La Stampa, 16 aprile 2022
La Finlandia si prepara ad aderire alla Nato
Decidere hanno deciso, «la nostra richiesta di adesione alla Nato è altamente probabile», dice la ministra finlandese per gli Affari europei, Tytti Tuppurainen. Quello che per le strade di Helsinki ci si chiede adesso è cosa succederà un minuto dopo che la domanda verrà inviata.Nel commentare la fine della neutralità (termine contestato qui) della Finlandia, la Russia è stata dura nelle dichiarazioni, ma ambigua nel contenuto delle minacce, così il governo accelera e al tempo stesso prepara la difesa, mobilitando un esercito di tutto rispetto, con la leva obbligatoria e migliaia di riservisti pronti a ogni evenienza. Ci si aspetta la guerra ibrida, ma ci si prepara anche a quella tradizionale.Venerdì di Pasqua, è festa, Helsinki non è una città terrorizzata, ma sicuramente schierata, il vento gelido agita le bandiere ucraine nei palazzi delle istituzioni, nei centri commerciali, nel palazzi davanti al terminal dei traghetti per l’Estonia. Solidarietà, ma anche paura di un vicino sempre temuto, ora con buone ragioni. Oltre alle bandiere, ci sono i sondaggi: se a gennaio i favorevoli all’ingresso nella Nato rappresentavano il 41% della popolazione, in poche settimane il risultato si è capovolto: a dire sì sono oltre il 60%. C’è anche un tema generazionale: «Noi giovani siamo decisi, gli anziani sono più restii», dice il neopadre Jussi, in un caffè dell’Esplanadi, il viale più elegante del centro di Helsinki. Le emozioni non vengono esibite volentieri, ma davanti all’ambasciata russa a Tehtaankatu, un tempo centro molto influente, hanno rafforzato la sicurezza.Nonostante le parole della premier Sanna Marin, «il parlamento deciderà nelle prossime settimane», i giochi sembrano ormai fatti, «si sono spinti molto avanti – ragiona un diplomatico occidentale – ormai non possono tornare indietro». Per preparare cittadini e deputati, specie quelli dei partiti di sinistra tradizionalmente più legati alla neutralità del Paese, il governo ha da poco diffuso un rapporto che spiega opportunità e rischi di un passo così importante. Quello che è certo è che non ci sarà un referendum, «troppi rischi di manipolazioni informatiche russe», spiegano.Così, nei ministeri si studiano i piani, cercando di prevenire la reazione di Mosca che, in ogni caso, ci sarà. Nel dubbio, prima ancora dell’invasione, il ministero della Difesa aveva firmato un contratto da 8,4 miliardi di euro per l’acquisto di 64 aerei F35. Gli scenari che si studiano in queste ore sono diversi, una fonte che chiede di restare anonima ne cita quattro: attacchi informatici pesanti, violazioni massicce dello spazio aereo a scopo, si spera, dimostrativo, qualche sconfinamento in zone non abitate del confine settentrionale e anche l’invio di qualche migliaio di profughi alla frontiera. Quest’ultima prospettiva è forse la più temuta: se Vladimir Putin volesse fare come l’alleato bielorusso Alexander Lukashenko che ha spinto masse di migranti al confine con la Polonia, metterebbe in seria difficoltà la Finlandia, «il nostro governo non potrebbe respingere brutalmente gli stranieri come ha fatto Varsavia». La guerra ibrida invece è di fatto già iniziata: durante il discorso di Zelensky al parlamento finlandese, i siti dei ministeri di Esteri e Difesa sono stati attaccati.Tra i pericoli ritenuti più imminenti non c’è quindi quello di fare la fine dell’Ucraina, ma certo le incognite sono molte. E se è vero quello che ieri ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «per l’entrata nella Nato ci saranno tempi lunghi», chi difenderà la Finlandia nella fase che va dalla richiesta di adesione all’ingresso effettivo? Il presidente della Repubblica, Sauli Niinistö, politico navigato e certamente non antirusso (i suoi rapporti personali con Putin, prima dell’invasione, erano discreti e le visite a Mosca frequenti) negli ultimi giorni ha girato molte cancellerie occidentali, Washington, Parigi e Londra, mossa che in molti hanno interpretato come la creazione di una rete di protezione in vista proprio di quella fase di transizione in cui il Paese sarà seriamente esposto. L’esercito è pronto: «Pur essendo un Paese di 5,5 milioni di abitanti la Finlandia ha sempre voluto essere presente nello scacchiere internazionale», dice Francesco Durante, ricercatore dell’istituto Alesksanteri di Helsinki, prestigioso centro di studi sui rapporti tra Europa e Russia. Forse per attenuare la portata storica di quello che in pochi giorni sta avvenendo, i finlandesi amano ripetere: «Non è da oggi che il Paese ha perso la sua neutralità». Crollato l’impero sovietico, infatti, la Finlandia ha fatto una scelta di campo, suggellato con l’ingresso nell’Ue nel 1995 e quello di partenariato con la Nato. L’invasione dell’Ucraina ha rappresentato uno choc per la popolazione, ci si aspettava qualche manovra nel Donbass, ma vedere i carri armati alle porte di Kiev, «ha riaperto nella popolazione ferite del passato, come quella della guerra civile del 1918», prosegue Durante.Uno degli articoli più citati da queste parti è il 42.7 dei trattati dell’Unione europea (i diplomatici lo sentono citare in ogni conversazione) che, in caso di aggressione ad uno degli Stati membri, impone all’Ue di intervenire «con ogni mezzo adeguato». Ma per i russi, avere l’Alleanza atlantica a 40 chilometri da San Pietroburgo (la città di cui Putin è stato sindaco) sarebbe sicuramente un cambiamento per certi versi scioccante: «L’obiettivo è quello di continuare a sviluppare il potenziale militare e l’espansione geografica per creare un altro fianco per le minacce alla Russia» ha dichiarato ieri da Mosca Maria Zakharova, potente portavoce del ministero degli Esteri, tornando poi a ventilare reazioni: «Svezia e Finlandia devono comprendere le conseguenze di un simile passo sulle relazioni bilaterali con noi e per l’architettura della sicurezza in Europa nel suo insieme». Al Fazer Café una giovane famiglia legge le notizie sul telefono, senza scomporsi: «Ci minacciano, come ai vecchi tempi».