ItaliaOggi, 12 aprile 2022
In Islanda aumenta la criminalità (ma dal 2000 si sono registrati solo quattro omicidi con armi da fuoco)
L’impeto dei suoi geyser ha sempre fatto da contraltare a una popolazione tranquilla e pacifica. Non a caso l’Islanda è sempre stata conosciuta come la nazione più pacifica del mondo: è in cima al Global Peace Index sin dalla sua inclusione nella classifica nel 2008. Ma qualche cosa sta cambiando nel piccolo Paese nordico: tra i suoi 375mila abitanti il clima, negli ultimi mesi, pare più burrascoso: sparatorie e accoltellamenti, come ha riportato l’Agenzia France Presse, hanno rotto la pacifica routine di Reykjavik e dintorni. Secondo la polizia il fenomeno è dovuto alla formazione di bande criminali che si stanno organizzando e così se dal 2000 sull’isola si sono registrati solo quattro omicidi con armi da fuoco, nell’ultimo anno si sono già verificate quattro sparatorie, di cui una mortale, tutte storie che sullo sfondo hanno il traffico di droga. L’omicidio di febbraio, un uomo freddato con nove colpi fuori dalla sua abitazione, in una zona residenziale della capitale, ha scosso profondamente il Paese, anche se la polizia ha spiegato che la vittima era legata alla criminalità organizzata.
Un’arma da fuoco per gli islandesi simboleggia lo sport o la caccia», ha detto all’Afp il sociologo Helgi Gunnlaugsson, «Nella mentalità collettiva è insolito usare un’arma per proteggersi o addirittura prendere di mira qualcuno». E in Islanda la polizia non si sposta armata mentre è normalmente in servizio, solo dal 2015 le volanti sono state dotate di pistole, custodite in apposite casseforti. Mentre ad essere equipaggiati sono solamente gli agenti di unità speciali. Ora il ministero dell’interno sta valutando se dotare le forze dell’ordine di un taser.
«Siamo abituati a dire che ci vogliono dai cinque ai dieci anni per vedere in Islanda ciò che vediamo altrove in Europa», ha spiegato Runólfur Thórhallsson, commissario dell’unità d’élite della polizia islandese, «Stiamo assistendo a una tendenza in cui le persone nel nostro mondo criminale sono meno riluttanti a usare le armi, più con i coltelli che con le armi da fuoco».
Ma qual è la causa scatenante di questa ondata violenta? Per la criminologa Margrét Valdimarsdóttir i gruppi criminali sono sempre più organizzati. «Hanno più collegamenti con i gruppi internazionali di quanti ne abbiamo visti prima, il che può essere una sfida per le nostre forze di polizia. È importante però notare che l’Islanda è ancora un Paese con un tasso di criminalità estremamente basso. Ma», ha concluso l’esperta, «almeno secondo la polizia, stiamo assistendo ad aggressioni più violente».