1 - NYT,UE PREPARA STOP GRADUALE GREGGIO RUSSO DOPO VOTO FRANCIA, 15 aprile 2022
“GLI EUROPEI NON POSSONO FARE A MENO DELL’ENERGIA RUSSA” - L’UE STA PREPARANDO L’EMBARGO ALLE IMPORTAZIONI DI PETROLIO RUSSO (MA NON PRIMA DEL SECONDO TURNO ELETTORALE IN FRANCIA) E PUTIN FA IL DURO. MA SE SARANNO SUPERATE LE RESISTENZE DELLA GERMANIA, PRESTO POTREBBE ARRIVARE IL BLOCCO ANCHE PER IL GAS. LA COMMISSIONE EUROPEA STA PREPARANDO DELLE LINEE GUIDA PER LE IMPRESE, PER AVVERTIRE CHE IL PAGAMENTO IN RUBLI VIOLA LE SANZIONI. QUINDI LE AZIENDE DELL’UE NON POTRANNO PIÙ COMPRARE IL METANO DA PUTIN… -
(ANSA) - L'Unione europea sta preparando un embargo graduale alle importazioni di prodotti petroliferi russi, ma la misura non verrà varata fino a dopo il ballottaggio delle elezioni presidenziali francesi il 24 aprile: lo scrive oggi il New York Times nella sua edizione online. 2 - BRUXELLES: CON I RUBLI STOP AL GAS PUTIN: NON POTETE FARE A MENO DI NOI Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
La Commissione Ue sta preparando delle linee-guida da inviare rapidamente alle imprese europee, perché sappiano che il decreto di Mosca sul pagamento del gas in rubli viola le sanzioni contro la Russia.
Lo scenario di un blocco dei flussi appare dunque, in questo momento, più concreto che mai. Se non c'è ancora certezza sullo stop forzato agli acquisti è solo perché a Bruxelles resta la speranza che il dittatore russo non voglia andare fino in fondo e, in extremis, cambi il decreto o rinunci ad applicarlo realmente.
Di questa disponibilità di Putin al compromesso per ora non si hanno segnali. «Gli europei non possono fare a meno dell'energia russa», si è limitato a dire ieri il dittatore di Mosca. Intanto però le conclusioni sul suo provvedimento da parte dei servizi legali della Commissione e del Consiglio dei ministri dell'Unione europea sono definitive e convergenti: la norma sui pagamenti in rubli risulta incompatibile con le sanzioni europee; dunque le imprese dell'Unione non potranno più comprare legalmente gas dalla Russia, se e quando la norma firmata da Putin entri davvero in applicazione effettiva.
Ditte Juul Jørgensen, la direttrice generale (danese) della Commissione per l'Energia, ha messo per iscritto tutte le obiezioni. È fissato che gli effetti del decreto di Putin scattino a inizio maggio; a quel punto ogni azienda europea importatrice di gas da Gazprom dovrebbe avere due conti presso Gazprombank, l'istituto controllato dal monopolio di Stato russo del metano: uno in euro e l'altro in rubli.
Questo vincolo è posto sulle aziende dei cosiddetti «Paesi ostili», quelli che hanno varato sanzioni contro la Russia dopo l'attacco all'Ucraina iniziato il 24 febbraio. Secondo il decreto di Putin, le imprese dei «Paesi ostili» (quelle europee) pagano il gas in euro sul loro primo conto presso Gazprombank; quest' ultima poi cambia i fondi in rubli sulla piazza di Mosca, deposita il denaro sul secondo conto e da lì i rubli vengono passati a Gazprom per il pagamento del gas. Il dettaglio decisivo è all'articolo 7 del decreto del Cremlino del 31 marzo: la transazione si considera completata quando i rubli arrivano a Gazprom, non quando l'azienda europea invia euro a Gazprombank per l'operazione.
Gli esperti di Bruxelles hanno concluso che questo dispositivo è un grimaldello per far saltare l'impianto delle sanzioni. Il sistema infatti permette in ogni momento allo Stato russo di controllare, influenzare e distorcere il processo di vendita del gas attraverso la banca centrale di Mosca.
Ma essa è soggetta alle sanzioni e, in particolare, non può svolgere transazioni in euro. In base al dispositivo di Putin, l'importatore perderebbe qualunque controllo sui tempi delle operazioni e il controvalore per il gas: sarebbe infatti la banca centrale di Mosca a fissare il tasso di cambio fra euro e rublo praticato a Gazprombank per la transazione.
Nei documenti dei servizi legali di Bruxelles si afferma che lo Stato russo potrebbe così manipolare i prezzi del gas a proprio vantaggio. Questa - si legge - appare una violazione delle misure contro il governo e la banca centrale di Mosca.
La dimensione della sfida ora è chiara. Se Putin decide di applicare il decreto così come lo ha approvato, da maggio le imprese europee non potranno più comprare gas russo.
È quanto la Commissione Ue sta dicendo ai governi e spiegherà alle aziende stesse. In base a questa lettura, l'Europa dovrebbe fare a meno di colpo del 37,5% del metano importato dal resto del mondo (pari a circa 167 miliardi di metri cubi l'anno).
Ma qui è l'aspetto politicamente più delicato dell'approccio di Putin: il dittatore scommette sulle incertezze degli europei sperando che, pur di non rinunciare al gas, esitino ad applicare le loro stesse sanzioni contro la banca centrale russa.
A quel punto, Putin avrebbe dimostrato che le misure di Bruxelles non sono credibili perché applicate solo in modo selettivo e opportunistico. C'è poi un altro scenario sul quale il dittatore russo punta, quello della divisione in Europa.
Pur di non rinunciare al gas russo e non dover razionare il consumo di energia sulla cittadinanza, alcuni governi potrebbero voler sconfessare la posizione di Bruxelles. Putin ci spera e punta sul suo decreto per seminare divisione in Europa. Nel frattempo però, scrive il New York Times , la Commissione europea ha iniziato a stendere la bozza per un embargo graduale sul petrolio russo.
Servirà poi l'unanimità dei governi per applicarlo. Ma Volodymyr Zelensky non ci crede. Germania e Ungheria bloccano le misure contro la Russia, dice il presidente ucraino. Mentre a Mosca Putin ha annunciato la «costruzione di nuovi oleodotti e gasdotti dai giacimenti della Siberia occidentale e orientale» per «reindirizzare le forniture dall'Ovest verso i promettenti mercati del sud e dell'est già nei prossimi anni».