il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2022
Quando i generali sono più pacifisti della stampa
C’è un sapore di commedia nel vedere i giornalisti schierati per l’interventismo e i generali che frenano. Tra i primi che vogliono solo semplificazioni e i secondi a cui piace la “complessità”. Eppure guardando le dichiarazioni e le interviste dei principali esponenti militari apparsi in tv o sui quotidiani emerge questa fotografia del dibattito. Che dovrebbe far interrogare a fondo una stampa schierata a tappetino sulla linea della Nato.
Il generale Marco Bertolini (ilfattoquotidiano.it, 7 aprile)): (Mariupol) non sarà certo ripresa perché manderemo un po’ di armi ora, quelle servono a mantenere acceso un fuocherello che invece sarebbe bene spegnere, prima di assistere ad altri massacri e prima che si arrivi a farlo con la resa di uno dei due e non con un negoziato “tra” i due. È lo stesso film dell’Afghanistan: quella guerra è durata 20 anni, possiamo permettercelo alle porte dell’Europa?
Fabio Mini (Il Fatto Quotidiano, 6 aprile): “Anche tra le forze armate russe, come in quelle americane ed europee, ci sono i fautori della guerra alla “finiamola una volta per tutte” predicata dagli oligarchi statunitensi che assecondano le mire di Biden sul cambio di regime al Cremlino e da quelli russi che vorrebbero lo stesso a Kiev. Ma è tutta gente che non sa fare i conti né politici né militari. Nei fatti, le pretese di questi falchi tralasciano di considerare che il cambio di regime con la forza in questo caso significa l’innalzamento dello scontro militare e il suo ampliamento a livello continentale”.
Generale Leonardo Tricarico (Startmag, 6 aprile): “La no fly zone l’ha invocata Volodymyr Zelensky, però nessuno sapeva ciò che diceva e purtroppo chi queste cose doveva suggerirle non ha sottolineato l’insensatezza di quello che veniva detto. Ecco perché la chiusura degli spazi aerei è una questione che ha tenuto per troppo tempo i titoli dei giornali. Una questione che ha fatto perdere tempo e il senso delle cose”.
Generale Giuseppe Cucchi (Il Riformista, 11 aprile): “Stoltenberg è un segretario della Nato debolissimo, che è stato messo lì unicamente perché era prono ai voleri americani. Quando parla Stoltenberg, è l’America che sta parlando, non è la Nato, in realtà”.
Generale Claudio Graziano (Repubblica, 30 marzo): “A me la guerra fa sempre paura. Poi se si parla di minacce nucleari si svegliano spettri del passato”. E si deve dare una via d’uscita a Vladimir Putin? “Sì. Non può perdere ma neanche vincere, e vuole conseguire obiettivi che gli permettano di non perdere almeno la faccia. Insomma, deve avere una via d’uscita”.
L’analista Gianandrea Gaiani (AnalisiDifesa, 30 marzo): “I vincitori assoluti di questa guerra sembrano quindi essere inevitabilmente Cina e Stati Uniti (…) l’impoverimento dell’Europa che a causa del caro-energia vedrà i suoi prodotti perdere competitività sui mercati globali, favorirà soprattutto Washington e Pechino”.