisti: “Tutto procederà secondo il Piano”. Alla domanda sulla consistenza del Piano si rifiutò di rispondere, ribadendo però: “Noi sappiamo qual è”. Come possiamo vedere oggi, il Piano prevedeva bombardamenti, vittime civili, bambini uccisi, incendi, saccheggi, violenze, fosse comuni, centrali atomiche trasformate in bombe a orologeria, giovanissimi soldati russi mandati a combattere senza neanche sapere perché, gli europei ostaggio dei suoi ricatti… E la cosa peggiore che si tratta proprio di un piano, un disegno indipendente da qualsiasi trattativa o concessione».
I negoziati, quindi, non serviranno a nulla?
«A capo della delegazione c’è Vladimir Medinsky, che non è un militare e neppure un diplomatico, solo un funzionario troppo in basso nei ranghi della nomenclatura, stalinista e sfegatato adepto dell’idea del Russkij Mir , legata alla Nuova cronologia».
Di cosa si tratta?
«È una corrente di pensiero pressoché sconosciuta agli europei, ma estremamente popolare in Russia, teorizzata dal professor Anatolij Fomenko. All’origine c’è la convinzione che tutta la storia umana sia stata falsificata nel Sedicesimo secolo da un gruppo di cronisti e storici europei capeggiati da Giuseppe Giusto Scaligero».
Falsificata?
«Sì, con l’obiettivo di cancellare il grandioso passato dei russi.
Fomenko e i suoi seguaci sostengono che tutti i libri di tutte le biblioteche del mondo sono stati rimpiazzati da volumi falsi, realizzati da conoscitori della calligrafia antica con l’utilizzo di pergamene invecchiate, inchiostri diluiti e sigilli contraffatti. Anche metodi di datazione, come quello al Carbonio 14, sarebbero basati sulla menzogna. La civiltà greca non sarebbe mai esistita, la Palestina biblica era situata in Italia, di Ivan il Terribile ce ne furono quattro...
Possiamo andare avanti per giorni».
Putin crede a questa roba?
«Di sicuro gli è utile perché secondo le dottrine che si basano sulla Nuova cronologia è arrivato il momento di ripristinare la giustizia e porre fine all’umiliazione storica del grande popolo russo».
Ma quanto circolano queste invenzioni in Russia?
«Moltissimo a giudicare dai dati di vendita delle pubblicazioni di Fomenko».
Cosa leggono i membri del governo?
«Tutti i collaboratori di Putin sono costretti a leggere l’opera omnia di Aleksandr Dugin, filosofo, esoterista e fondatore del Partito nazionalbolscevico. I testi della sua Noomachia, corrente filosofica che predica la guerra tra civiltà, sono nei piani di studio di molte università, raccomandati agli insegnanti delle scuole statali».
Un lavaggio del cervello.
«Secondo il concetto di Russkij Mir , le terre “ancestrali slave” prima o poi si concentreranno attorno alla poderosa Terza Roma, ossia Mosca.
Perché sia possibile ricomporre i pezzi di questa Russia ideale, bisogna che nasca un superuomo. E questi prima di agire dovrà aspettare il momento in cui sarà finita una grande peste, la Morte Nera che falcerà i popoli, come indicato nell’Apocalisse».
Una profezia per giustificare ciò che sta accadendo?
« Ucraina. La mia guerra e Rivincita euroasiatica della Russia sono scritti con frasi corte che ricordano degli slogan, colpiscono perché sembrano la scaletta dei discorsi pubblici di Putin: il Piano strategico raccontato da Dugin consiste nella lotta contro gli Stati Uniti e il piano tattico prevede i primi scontri sul territorio ucraino».
È questa l’ideologia di Putin?
«Sì ed è basata sulla contraffazione storica, sulla paranoia, su un brodo di miti sconnessi portato al limite del ridicolo. Putin ha una mentalità atavica, mistica, oscura. È uno che non usa il computer, non naviga su Internet, dà ascolto ad eremiti, va in clausura sul Monte Athos, crede a indovini e sciamani».
A proposito di simboli, si sarà fatta un’idea sulla Z che è diventata il marchio distintivo delle truppe russe ed è comparsa ovunque nella Federazione?
«Ci sono diverse interpretazioni, molte plausibili. Io ritengo verosimile che sia lo stesso segno che portavano addosso i soldati del gruppo d’assalto nazista Zentr, che Hitler mandò a conquistare l’Ucraina. Un gruppo di crudeltà inumana che abbiamo visto in tanti film, nei quali però si avvertiva sempre una strana, inspiegabile romanticizzazione di quella forza distruttrice, di quella estetica».
Chi può fermare Putin?
«Penso che questa guerra sia già un gigantesco fallimento: a parte Putin, nessuno la vuole, la gente finisce in prigione perché usa parole proibite. Forse alla fine saranno i generali a fermare questa follia perché a differenza del Grande Capo utilizzano la logica. E poi vedremo cosa ci sarà dopo».