La Stampa, 16 aprile 2022
Due su tre scelgono la pace e rinunciano ai condizionatori
In poco meno di due mesi e mezzo coloro che si dichiarano pessimisti rispetto alla propria situazione economica, finanziaria e lavorativa sono cresciuti di ben 10 punti percentuali passando dal 53,4% al 63,4 per cento. Se si analizza nel dettaglio il dato si scopre che la preoccupazione cresce maggiormente nei partiti di centro destra (Forza Italia 77,0%, Lega 57,8% e Fratelli d’Italia 71,5%), mentre 1 elettore su 3 del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle rimane più ottimista e fiducioso nel futuro. Geograficamente nelle isole, soprattutto in Sicilia, l’apprensione sale fino a sfiorare il 70,0% (68,5%). Le donne risultano più ansiose da questo punto di vista (65,5%) rispetto agli uomini (61,2%), un’agitazione che cresce con il crescere dell’età. Infatti se tra i 18 e i 24 anni coloro che si dichiarano fiduciosi nel futuro sono il 35,4% tra gli over 65 anni sono solo il 19,8 per cento. Il 66,7% è consapevole che questo conflitto peserà sulle sue condizioni economiche.Gli italiani si sentono lucidi e convinti che con le ultime annotazioni del nostro Presidente del Consiglio si sia data una chiara indicazione per un futuro di razionamento dell’energia (69,3%) e chissà cos’altro. L’85,1% dichiara in maniera netta che l’Italia sarà interessata da una grave crisi energetica nei prossimi mesi. Non si tratta più infatti di una semplice percezione o di una mera sensazione o un “sentito dire": l’incremento dei prezzi, non solo dell’energia, ma anche dei prodotti alimentari – ad esempio -, non è più solo una voce, è ormai provato in maniera diretta da tutti coloro che si recano a fare la spesa. La situazione è complessa e gli analisti ci dicono che non trae origine esclusivamente dal conflitto in terra Ucraina, ma da una sovrapposizione di più fenomeni. Già l’impatto della pandemia si è fatto sentire soprattutto sui redditi delle famiglie meno fortunate; oggi con la guerra alle porte dell’Europa quello spirito fiducioso della ripresa che ci ha avvolto fino alla fine del 2021, va perdendosi davanti alle terribili immagini cruente trasmesse ventiquattro ore su ventiquattro dalla tv, dai social e che vengono ampiamente descritte e approfondite nei quotidiani. Abbiamo paura! È inutile negarlo. Il 46,9% degli italiani teme l’aumento dei prezzi, il 24,7% che il conflitto possa coinvolgerci in maniera diretta, il 14,9% è consapevole che possa essere stravolto il proprio stile di vita (8,5%) a partire dai figli che non potranno avere le stesse possibilità che hanno avuto i loro genitori (6,4%).Eppure, gli italiani si dimostrano generosi e coraggiosi, da una parte perché il 60,3% condivide risoluzioni ancora più severe contro la Russia con un emendamento che possa prevedere un embargo completo sulle importazioni di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas. Mentre dall’altra, ancora una volta, il 65,3% si dichiara disposto a ridurre il riscaldamento o il condizionatore nelle proprie abitazioni. Ad oggi forse, ai nostri occhi, questo sacrificio non appare così complicato come potrebbe sembrare, soprattutto per i più anziani (71,2%); e forse ci rende più partecipi rispetto al dolore di un popolo che sta combattendo per la propria terra. Tuttavia, nell’interpretazione del fenomeno questo impegno appare sicuramente con meno responsabilità dirette rispetto al conflitto. Su questo punto i cittadini infatti rimangono fermi sulle loro posizioni e ancora una volta si sono espressi contrari all’invio di nuove armi in Ucraina (45,7% contrari e 40,1% favorevoli).Per la prima volta dopo tanto tempo gli italiani si trovano di fronte ad un bivio: da una parte sostenere la lotta per la libertà di un popolo sovrano, dall’altra difendere la propria condizione economica. Libertà e benessere sono due parole che hanno accompagnato buona parte della nostra vita e che oggi non camminano più insieme.