il Fatto Quotidiano, 12 aprile 2022
Versi di guerra da Apollinaire a Ungaretti
Leggendo i versi dedicati alla guerra della Russia contro l’Ucraina, firmati da poeti italiani stravaccati sul divano a seguire le immagini televisive accompagnate da musiche stranianti, mi sono ricordato della scelta di Byron di andare a morire per la Grecia, delle poesie di Ungaretti su una trincea vissuta in prima persona, dell’“igiene del mondo” di Marinetti, dell’avventura fiumana di D’Annunzio, delle tante raccolte sulla Resistenza dei nostri poeti partigiani come Velso Mucci.
I poeti italiani di oggi sono spettatori della società dello spettacolo, preannunciata da Debord, compreso lo spettacolo della guerra. Sono ovviamente pacifisti, dentro a una bolla mediatica che li esime da qualsiasi analisi personale. C’è stato chi, però, ha raccontato in versi il fronte della Prima guerra mondiale, non dimenticando di essere poeta e uomo innamorato: Guillaume Apollinaire. Andò a combattere per la Francia, la sua nazione prediletta, lui nato a Roma da una madre di origine polacca. La sua guerra, che raccontò come stando a teatro, sul suo cavallo, si intrecciò con i suoi amori in corso, soprattutto quello con la nobildonna cocainomane che chiamò Lou. Si allontanò dal fronte per trascorrere una settimana di puro eros, rinserrato, notte e giorno, in un albergo di Nimes con la sua amata, che prestava i servigi di infermiera negli ospedali delle retrovie.
Ne Le lettere a Lou, che uscirono postume, le scrive: “La mia lingua in tutte le pieghe del tuo corpo”. La vicinanza della morte accende il desiderio di entrambi: “È per la nostra felicità che mi preparo a morire: volano i proiettili come stelle filanti… i cannoni membri genitali ingravidano l’amorosa terra… uguale all’amore è la guerra… O Rosa sempre fresca oh rosa sempre pronta, io ti offro gli orribili profumi dei combattimenti”. E aggiunge disperato: “Ti inculerò fino alla radice del mio pene e ti farò gridare di dolore”.
Quella guerra fu un delirio erotico per entrambi. Analizzavano le loro feroci masturbazioni, accennando ai loro tradimenti. Ne Le nove porte il poeta descrive dettagliatamente le sue penetrazioni. Dal corpo di Lou era rinata la poesia e l’aveva sopraffatto chi si scandalizzò dei segreti dei soldati in guerra ignorando tutto. Il poeta soldato non ha forse un corpo? E a contatto con la morte gli è proibito l’amore? Poi Apollinaire fu ferito alla testa e tornò a Parigi, dove fece in tempo a sposare Jacqueline Kolb, che bloccò quelle lettere erotiche per diversi anni ritenendole troppo scandalose. Chi sa se tra i volontari ucraini vive un poeta come Apollinaire.