Avvenire, 13 aprile 2022
Stipendi bloccati per i forestali della Campania
Migliaia di lavoratori precari che lavorano solo sei mesi l’anno. Il tempo minimo per beneficiare della cassa integrazione o, per i più fortunati, del sussidio di disoccupazione. Ma anche quei sei stipendi spesso arrivano con mesi – in alcuni casi, anni – di ritardo. Si tratta degli operai idraulicoforestali impiegati nelle aree verdi delle regioni italiane contro il rischio idrogeologico e gli incendi boschivi. La stragrande maggioranza di essi si trova nelle regioni meridionali, che nei decenni scorsi ne hanno assunto a migliaia. Basti pensare che la Sicilia ne impiega circa 22mila, fra lavoratori a tempo determinato e indeterminato (il 50% del totale); mentre la Lombardia, che ha una superficie boschiva pari al doppio di quella della Sicilia, ne ha appena 416. Una forza-lavoro in sovrannumero, eredità del clientelismo delle classi dirigenti meridionali. Ma anche utile al territorio, se si pensa che le regioni del Sud occupano i primi posti a livello nazionale per il numero di incendi e alcune di esse, come il Molise, presentano un territorio per il 100% a rischio idrogeologico. L’ultima denuncia sui ritardi nel pagamento degli stipendi proviene dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil della Campania. «Ancora promesse disattese da parte dell’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo – scrivono i tre sindacati in una nota congiunta –. I 50 milioni di euro (secondo stralcio 2021) che sarebbero serviti a pagare mensilità dell’anno 2021 agli operai idraulico- forestali della Campania, ancora non si vedono, e per oltre 3mila lavoratori e lavoratrici si prevede l’ennesima Pasqua amara. C’era stato garantito che i soldi erano nelle disponibilità del bilancio della Regione Campania. E invece, ad oggi, non ci sono notizie positive. Vogliamo ricordare che questi lavoratori rappresentano una risorsa preziosa per la difesa del territorio, per il contrasto al rischio idrogeologico e per la prevenzione agli incendi boschivi. E non meritano di essere lasciati costantemente senza stipendio».
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, li ha definiti nel recente passato ’fannulloni’ (e per questo è stato querelato dai diretti interessati). Dal canto loro, i sindacati confederali e di base li considerano ’sentinelle del territorio’ e ’ingegneri della montagna’, ne difendono il ruolo e ne chiedono la stabilizzazione (con l’eccezione della Sicilia, dove chiedono di passare da tre categorie a tempo determinato a una sola). Per farlo, chiedono che si utilizzino i fondi del Pnrr e del Psr. In particolare, quelli della missione ’Ambiente’ del Pnrr, che ha una dotazione di 69 miliardi, di cui 15 destinati alla tutela del territorio e delle risorse idriche.