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 2022  aprile 14 Giovedì calendario

Troppi vaccini, anche l’Africa li rifiuta

Di vaccini adesso ne abbiamo troppi. Nei frigo di tutto il mondo ci sono 2,3 miliardi di dosi in attesa di un braccio in cui essere somministrate. In molti casi non lo troveranno: sono 241 milioni quelle buttate finora perché scadute, e solo nei paesi ricchi. Sarebbero bastate a immunizzare quattro volte l’Italia intera. Il ministero della Salute tedesco e quello francese hanno reso pubblici i loro dati: 3 milioni di vaccini scaduti in Germania e 218 mila in Francia, mentre il nostro ministero, interpellato, non ha fornito dati.
Sono remoti i tempi in cui l’Italia, a febbraio del 2021, bloccava le esportazioni delle prime, ricercatissime dosi. L’ultimo rapporto di Airfinity, l’agenzia britannica che studia il mercato dei vaccini anti Covid, fa il conto delle fiale immagazzinate e di quelle scadute. Indica poi – e non siamo di fronte a una cattiva notizia – che il picco delle iniezioni è stato superato insieme a quello di Omicron. A metà 2021 avevamo raggiunto i 300 milioni di somministrazioni a settimana nel mondo, all’inizio del 2022 eravamo a 212, oggi a 104.
Israele, il paese che ci guida con i dati sull’efficacia delle quarte dosi, ha anche qualcosa da dirci riguardo all’accettazione da parte dei cittadini. Il 25% di chi ha fatto la seconda dose non ha proseguito con la terza e il 50% di chi ha fatto la terza non ha proseguito con la quarta. In Italia abbiamo 48 milioni di vaccinati con due dosi e 39 con tre. A ricevere la quarta – fino a ieri riservata agli immunocompromessi – sono state però 69 mila persone, meno del 9% dei candidati. Le dosi nei nostri frigoriferi sono quasi 5 milioni e fra loro spicca Novavax. Da febbraio in Italia ne sono arrivati un milione di dosi: 36 mila quelle somministrate, nove mesi la sua durata. Se a gennaio nel nostro paese sono state fatte 4,6 milioni di iniezioni, tra il 4 e il 10 aprile eravamo a 176 mila.
La stanchezza vaccinale, la minore severità di Omicron e la riluttanza a ricevere ulteriori richiami costringono anche le case farmaceutiche a scalare la marcia della produzione. L’Ifpma, Federazione internazionale dell’industria farmaceutica, calcola che oltre 13 miliardi di dosi sono state fabbricate dall’inizio della pandemia, 11,4 miliardi delle quali somministrate. La stima iniziale di produzione per il 2022 era 9 miliardi, ma oggi è scesa a 6 (al netto della Cina che non ha dati condivisi). I 61 miliardi di introiti complessivi del 2021 per i vaccini contro il Covid dovrebbero calare del 15-20% nel 2022 e a ritmi ancora superiori nel futuro.
Per compensare, le grandi aziende stanno mettendo a punto nuovi vaccini che proteggano da più infezioni insieme: influenza, coronavirus e virus respiratorio sinciziale, ad esempio. Ma la ricerca su questi prodotti è ancora nelle fasi iniziali.
Perfino il Serum Institute in India, la fabbrica di vaccini più grande del mondo, il grande fornitore dei paesi meno ricchi, ha fermato i suoi motori alla fine del 2021 per mancanza di acquirenti. Ma l’abbondanza dei paesi ricchi non si traduce in un aumento delle immunizzazioni in quelli pov eri. L’Unione Africana e Covax – il programma coordinato dall’Oms per le nazioni a basso reddito – hanno rifiutato due stock da 60 e 166 milioni di dosi donate da Moderna. Nonostante una copertura solo del 15% con due dosi (la media del mondo è del 57%), il continente è riuscito a somministrare solo 400 dei 700 milioni di vaccini ricevuti. Circa cento milioni di dosi, arrivate in Africa a ridosso della scadenza, sono state respinte al mittente.
A fine dicembre dell’anno scorso la Nigeria ha dovuto buttare un milione di dosi di AstraZeneca scadute. Per evitare che i cittadini sospettassero un loro riutilizzo, il governo ha organizzato una “cerimonia” a favore di telecamera, con un’enorme buca scavata nella discarica vicina alla capitale Abuja e una ruspa che vi spingeva dentro gli scatoloni ancora intatti.