ItaliaOggi, 12 aprile 2022
Il ruolo centrale di Genova nella storia russa
All’epoca si chiamava Repubblica socialista federativa sovietica russa. Era il maggio del 1922. Sei mesi dopo la Rsfs avrebbe avuto un altro acronimo: quello di Urss, l’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche. Genova. Palazzo San Giorgio. Lì, un secolo fa, la Russia per la prima volta annunciò l’intenzione di sviluppare relazioni economiche e commerciali con tutti i paesi del mondo.
Quella che viene ricordata come la Conferenza di Genova, il primo incontro internazionale dalla fine della prima guerra mondiale, vide la partecipazione di 28 paesi europei, del Giappone e di cinque domini britannici. La diplomazia europea si era data appuntamento nel capoluogo ligure per discutere la regolamentazione dei rapporti politici ed economici col blocco socialista della Russia sovietica. Delle quattro commissioni di esperti che erano state costituite, la prima era proprio dedicata alla questione russa.
Il capo della delegazione sovietica, Georgij Cicerin, definì come «un affare» la cooperazione economica tra la Russia e i paesi della Triplice intesa. E annunciò il principio della convivenza pacifica di Stati con diverso ordinamento sociale. Il 2 maggio 1922 i delegati alla Conferenza di Genova delle potenze alleate (Francia, Giappone, Gran Bretagna e Italia) e quelli della Polonia, della Romania e della Svizzera inviarono al capo della delegazione russa una bozza di accordo che conteneva una clausola ben precisa. La numero 7.
«Allo scopo di incoraggiare la ripresa dell’attività del commercio straniero in Russia e di mettere i paesi stranieri in grado di dare alla Russia l’aiuto indicato precedentemente nella introduzione, e per conseguenza di facilitare la ricostruzione di questo paese, il governo soviettista russo accetta le disposizioni seguenti concernenti la proprietà privata», si legge nel documento.
«Senza pregiudicare la libertà riconosciutagli dalla deliberazione di Cannes, per cui esso ha il diritto di organizzare il regime di proprietà, l’economia e il governo all’interno del paese e di scegliere esso stesso il sistema che preferisce, il governo soviettista russo riconosce, in conformità della suddetta deliberazione, il suo obbligo di restituire, di restaurare, o di indennizzare tutti gli interessi stranieri per le perdite o i danni derivanti dalla confisca o dal sequestro delle loro proprietà».
La proposta di Cicerin non fu accolta perché ritenuta propagandistica. «A Genova l’intransigente posizione franco-belga relativa ai debiti russi ebbe il sopravvento sulla linea di compromesso sostenuta dalla Gran Bretagna», ha scritto Nina Bystrova, dell’Accademia delle scienze di Russia. «Il 20 maggio 1922 la conferenza si chiuse senza aver raggiunto gli obiettivi prefissati».