Corriere della Sera, 17 aprile 2022
Nucleare e super bomba: Putin li userà?
Nella guerra ucraina è il momento delle «bombe»: dopo quelle vere, sganciate a tonnellate dai russi, aleggia ora lo spettro di quelle non convenzionali e di quelle dalla grande capacità distruttiva. La Russia ha promesso conseguenze «imprevedibili» nel caso Usa e alleati continuino a fornire armi all’Ucraina e venerdì Zelensky ha messo in guardia «il mondo intero», sostenendo che Putin potrebbe usare armi nucleari. Anche il direttore della Cia Bill Burns ha sostenuto che «non bisogna prendere alla leggera il possibile ricorso alle armi nucleari».
Dopo aver lanciato l’allarme, tuttavia, sia da Washington che da Kiev hanno chiarito che, per ora, non ci sono avvisaglie concrete di un attacco nucleare. Gli insuccessi militari e una «potenziale disperazione», ha detto però Burns, potrebbero spingere Putin a utilizzare armi nucleari tattiche, meno potenti ma comunque devastanti.
Armi nucleari tattiche
A differenza dalle armi nucleari «strategiche» con cui Usa e Russia potevano colpirsi sparando dal proprio territorio, che durante la Guerra fredda erano usate come deterrente, quelle tattiche hanno una gittata minore. Sono ordigni più piccoli, con un raggio d’azione tra un chilometro e mezzo e otto chilometri, da usare in battaglia se l’Armata non dovesse riuscire a vincere con le armi convenzionali. Questa opzione potrebbe anche essere un modo per «convincere» l’avversario a desistere, per provocare una «de-escalation» attraverso una «escalation»: è un’opzione tipica della dottrina militare russa.
I russi ne hanno circa 2 mila nei depositi, non pronte all’uso, ma anche i Paesi europei ne hanno un centinaio, stoccate in diverse basi, comprese quelle italiane di Ghedi e di Aviano. L’esercito russo può lanciarle con i missili Kalibr, lunghi 6,2 metri e sparati da terra o dal mare, che hanno una gittata di 1.500/2.500 chilometri, o con il sistema Iskander-M, che parte da terra e ha una gittata di 400-500 chilometri. Esistono vari esemplari di armi tattiche nucleari, che variano per grandezza e potenza: la carica della più piccola può arrivare a un chilotone, l’equivalente di mille tonnellate di Tnt, la più grande anche a 100 chilotoni. Quella che uccise 146 mila persone a Hiroshima, Little Boy, era da circa 15 chilotoni.
La «super bomba»
Più probabile che i russi sgancino una «super bomba» Fab-3000 su Mariupol, come sembrerebbero suggerire alcune immagini. Di progettazione sovietica, la Fab-3000 pesa 3 tonnellate e ha una massa esplosiva di 1.400 chili: ha un raggio di distruzione di circa 50 metri, ma le schegge possono colpire fino a 260, ed è concepita per distruggere aree industriali, urbane e portuali. È possibile che i russi vogliano usarla per colpire il porto di Mariupol e l’acciaieria Azovstav, nei cui tunnel sotterranei si trova la resistenza.
È un’arma potente ma convenzionale, anti-bunker, già usata dall’Unione Sovietica in Afghanistan negli anni Ottanta. Da allora era rimasta nei depositi militari, dove i russi l’avrebbero recuperata proprio per l’operazione «speciale» di Putin. Gli americani ne avevano usata una simile – la Moab, la madre di tutte le bombe – sempre in Afghanistan, per mandare un doppio messaggio: uno ai talebani, l’altro a Iran e Corea del Nord che proteggevano nei bunker il loro materiale strategico. Di certo, il possibile ricorso alla «super bomba» è un segnale di cosa dobbiamo attenderci dalla seconda fase della guerra: una pioggia di missili, di qualsiasi tipo, rovesciata sulla testa degli ucraini, senza distinzione fra obiettivi militari e civili. È la strategia classica dell’Armata di Putin.