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 2022  aprile 14 Giovedì calendario

Periscopio

  

Dopo il massacro / si misero in pace la coscienza / raccontando barzellette. W.H. Auden, Shorts.
Quale Dio crudele può ingannarci fino al punto di non comprendere che una Europa politicamente unita, davvero sovrana, davvero capace di essere parte decisiva nel risolvere i conflitti internazionali, tutti globali nel mondo globale, non avrebbe mai potuto esistere senza un nuovo rapporto con la grande Russia? Massimo Cacciari, La Stampa.

[Strano che] gli ucraini non vogliano rinunciare alla loro libertà, neanche a costo della vita, e nonostante che a chiederglielo sia il professor Orsini. Massimo Gramellini, Corsera.
Vladimir Putin ha dato il via a un’epurazione di massa licenziando 150 funzionari dell’FSB, il servizio di sicurezza nazionale erede del Kgb, e arrestando alcuni di loro. (…) Da quando si è scoperto che gli agenti dell’intelligence occidentale hanno ottenuto i piani di battaglia della Russia prima dell’invasione, il presidente è a caccia dei colpevoli. Daily Mail (da dagospia.it).
In Egitto viene ritrovata una mummia. Tutti gli egittologi del mondo si riuniscono ma non riescono a stabilire di che faraone si tratti. Arrivano tre egittologi sovietici in borghese. «Lasciateci soli con lui», dicono. D’accordo. Passa un giorno, due giorni, tre, niente. Al quarto escono: «Ramsete XXV». Restano tutti stupiti: «Come avete fatto?» «Ha confessato, la canaglia». Vladimir Bukovskij, Il vento va, e poi ritorna.

Quando entrai alla Casa Bianca, dissi che avrei sostenuto il presidente russo Boris Eltsin nei suoi sforzi per costruire un’economia florida e una democrazia funzionante dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma che avrei anche sostenuto un allargamento della Nato per includere ex membri del Patto di Varsavia e Stati postsovietici. La mia politica era lavorare per lo scenario migliore e contemporaneamente prepararsi per lo scenario peggiore. Quello che mi preoccupava non era che la Russia potesse riabbracciare il comunismo, ma che potesse riabbracciare l’ultranazionalismo, sostituendo le aspirazioni imperiali, come Pietro il Grande e Caterina la Grande, alla democrazia e alla cooperazione. Non pensavo che Eltsin avrebbe fatto una cosa del genere, ma chi poteva sapere chi sarebbe venuto dopo di lui? Bill Clinton, The Atlantic (dal Corsera).
I corpi di oltre quattrocento civili morti durante l’occupazione della città da parte delle truppe russe sono stati trovati a Bucha, nella regione di Kiev. «L’operazione militare speciale della procede secondo i piani», dichiara il presidente Putin in conferenza stampa. Corriere.it.

La nostra sinistra-sinistra si è molto eccitata per il risultato del camarade francese Jean-Luc Mélenchon. Stefano Fassina ha messo nero su bianco la tragedia di questa sinistra: «i naufraghi della globalizzazione e dell’euro intercettati da Mélenchon possono votare l’estrema destra di fronte a un candidato dell’establishment come Macron che continua l’agenda liberista di questi anni». È una cosa da anni venti dell’altro secolo: essere fungibili ai fascisti. Nel senso che i due elettorati in difficoltà esistenziale oltre che economica, poco colti e potenzialmente eversivi, si rassomigliano, si annusano, si specchiano l’uno nell’altro. Mélenchon ha visto la trappola, e per questo già domenica sera, a differenza di cinque anni fa, ha dato subito l’indicazione «in negativo»: non un voto a Marine Le Pen. Una mossa da leader che non vuole passare alla storia come i comunisti tedeschi che cent’anni fa aiutarono indirettamente Adolf Hitler in odio ai socialdemocratici. Mario Lavia, l’inkiesta.it.

Il voto antisistema è la scelta di un elettore [francese] su due, e lo stesso è da noi, dove grillini, leghisti e meloniani assommano più o meno il cinquanta per cento. Indicarli come mostri non funziona più. Intendiamoci, mostri no, ma un po’ imbroglioni e un po’ gaglioffi lo sono, perché coltivano le paure degli elettori invece di governarle, e il risultato è un derby di paure. Però la globalizzazione ha lasciato indietro molti, l’immigrazione incontrollata scardina la convivenza sodale, il precariato e il disastro salariale sono la regola. Populisti e sovranisti propongono rimedi pessimi, antistorici e spesso illiberali, mentre dall’altra parte si sguazza nel verso giusto della storia e del liberalismo, ma di rimedi non se ne propongono. Fra nessun rimedio e rimedi pessimi, alla lunga i più scelgono i pessimi scambiandoli per ottimi. Mattia Feltri, La Stampa.
Un’orgia di rosso-brunismo nella quale una sinistra [estrema e circense] mette i pensatori e la destra un pezzo d’opinione pubblica eccitata da panzane forzanoviste o meloniane come la guerra al mondialismo, al «pensiero unico», al «sorosismo». Un calderone melmoso dal quale emergono persino rigurgiti di antisemitismo, come nella vignetta «né Zelensky né Putin» di un noto disegnatore, nella quale il presidente ucraino era ritratto con il naso adunco e le orecchie lunghe. Come i banchieri ebrei nella propaganda nazista. Stefano Cappellini, la Repubblica.

Lì dietro c’è un partito che ha una tradizione culturale! Non puoi venire a dire: «Io sono per la Nato! Per gli Stati Uniti!» Letta ha fatto la dichiarazione pro Nato e pro Stati Uniti più clamorosa che ci sia stata in Parlamento. Luciana Castellina, il Fatto quotidiano.
Non era mai avvenuto che il popolo della sinistra si sentisse così tradito nei propri più alti ideali da coloro che hanno promosso una politica militaristica. Prima hanno deciso l’invio di armi, poi hanno votato l’aumento delle spese militari, e adesso s’accingono a sponsorizzare, attraverso le sanzioni, un’economia di guerra. Donatella Di Cesare, La Repubblica.
Anche la terribilissima e sempre insultata leader di Fratelli d’Italia, siccome essendo neonazista nell’animo si è subito schierata con i neonazisti ucraini, è diventata una statista molto importante ed è tutta contenta di questo ruolo. Luciano Canfora (dal Corsera).
Fin dall’inizio l’importanza di questa nuova creatura, l’intellettuale, che avrebbe giocato un ruolo così enorme nella storia del XX secolo, risultò inseparabile dalla sua indignazione. Era l’indignazione che lo elevava a un livello di superiorità morale. E una volta lassù era in grado di guardare dall’alto il resto dell’umanità. E la cosa non gli era costata il minimo sforzo, né intellettuale né d’altro genere. Tom Wolfe, Nella terra dei marxisti rococò.
Il moralista, impegnato a predicare la virtù, difficilmente troverà il tempo di praticarla. Roberto Gervaso.