Corriere della Sera, 17 aprile 2022
Francesca Morvillo nel libro di Felice Cavallaro
Il 23 maggio del 2022 saranno trascorsi 30 anni dalla strage di Capaci. Per raccontare quella buia stagione della storia italiana Felice Cavallaro – il collega che da decenni racconta la Sicilia ai lettori del «Corriere» – ha scritto un romanzo avvincente sulla vita, sui tormenti, sull’amore fra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. E il titolo del libro, in uscita il 21 aprile da Solferino, non poteva che essere Francesca.
Soffocata dall’orrore della mafia, la storia d’amore ha una sintesi nel biglietto che Francesca, seduta alla scrivania dello studio, scrive la notte dell’attentato all’Addaura, quando Falcone decide di restare solo nella villa sul mare dove hanno rischiato di essere uccisi. E lei, sola nella casa di città, in via Notarbartolo, prende una delle stilografiche del suo uomo vergando una frase che resterà scolpita su un foglio ritrovato dopo la strage di Capaci: «Giovanni, amore mio, sei la cosa più bella della mia vita. Sarai sempre dentro di me così come io spero di rimanere viva nel tuo cuore, Francesca».
Così si apre il testo, con un prologo che ci introduce subito in una dimensione femminile portando in primo piano la protagonista. Una donna, una moglie, una complice che seguirà il suo uomo fino alla fine. Figlia, sorella, moglie di magistrati e magistrato a sua volta, Francesca è subito consapevole di quanto complessa sarà la sua vita con Giovanni, e forse, nel suo cuore, anche di ciò che un giorno potrebbe portare al drammatico epilogo.
La storia d’amore viene riproposta sullo sfondo di eventi che segnano lo sviluppo di una intima e riservata favola sentimentale, dei loro primi incontri, delle mani che si intrecciano per la prima volta in un bar, del candore che cattura Giovanni, del sorriso che conquista Francesca. Con tormento lei lascia il primo marito, un uomo buono e affettuoso, catturata dalle affinità e dall’intesa spirituale che avverte per Giovanni, combattuta e infine decisa ad assecondare la scintilla esplosa nel suo cuore. Protagonista di una vita ritmata dall’ansia per quanto accade attorno, dalle bombe agli omicidi, dai sistemi di sicurezza alla pena infinita perché cadono anche colleghi e amici, Francesca, impegnata in una Palermo dove opera come magistrato del Tribunale per i minorenni, soccorre chi ha bisogno, senza risparmiarsi per i figli dei detenuti, pronta a confortare le donne a lutto in cui vede riflessa ogni volta l’angoscia di se stessa e di sua madre.
Cavallaro ripercorre la sua vita sin dall’adolescenza. Prima brillante studentessa, poi giudice presso il Tribunale di Agrigento, diventerà sostituto procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Palermo, Consigliere della Corte d’Appello di Palermo e infine a Roma farà parte della Commissione per il concorso di accesso in magistratura. Oltre che come compagna di un grande uomo, la figura di Francesca Morvillo domina nel racconto per le sue capacità professionali, per l’attenzione ai più deboli, per la sua lotta contro abbandono, arroganza, violenza. Seguirà il marito in ogni spostamento, ascolterà i suoi timori, asseconderà le sue scelte, non però come semplice ombra perché Francesca sarà per lui anche un prezioso supporto professionale nella lotta alla mafia. La trama si sviluppa come un romanzo che poggia su eventi ed episodi reali, intrecciati però con un paio di figure simboliche come quelle di una amica e collega di Francesca e di un giornalista a lei vicino. La storia d’amore (è il primo capitolo del libro) comincia nel 1979, durante una gita a Trapani, gita alla quale Francesca partecipa controvoglia. Quel giorno è accompagnata dal primo marito, ma una scossa tra lei e Giovanni s’avverte subito. Arriveremo al divorzio e, poi, alla convivenza incredibilmente contrastata dal più alto magistrato di Palermo che parla di una «tresca» minacciando una denuncia al Csm. Lo stesso magistrato che al fondatore del pool antimafia, Rocco Chinnici, chiederà di frenare le inchieste di Falcone. Lo stesso magistrato padre di un amico di Francesca, un giovane che, provato da sensi di colpa, infine si suiciderà con un colpo di pistola provocando altro tormento nella protagonista: «Siamo tutti vittime di questa città...».
La storia d’amore si salda nelle nozze del maggio 1986. Una cerimonia ristretta e segreta, officiata da Leoluca Orlando, presente come unico testimone della coppia Antonio Caponnetto, il successore di Chinnici.
Figure di spicco nella vita di Francesca sono mamma Lina e il fratello Alfredo, anch’egli collega di Falcone. Lungo i tredici anni vissuti insieme, intorno a Francesca e a Giovanni si consuma una vera e propria mattanza. Amici, colleghi, servitori dello Stato, alcuni con le rispettive mogli, diventano bersaglio della mafia. Cadono fra gli altri Piersanti Mattarella, Gaetano Costa, il prefetto Dalla Chiesa e la giovane moglie Emanuela Setti Carraro, Rocco Chinnici, Antonio Cassarà, l’agente Antonio Agostino e la moglie Ida Castellucci incinta.
Francesca, profondamente turbata dalla sequenza delle morti, si immedesima soprattutto in quelle giovani donne senza più vita o nelle madri dolenti che le piangono. E lei rivede in quei profili angosciati il volto di mamma Lina, presenza assidua e spina dorsale della sua vita. Ecco perché, una ad una, decide di incontrare quelle madri colme di dolore, di confortarle e stringerle, quasi intuisse che un giorno qualcuno al posto suo potrà farlo con la sua mamma.