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 2022  aprile 13 Mercoledì calendario

La versione di Luciano Canfora

Luciano Canfora, filologo classico e storico, ha sentito che Giorgia Meloni la vuole querelare, per questa frase, pronunciata l’altro ieri in un liceo barese: «Meloni, essendo neonazista nell’animo, si è subito schierata con i neonazisti ucraini».
«Ho sentito, ma non sono turbato, una persona che riflette e poi parla perché dovrebbe?»
Pensa davvero che Meloni sia neo-nazi?
«Ho detto che Meloni è neo-nazista nell’animo. Pensavo alla sua campagna, forte, per l’intervento di navi militari contro i barconi dei migranti. Il 20 febbraio 2020 il Papa attualmente regnante, Francesco, ebbe a dire che questa violenza razzistica contro i migranti gli faceva venire in mente il nazismo.
Quindi possiamo querelare anche il Papa, che è stato molto più duro di me, parlando di nazismo. Io di neo-nazismo, che è diverso».
Ma non sono i neo-nazisti oggi a sostenere Putin?
«Questa è una ritorsione polemica, per cui si ritorce sull’interlocutore un pensiero che non ha».
Lei che pensiero ha sulla guerra in Ucraina?
«Ci sono due potenze in lotta, la Nato e la Russia, rispetto alle quali mi sento completamente estraneo, essendo da sempre schierato a sinistra. È sciocco dire che sono putiniano. È un mio diritto cercare di andare in profondità, capire le cause remote. In quello stesso liceo è stato presentato un libro sulla “guerra fantasma” che dal 2015 è in atto nel Donbass, dove truppe irregolari o semi-regolari ucraine, come il famoso battaglione Azov, hanno seminato migliaia di morti tra i russofoni. È una delle cause».
Né con la Russia, né con la Nato, come gli attuali vertici dell’Anpi…
«È una posizione di buon senso».
Ma la sinistra non dovrebbe stare dalla parte degli oppressi?
«Come dicevo, la guerra è iniziata nel 2015, nel Donbass. Non c’è solo bianco e nero. Io dico quello che si legge in un’infinità di posti, per esempio negli interventi dell’ex generale Nato Fabio Mini. Ha ricordato quel fenomeno indiscutibile che è stata l’espansione ad Est della Nato: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Macedonia. Non male, vero? A fronte dell’impegno preso nel ‘90-91 di non espandersi».
Putin è un dittatore?
«Per ora è il presidente della Federazione russa, se vuole una definizione, ma lei mi sta chiedendo un giudizio etico».
Come giudizio etico allora, è un dittatore?
«Anche Garibaldi prese la dittatura a Napoli quando portò il Meridione all’unità d’Italia. Se vuole da me, una definizione vibrante di Putin, non l’avrà. È goffo il modo in cui ha voluto assicurare a sé stesso una continuità di potere, prima mettendoci una sorta di vicario, poi riprendendo la presidenza e stabilendo leggi che gli assicurino il governo non so fino a che secolo. Il presidente cinese Xi Jinping ha un’investitura vitalizia. Però viene chiamato presidente, non dittatore.
Forse viene trattato ora con più rispetto perché ci si augura di creare un dissidio tra Cina e Russia. Se è una colpa non usare termini scandalizzati, sono pronto a fare penitenza. Si rende conto del tono ridicolmente inquisitorio di questo tipo di indagini?».
Da parte di chi?
«Lei è portavoce di una opinio communis che pretende che uno imprechi contro il demonio. È lo stato d’animo collettivo che allarma».
Forse ci si scandalizza per quanto avvenuto a Bucha, a Mariupol.
L’orrore dei civili uccisi.
«E il bombardamento della Nato a Belgrado? Portiamo la Nato al tribunale internazionale?».
A proposito di bombardamenti.
Pensa anche lei come Carlo Freccero che all’ospedale di Mariupol sia stata fiction?
«Come si fa a parlare di fiction o non fiction quando non si è sul posto?
Escludo che Freccero possa documentarlo. Ogni tanto rileggo il libro di Marc Bloch, eroe della resistenza francese, “La guerra e le false notizie”. È inevitabile che ci siano».
Da parte di Putin o dell’Ucraina?
«Tutti danno una mano. Ma non mi scandalizzo. È il moralismo fazioso che porta a strepitare. Bisogna ragionare e cercare di non dire troppe sciocchezze».