Corriere della Sera, 17 aprile 2022
Al Ardhi vuole comprare il Milan. L’ha scritto su Twitter
È bastato un tweet alle 9.28 del sabato mattina di Pasqua, firmato Mohammed Mahfoodh Al Ardhi, presidente operativo di Investcorp, che fin qui non aveva mai affrontato argomenti calcistici, («Congratulazioni al Milan per essere tornato in testa al campionato italiano. Buona Pasqua al club, ai suoi tifosi e a tutti quelli che festeggiano in quest’occasione», con tanto di hashtag da tifoso #sempreMilan) per capire che, se il fondo del Bahrain diventerà effettivamente il nuovo proprietario del Milan, una nuova era si aprirà.
La mossa social, decisamente inusuale con una trattativa esclusiva in corso, che durerà ancora un paio di settimane, non poteva suonare più in contrasto con il basso profilo tenuto in questi quattro anni dal mondo Elliott: Gordon Singer, pur appassionatissimo di calcio, ha sempre accuratamente evitato la ribalta. Così anche l’amministratore delegato Ivan Gazidis, altrettanto sobrio e riservato negli atteggiamenti.
Il tweet di Al Ardhi, ex militare e pilota di caccia, con laurea in Scienze militari in Inghilterra e master in amministrazione pubblica ad Harvard, è stato un vero buongiorno al mondo Milan, e come tale è stato interpretato: per i tifosi rossoneri equivale a dire che l’affare ormai è chiuso. Vedremo se sarà davvero così. Di sicuro, conferma più chiara della trattativa non poteva arrivare.
Quello che si può già azzardare è che per un fondo arabo – nel caso, sarebbe il primo in serie A – già presente in 13 Paesi ma che vuole crescere a livello internazionale fuori dall’area mediorientale, e si è dato come obiettivo di arrivare a gestire 100 miliardi, rispetto ai circa 40 di oggi, il Milan – un brand notissimo (il primo calcistico italiano in Usa e Cina secondo un recente studio di YouGov) – può rappresentare una splendida vetrina. Quella che non ha mai cercato Elliott, propenso a concludere i propri affari in totale silenzio.
Ecco quindi che anche le linee guida della gestione del club potrebbero cambiare di conseguenza: se per Elliott il risanamento dei conti è stato una priorità (e anche grazie a questo oggi il Milan è così appetibile, tanto che da marzo hanno cominciato ad arrivare sul tavolo di Singer diverse offerte concrete di acquisto), un fondo arabo che vuole accreditarsi a livello globale potrebbe essere tentato da mosse più spettacolari, anche sul mercato, e questo anche senza arrivare alle spese senza limiti dei vicini di casa del Bahrain, i qatarioti del Psg (e c’è chi cerca proprio qui l’origine della fuga di notizie su Investcorp e sul presunto coinvolgimento di Elliott nel Lille: veleni arabo-milanesi). Certo sarebbe un peccato perdere alcune delle caratteristiche della gestione Gazidis-Elliott (tra cui il no alle richieste eccessive dei giocatori e la valorizzazione dei giovani), ma è chiaro che i tifosi sognano già che gli arabi portino i grandi nomi.
Bisogna d’altra parte notare che le dimensioni di Investcorp sono grandi ma non grandissime – liquidità 1,5 miliardi, asset finanziari per 2,4 – per affrontare gli investimenti richiesti (l’acquisizione per un valore di un miliardo, il mercato, il progetto del nuovo stadio che sarà una priorità per i nuovi proprietari come per Elliott): fin qui gli investimenti conclusi sono stati più modesti, ma la presenza alle spalle di Mubadala, fondo sovrano degli Emirati Arabi, che con il 20% ha la maggioranza relativa, dà ampie garanzie.
Ma se il Milan passa da un fondo a un altro, significa che anche questa sarà una proprietà di passaggio? Il club è destinato a essere venduto di nuovo non appena l’investimento renderà? Dipenderà da quanto il Milan sarà funzionale alla promozione di Investcorp. Inoltre – a fronte a una spesa di circa un miliardo – per valorizzare il club e fare un buon affare servirà del tempo. Tanti tweet seguiranno.