Corriere della Sera, 15 aprile 2022
I dati del mercato dei libri non sono buoni
Segno negativo per il mercato del libro nei primi tre mesi del 2022: il calo c’è, anche se ancora non erode in misura allarmante il terreno guadagnato rispetto a un anno «pre pandemia» come il 2019. Ma, dicono gli editori, non è solo l’entità del calo a preoccupare, quanto le prospettive e il forte aumento dei costi delle materie prime.
Ieri l’Associazione italiana editori (Aie) ha reso noti i dati di vendita per il mese di marzo e per il primo trimestre, rielaborati dall’ufficio studi su rilevazioni di Nielsen BookScan: a marzo il mercato della varia (narrativa e saggistica nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione) segna un -2,9 per cento quanto a valore e un -1 per cento a numero di copie rispetto allo stesso periodo del 2021. Nel complesso, i primi tre mesi del 2022 vedono scendere le vendite del -3,7 per cento a valore e del -2,3 a numero di copie rispetto allo stesso periodo del 2021.
In pratica, nel primo trimestre il mercato a prezzo di copertina vale 364,7 milioni di euro, cioè 14 milioni in meno rispetto al primo trimestre 2021; e le copie vendute sono 24,3 milioni, cioè 575 mila in meno.
«Un’analisi più dettagliata – spiega Ricardo Franco Levi, presidente di Aie —, e con i dati relativi a quattro mesi, sarà presentata come di consueto a maggio al Salone di Torino. Ma il complesso dei dati dei primi tre mesi vede indubbiamente un calo rispetto all’anno precedente». Un dato in parte atteso dal mondo del libro, spiega Levi, per le riaperture dopo i lockdown, con il ritorno di varie altre forme di intrattenimento culturale oltre al libro. «E poi perché il 2021 è stato particolarmente favorevole per le vendite, quindi un certo grado di assestamento era previsto. Se guardiamo all’ultimo anno “normale” prima della pandemia, il 2019, i dati continuano a essere positivi, non lontani dal 20 per cento».
Il dato positivo cui si riferisce Levi è la crescita del mercato librario rispetto al 2019, che resta ancora del +18,9 per cento a valore e +19,5 a copie. Ma, prosegue il presidente di Aie, i nuovi dati mostrano comunque il segno meno: «Più dell’ampiezza del calo, il motivo di preoccupazione e riflessione è l’avvenire. Che è legato a vari elementi: intanto il tema della guerra, l’aumento della carta e di tutti gli elementi del costo industriale, l’energia, la logistica. Tutti questi aumenti stanno impattando in modo molto pesante sui bilanci delle aziende editrici. E poi c’è un Paese che torna a essere preoccupato, scosso e con un’attenzione acuita sulle notizie di ogni giorno. Spicca la questione della disponibilità di spesa delle famiglie, perché con l’aumento dei costi delle bollette, e di tutto il resto, la scelta di indirizzare parte della propria capacità di spesa sul libro cala in modo pesante».
Levi torna a illustrare le proposte degli editori: «Le due linee di proposta alle autorità pubbliche – cui abbiamo offerto tutto il riconoscimento di una politica del libro presa a modello dall’intera Europa – sono da un lato la richiesta di proseguire sulla linea di sostegno alla domanda, tradotta in App18, in Carta docente e così via, elemento che assumiamo come permanente. Dall’altro, di fronte al terribile aumento dei costi, la domanda di tutto il mondo produttivo è di fornire un sollievo per l’aumento dei costi dell’energia, per produttori di carta, tipografi, librai, editori, trasportatori: nello specifico, riproporre (dopo qualche anno di assenza) il credito d’imposta per la carta, anche per i libri e non solo per i giornali. Speriamo ci sia occasione di adottare in modo urgente il credito d’imposta nei prossimi strumenti legislativi».