Corriere della Sera, 12 aprile 2022
Domande e risposte sulla variante XE
1 Che cosa è la variante XE?
XE è una combinazione di varianti già altamente trasmissibili: BA.1 e BA.2 di Omicron ed è stata rilevata per la prima volta il 19 gennaio nel Regno Unito. Presenta tre mutazioni che non sono presenti né in BA.1 né in BA.2. La sua proteina Spike deriva da BA.2, che in Italia il 22 marzo scorso aveva raggiunto una prevalenza del 44%. Secondo alcuni scienziati chi si è contagiato con BA.2 dovrebbe conservare una certa protezione contro XE.
2 Quanto è diffusa XE?
Nel Regno Unito sono stati identificati oltre un migliaio di casi XE, rilevata anche negli Stati Uniti, India, Thailandia, Giappone e altri Paesi. Secondo l’ultimo report inglese XE sarebbe più frequente nelle donne in ogni fascia di età. Durante la pandemia sono stati identificati numerosi ricombinanti di Covid e la maggior parte muore in tempi relativamente brevi, come succede con altre varianti.
3 È davvero più trasmissibile?
Secondo le stime attuali che arrivano dal Regno Unito XE ha un vantaggio di trasmissione che va dal 12,6% al 20,9% rispetto a Omicron 2 e questo la renderebbe la sottovariante di Omicron più trasmissibile finora emersa. I dati sono tuttavia ancora preliminari e non consolidati, per questo manca uniformità. Ad oggi infatti ci sono ancora pochi casi di XE, nonostante sia comparsa due mesi e mezzo fa. Per fare un paragone Omicron è stata identificata per la prima volta a novembre e in quattro settimane è arrivata in tutto il mondo.
4 È una variante che preoccupa?
L’Oms non ha assegnato a XE una lettera greca: per il momento appartiene a Omicron, almeno fino a quando non verranno identificate e confermate differenze significative nella trasmissione e nelle caratteristiche della malattia, inclusa la gravità. Non è classificata come una Voc (Variante di preoccupazione)
5 Che sintomi provoca?
Non ci sono dati statisticamente rilevanti sulla sua gravità o sulla capacità di eludere l’immunità acquisita da vaccino o da precedente infezione. Al momento non sembrano esserci differenze con la malattia da Omicron. Finora non si registrano segnalazioni di sintomi differenti che includono affaticamento, letargia, febbre, mal di testa, dolore muscolare e osseo.
6 Le attuali terapie funzionano contro XE?
BA.1 e BA.2 possono sfuggire ad alcune delle terapie con anticorpi monoclonali quindi è improbabile che questi farmaci funzionino altrettanto bene contro XE, ad eccezione del trattamento di AstraZeneca Evusheld, monoclonale destinato solo ai più fragili. Altre terapie, in particolare gli antivirali Paxlovid e Molnupiravir, dovrebbero continuare a funzionare anche contro il ceppo XE e comunque non ci sono evidenze al momento che siano inefficaci.
7 I vaccini continueranno a funzionare?
I vaccini funzionano per proteggere dalla malattia sintomatica grave per BA.1 e BA.2 e ci sono tutte le premesse per cui possano funzionare anche con XE. È probabile che i ricombinanti che contengono la Spike e le proteine strutturali di un singolo virus, come appunto XE, non agiscano in modo diverso dai due genitori (BA.1 e BA.2). Tuttavia è noto che al di là di XE, l’efficacia vaccinale, nei confronti della malattia grave in particolare nelle persone fragili, cala nel tempo anche dopo il booster.
8 Esistono altre varianti ricombinanti?
XE non è l’unica: ci sono XA, XB ecc, fino a XS. Alcune di queste varianti sono state sequenziate già a metà del 2020. Qualcuna è stata vista poche volte, altre contano centinaia di sequenziamenti. Finora esistono due tipi principali di ricombinanti: miscele di Delta e Omicron (chiamate un po’ impropriamente Deltacorn) e miscele di sottovarianti Omicron. In particolare XD e XF sono formate da materiale genetico di Delta mescolato a BA.1 Omicron. XD è stata rilevata per la prima volta in Francia e poi in Germania, in Danimarca e nei Paesi Bassi. Contiene una miscela della proteina spike BA.1 e il resto del genoma di Delta. Inizialmente c’à stata qualche preoccupazione sul fatto che potesse aver ereditato la maggiore capacità di BA.1 di eludere le nostre difese immunitarie e contemporaneamente l’elevata virulenza di Delta. Per fortuna a oggi XD non sembra comunque diffondersi rapidamente.