ItaliaOggi, 15 aprile 2022
Periscopio
[Secondo] Luciano Canfora stiamo assistendo a «uno scontro tra potenze e il torto sta dalla parte della potenza che vuole prevaricare». Che a suo giudizio non è la Russia, come verrebbe spontaneo immaginare, bensì l’Ucraina. Maria Teresa Meli, Corsera.
Anni or sono, per iniziativa di un autorevolissimo storico francese, Jacques Le Goff, alcuni tra i maggiori editori europei decisero di pubblicare una serie di volumi sull’Europa. A Canfora fu affidato il volume su La democrazia. Il libro fu pubblicato come previsto; solo l’editore tedesco, Beck, lo rifiutò, spiegando che concedeva troppo allo stalinismo, tra l’altro non nominando nemmeno il gulag. Raffaele Romanelli, il Foglio.
Cosa ce ne facciamo del fascismo, dal momento che abbiamo il bolscevismo? N.G. Ustrjalov, storico e fascista russo, Pod znakom revolucii (1927).
La decisione del presidente Biden di chiamare «genocidio» l’invasione russa dell’Ucraina può sembrare un eccesso retorico. Quando pensiamo al genocidio vediamo immagini di Auschwitz e Buchenwald: pile di cadaveri emaciati accatastati come legna e crematori che bruciano i corpi. Ma in realtà l’uso del termine «genocidio» rientra nella definizione stabilita dalla Convenzione sul genocidio delle Nazioni Unite del 1948. [C’è infatti da parte di Putin sia] «l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso» [sia il proposito] d’«uccidere membri del gruppo», «causare gravi danni fisici o mentali al gruppo» e «infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica nella sua totalità o in parte». Alexander Stille, la Repubblica.
[Chernobyl.] I russi scavavano trincee nella terra radioattiva, i loro carri armati sollevavano nuvole di polvere radioattiva. «Quelli che hanno dormito nei bunker scavati di fresco avranno vita corta», dice sorridendo Vasily Davrdenko, che da trent’anni si occupa dell’oasi faunistica cresciuta nella zona chiusa. Lorenzo Cremonesi, Corsera.
Da tempo sui giornali e in televisione si sente usare un’espressione apparentemente neutra: «Guerra per procura». C’è persino chi la sfoggia nella versione inglese: «proxy war». È l’idea che la vera guerra non si stia combattendo tra russi e ucraini ma tra russi e americani. [Lo pensano in particolare] i sottili politologi e geopolitologi che prima escludevano categoricamente un’invasione russa e poi altrettanto categoricamente escludevano che l’Ucraina avrebbe potuto resistere a lungo. E che oggi, invece di spiegarci perché non avessero capito niente di come questa guerra è cominciata, né di come è continuata, insistono a spiegarci come andrà a finire [e a ripetere che] l’Ucraina non [è] che una marionetta nelle mani degli americani. Eppure è stato Zelensky a lasciare di sasso gli americani che gli offrivano una via di fuga replicando con la celebre battuta: «Ho bisogno di munizioni, non di un passaggio». Francesco Cundari, linkiesta.it.
Secondo Ateo Breaking, canale informativo ucraino, la Russia vorrebbe vietare la messa in onda nella Federazione della serie televisiva Matchmakers, in originale Svaty. Motivo: è stata prodotta da Volodymyr Zelensky (che deve la sua popolarità proprio a una fiction, Servitore del popolo). Esponente del partito Russia Unita, fedelissimo di Putin, l’ex governatore del Daghestan Ramazan Abdulatipov lamenta che acquistando la serie la Russia finanzia «la macchina militare dei nostri nemici, la loro polvere da sparo, le mitragliatrici e i cannoni». C’è un dettaglio: Svaty, prodotta dallo studio Quarter 95, proprietà del premier ucraino, è la serie tv più popolare in Russia. ilgiorno.it.
Quando l’uomo è sopraffatto da una quantità di informazioni che non riesce a gestire entra in modalità codice binario [pro o contro]. La mente umana non è in grado di farsi carico di tutte queste informazioni. Per me è normale, ma l’uomo comune è sopraffatto. Alessandro Orsini (Francesca Galici, ilgiornale.it).
Il professor Orsini, che ha idee non conformi alla vulgata di moda, se in tv osa contraddire i Soloni sostenitori della necessità di combattere, viene censurato. Vittorio Feltri, Libero.
Da oltre un mese Orsini tiene banco a Cartabianca. L’altra sera i minuti in video di Orsini sono stati centodieci sui centosessanta complessivi. tvblog.it.
«Non è una casualità ma un’abitudine quella d’un certo signore [Vauro Senesi, vignettista del Fatto quotidiano] di raffigurare gli ebrei col naso adunco nello stile della Difesa della Razza». Alle accuse della comunità ebraica il fumettista ha risposto dicendo che «Zelensky [nei miei disegni] ha un naso importante non perché è ebreo ma perché è il suo naso». open.online.
Quella della denazificazione è probabilmente la più colossale menzogna mai uscita dal territorio russo dopo i Protocolli dei Savi di Sion. Da dove nasce una campagna propagandistica così demenziale che fa numerosi proseliti anche in Occidente? Nasce dal nucleo stesso del nazionalismo russo. L’idea è semplice e agghiacciante: la Russia, nella versione dello stalinismo, sconfisse l’ex alleato nazista (il patto Hitler-Stalin è ovviamente omesso nella narrazione ufficiale). La retorica intorno a quell’avvenimento è stata alimentata in questi anni dal regime di Putin. (…) Nella concezione del Cremlino chiunque s’opponga alla Russia è automaticamente classificato come nazista. Oggi tocca all’Ucraina, ma il piano è espansivo: la Russia è la casa comune dei liberi e uguali, fuori c’è il nazismo. Enzo Reale, Atlantico quotidiano.
C’è un’intera fascia sociale e generazionale, venuta su faticosamente tra Gramsci e Guattari, Berlinguer e Dario Fo, Lenin, Mao Tse-tung, Ho Chi Minh e Mario Capanna, che si ritrova orfana perlomeno dell’eco universale, del rimbombo remoto, della radiazione fossile della rivoluzione. Edmondo Berselli, Post-italiani.
È così comodo essere minorenni. Se ho un libro che ragiona per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che sceglie la dieta per me, eccetera, non ho bisogno di darmi da fare io stesso. Non ho bisogno di pensare: altri si incaricheranno per me di questa fastidiosa occupazione. Immanuel Kant, Cos’è l’illuminismo.
L’opinione pubblica non ha quasi mai opinioni. Roberto Gervaso.