Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”, 15 aprile 2022
FATTA LA SANZIONE, TROVATO IL MODO DI AGGIRARLA - MOLTE AZIENDE ITALIANE SE NE FREGANO DELLE MISURE CONTRO PUTIN E CONTINUANO A FARE AFFARI CON LA RUSSIA - IL MECCANISMO È SEMPLICE E PREVEDE UNA “TRIANGOLAZIONE” CON I PAESI DELL’EX UNIONE SOVIETICA. IL TRASFERIMENTO DEI PRODOTTI A MOSCA VIENE GARANTITO DA ALTRE SOCIETÀ COSTRUITE AD HOC IN TAGIKISTAN, AZERBAIGIAN O KAZAKISTAN. DA CUI POI FINISCONO TRANQUILLAMENTE IN RUSSIA - MA IL COPASIR STA PER INTERVENIRE… -
Ogni guerra ha i suoi «furbetti». E c'è un motivo se il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica si appresta a intervenire: vuole verificare le informazioni che alcuni suoi rappresentanti hanno ricevuto nei giorni scorsi da autorevoli esponenti di Confindustria, secondo i quali aziende italiane starebbero «aggirando il pacchetto di sanzioni» contro la Russia.
Il segretario del Copasir Ernesto Magorno fa sapere che porrà la questione al plenum del Comitato già la prossima settimana, «perché in una fase tanto delicata della crisi ucraina è fondamentale garantire l'applicazione delle misure decise dall'Occidente nei confronti di Putin».
Così l'organo parlamentare accenderà un faro sul sistema fraudolento che - secondo le notizie ricevute per via informale - ruoterebbe attorno al meccanismo delle «triangolazioni» con Paesi dell'ex Unione Sovietica.
Il trasferimento dei prodotti a Mosca verrebbe garantito da «finanziarie e società costruite ad hoc» che operano in Tagikistan, in Azerbaigian e soprattutto in Kazakistan: i beni - venduti formalmente ad aziende di Paesi che non sono sottoposti a sanzioni - verrebbero poi girati alla Russia, che sarebbe la vera destinataria del contratto. È un sistema già sperimentato ai tempi dell'embargo contro l'Iran, quando a «triangolare» era la Turchia. E che si è protratto durante le precedenti sanzioni contro Mosca.
«Atteggiamenti che in passato venivano tollerati, ora non lo sono più», avvisa Enrico Borghi: «Evidentemente - spiega il rappresentante del Copasir - c'è chi non ha compreso che dopo il 24 febbraio è cambiato il quadro geopolitico», è cambiato cioè radicalmente l'approccio con la Russia di Putin e «certe cose non sono più consentite. Anche perché sono motivo d'imbarazzo, siccome minano la credibilità del nostro Paese».
È un modo per spiegare che in questa fase c'è un'azione di forte coordinamento tra Paesi alleati e che simili informazioni vengono condivise: il sistema illegale delle «triangolazioni» è una delle attività maggiormente monitorate. Ora toccherà anche al Copasir, presieduto da Adolfo Urso. Il Comitato ha poteri di controllo incisivi: può avvalersi della collaborazione dei servizi, della magistratura, dell'amministrazione pubblica.
La ricerca dei «furbetti» dovrebbe iniziare dal Kazakistan, grande serbatoio di petrolio e gas, che definisce l'Italia «il primo partner» tra i Paesi dell'Unione Europea. Prima della gelata causata dalla pandemia, lo scambio commerciale era in costante ascesa: le esportazioni italiane superavano il miliardo di euro. In quel pezzo di Asia - insieme a piccole aziende che hanno trovato spazio di mercato - operano colossi dell'energia, grandi brand della moda, marchi famosi delle attrezzature sportive e dell'alimentare, imprese di costruzioni, della meccanica, della farmaceutica, delle infrastrutture e dei servizi. I comparti più redditizi - secondo l'Istituto per il commercio estero - sono quelli delle apparecchiature domestiche, dei macchinari e della metallurgia.
E negli anni passati (quasi) tutti i politici italiani facevano sempre scalo nel ricchissimo Kazakistan quando viaggiavano verso Oriente. La guerra ha cambiato repentinamente le regole del gioco, destabilizzando la globalizzazione e quel sistema che - in qualche modo - c'è chi vorrebbe far sopravvivere attraverso vecchi escamotage come il meccanismo delle «triangolazioni». A denunciarlo sono stati alcuni imprenditori. Gli esponenti di Confindustria che hanno poi deciso di rivolgersi al Copasir non intendono commentare le indiscrezioni. Ma di fatto confermano il contatto con i membri del Comitato parlamentare, servendosi di una citazione di Lenin: «I capitalisti ci venderanno la corda con cui li impiccheremo».