Come è arrivato al ruolo?
«Ero appunto al parco con il cane e un’amica, mi arriva un messaggio dell’agente: Özpetek ti vuole vedere.
Ferzan mi racconterà che mentre all’ultimo provino gli altri parlavano di un attore “bello, bravo, fantastico” come se fosse la scelta definitiva, Ferzan diceva “no, aspetta, andiamo a rivedere Eduardo”. Mi ha raccontato che ho fatto una cosa per la quale lui ha detto “basta, è lui”. Ma non mi ha mai detto cosa».
Özpetek l’ha voluta più robusto.
«Tre settimane prima delle riprese ho preso quattro chili, assumendo creatina, mangiando come una bestia e allenandomi con un personal trainer che mi ha dato lui. Dopo un mese e mezzo ho alzato un peso in modo sbagliato, mi sono fatto male alla schiena e ho abbandonato. Ma il grosso delle scene senza maglietta era stato girato».
Com’è stato rivedersi?
«È successo all’anteprima dei primi due episodi, con 1.500 spettatori. È stato strano, mi hanno fatto effetto le scene di nudo, artistico, che ho fatto con Ferzan».
La più difficile?
«Forse quella, che ha fatto anche Accorsi, dell’orgia. Nudo totale di tutti e quattro noi attori, grande intensità. Mentre cerca i preservativi, lui trova il libro di poesia che gli ha regalato Antonia e caccia via gli altri. Una scena che Ferzan ha voluto più brutale, piena di urla, tensione... È stata faticosa, emotivamente e fisicamente».
Sebbene la serie vada su Star, il canale “adulto” di Disney+, pensa a qualche reazione a scene così da parte del pubblico?
«Lo spirito è: se vuoi vedere Le fate ignoranti sai cosa avrai di fronte.
Quentin Tarantino ha osservato: “Dicono che i miei film sono violenti, ma non è che vai a un concerto dei Metallica e chiedi di abbassare il volume».
Secondo Özpetek rispetto a vent’anni fa, quando uscì il film, oggi gli adulti sono più bigotti mentre i giovani sono più aperti.
«La connessione di oggi riflette un’apparente apertura che però contiene elemementi di disumanità, distacco, assuefazione. C’è una libertà di espressione che ha in sé aspetti negativi. Certi problemi ci sono ancora. La libertà gli omosessuali se la sono sempre presa.
Anni fa feci uno spettacolo teatrale su una squadra di calcio a cinque composta da giocatori omosessuali, una realtà napoletana. Vengono dalla periferia, sono cresciuti in ambienti ostili ma con coraggio hanno urlato al mondo chi erano. È quel che fanno Ferzan e le fate ignoranti: sono persone aperte, ti accolgono e ti mostrano le loro macerie, le stesse di tutti noi. Tra queste — perdita d’amore, difficoltà a confessarsi, fuga dal tuo paese — trovi cuscini e coltelli. Noi le mettiamo insieme sul terrazzo e andiamo avanti».
Özpetek è la fata ignorante?
«Tutti i messaggi meravigliosi che passano dai suoi film sono racchiusi nella sua persona. Lo incontri e trovi confidenza, schiettezza, trasparenza. Quando mia mamma, attrice straordinaria (Maria Basile, ndr ), ha saputo che giravo con Ferzan è impazzita, si è messa a piangere. Ho fatto sentire a lui i suoi messaggi vocali, ora sono amici, si sentono».
Titoli che certificano una carriera in ascesa. “Carosello Carosone”, “Capri Revolution”, “L’amica geniale”, “Qui rido io”. Prima è stata dura?
«Prima di Capri Revolution e L’amica geniale per tre anni e mezzo ho fatto provini per serie alla Don Matteo, sempre andati male, non ero e non mi sentivo adatto. Mi hanno preso là dove c’era un lavoro lungo, profondo, che richiedeva disponibilità totale, autori come Martone e Costanzo.
Con Carosone ho imparato a suonare, con L’amica geniale a Ballare, con Capri Revolution a fare il pastore. E mi pagano, anche».
L’immagine che le resta delle “Fate ignoranti”?
«La felicità di quella terrazza, con gli attori e la troupe. Abbiamo vissuto insieme, iniziato le riprese il 13 aprile, la serie esce oggi, domani è il mio compleanno... Mi pare di vedere i pianeti che si allineano».
Come festeggerà quest’anno speciale?
«Con pochi amici. Sono indaffarato, mi hanno preso per un film internazionale con attori di fama.
Non posso dire nulla. Ho mandato un selftape in inglese, sgranato, brutto, ma è piaciuto. Nelle prossime settimane ho le prove costume, l’addestramento per sparare, gli stunt d’azione. Nel poco tempo libero gioco a calcio, passione ereditata da mio padre: è un’altra vita, la spina che stacchi e non sai dove la metti. Ti tuffi nel campo e vivi nel rettangolo verde. Me lo porterò dietro per sempre».